Alla ricerca dell’Australopithecus Siculus
Pagina di riferimento: Echi: Riflessioni dal passato, risonanze nel presente
Abstract
Questo articolo, parte della collana “Echi: Riflessioni dal passato, risonanze nel presente”, affronta un interrogativo complesso e affascinante: quando arrivò il primo ominide in Sicilia?. Partendo dal titolo dell’articolo del 1997 di Sabatino Moscati “Australopithecus Siculus: mito o realtà?”, esploro le evidenze e le ipotesi sulla possibile presenza di ominidi nell’isola in epoche molto remote.
Come spesso accade, dietro ogni mito si cela un nucleo di verità, e attraverso un’analisi delle teorie esistenti e dei ritrovamenti archeologici, cerco di delineare un possibile quadro sull’antropizzazione della Sicilia. Per arricchire la trattazione, ho incluso una mappa interattiva dei siti archeologici del Paleolitico inferiore, estratta dalla Carta Archeologica Multimediale di Sicilia (CAMS).
Il Genere Australopitecus
Secondo stime cronologiche la separazione tra l’antenato dell’uomo e quello dello scimpanzé avrebbe avuto luogo tra i dieci e i 4,5 milioni di anni fa. Tracce dei primi ominidi si hanno in Etiopia, resti di un Australopiteco (Australopithecus ramidus) sono stati trovati nel 1994 ad Aramis nella Valle dell’Awash in Etiopia e sono stati datati 4,4 milioni di anni. In precedenza, il più celebre esemplare di australopiteco era lo scheletro noto come “Lucy”, scoperto nel 1974 ad Hadar (Etiopia) e datato a circa 3,2 milioni di anni fa.[1].
Gli Australopitechi, in particolare quelli vissuti tra i due e i tre milioni di anni fa, camminavano in modo eretto ed erano in grado di scheggiare le pietre, questo è confermato dal ritrovamento di utensili litici datati tra i 2,6 e i 2,4 milioni di anni in certi siti etiopici di Kada Gona e Kada Hadar vicini alla Vallata dell’Awash[2]. Le indicazioni che vengono da questi ritrovamenti minano il principio che fosse l’Homo habilis il primo ominide a sapere usare le mani, infatti, quest’ultimo fece la sua comparsa circa 2 (o forse 2,5) milioni di anni fa coesistendo per un certo periodo con gli Australopitechi.
Il Genere Homo
Sempre un paio di milioni di anni fa (anno più anno meno), fece la comparsa un altro ominide, l’Homo erectus o Homo ergaster questi perfeziona l’arte dello scheggiare le pietre, infatti compaiono i primi “bifacciali” (1,2 milioni di anni fa) e scopre l’uso del fuoco, o sarebbe meglio dire, impara a tenerlo sotto controllo (800.00 anni fa ma forse anche prima, 1,5 milioni di anni fa come dimostrerebbero alcuni resti trovati a Koobi Fora, presso il lago Turkana (Kenya)[3]
Tracce dell’Homo Erectus si hanno non solo in Africa ma anche in Europa, nel Vicino Oriente e in Asia. Il sito archeologico di Chilhac, nel Massiccio Centrale francese, ha restituito ciottoli lavorati, attribuibili a un’attività umana di circa 1,5 milioni di anni fa.[4]
Fino a qualche anno era opinione comune affermare che la comparsa dell’Homo Sapiens fosse avvenuta circa 200.000 anni fa, ciò in base al ritrovamento di un sapiens ritrovato a Omo Kibish, in Etiopia, ma la scoperta del 2017, riportata sulla rivista online www.nature.com[5], di resti di un Homo Sapiens nel sito archeologico di Jebel irhoud (Marocco), cui sono stati attribuiti 300-350.000 anni di età, non solo sposterebbe indietro nel tempo la presenza dell’Homo Sapiens ma individuerebbe l’Africa del Nord come probabile culla dell’Umanità al posto dell’antica tesi che la voleva in Africa orientale[6].
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Un altro ominide, affine all’Homo Sapiens vissuto tra i 200.000 e i 40.000 anni fa è l’Homo neanderthalensis il cui nome deriva dalla valle di Neandertal presso Düsseldorf in Germania, dove vennero ritrovati i primi resti fossili.
Le interazioni tra Homo sapiens e Homo neanderthalensis rappresentano un elemento importante della nostra storia evolutiva. Studi genetici hanno rivelato che queste due specie umane non solo coesistettero in diverse regioni, ma si incrociarono, lasciando un’impronta genetica nei moderni esseri umani[7].
Studi recenti rivelano inoltre che i Neanderthal erano capaci di produrre e sentire un linguaggio simile a quello umano[8].
Circa 34-40.000 anni fa, con la scomparsa dell’uomo di Neanderthal, l’Homo sapiens divenne l’unica specie umana superstite, da cui discendiamo tutti.
Se quindi è vero che i primi ominidi possono essere fatti risalire ad un periodo che va dai 10 ai 4,5 milioni di anni fa, è possibile ipotizzare che i primi flussi migratori iniziarono presto, compatibilmente con il clima e l’ambiente circostante che, come sappiamo, è variato molto negli ultimi milioni di anni. Ad esempio, esistono teorie che indicano un prosciugamento, quasi totale del mediterraneo avvenuto circa sei milioni di anni fa ( Crisi di Salinità Messiniana – 5,96 – 5,33 milioni di anni fa -)[9].
I Primi Ominidi in Sicilia
La maggior parte degli studiosi concorda nel ritenere che il genere umano sia arrivato in Sicilia seguendo la traiettoria Africa → Eurasia → Sicilia. Tuttavia, considerando la presenza di ominidi in Africa già tra 5 e 6 milioni di anni fa e tenendo conto che il Mar Mediterraneo ha subito, in diverse epoche, significativi abbassamenti del livello del mare, non sarebbe del tutto azzardato (sebbene non scientificamente provato) ipotizzare che un gruppo di antichi ominidi africani abbia potuto raggiungere direttamente le nostre terre. Se non attraverso un collegamento diretto, è plausibile che abbiano seguito un percorso alternativo, passando dal Marocco alla Spagna e poi spostandosi verso la Sicilia (Africa → Europa → Sicilia). In quel periodo, l’assenza o la riduzione del Mediterraneo avrebbe reso il passaggio più agevole, permettendo loro di attraversare il bacino camminando. Al loro arrivo, non trovarono nessuno a richiedere loro un “permesso di soggiorno”, poiché il genere umano stesso aveva origine proprio dall’Africa settentrionale.
Tracce di quei primi abitatori potrebbero essere state trovate negli anni Sessanta del XXI secolo, da Gerlando Bianchini nei pressi di Agrigento, che trovò resti umani databili, secondo Sabatino Moscati, tra i 5 e i 3 milioni di anni fa[10]. Le scoperte di Bianchini che riteneva di aver trovato “l’Australopithecus siculus” sono state accolte con scetticismo dalla comunità scientifica. Laddove venisse accettata definitivamente l’attendibilità di questi ritrovamenti, la scoperta potrebbe essere vista come un ulteriore elemento a favore dell’idea che il genere umano, anche se nella forma dei primi ominidi, non seguì la traiettoria Africa -> Eurasia -> Sicilia ma si sarebbe irradiato dall’Africa direttamente in Europa e poi in Sicilia, se non addirittura (sarebbe clamoroso) direttamente in Sicilia. La teoria in realtà non è poi così nuova, molti scrittori del passato, tra cui il ragusano Raffaele Solarino[11], avevano accettato l’idea che il primo ominide siciliano provenisse direttamente dall’Africa.
Anche recentemente alcuni autori hanno ipotizzato l’esistenza di ponti di terre emerse o comunque di arcipelaghi di isole situate a breve distanza, che avrebbero potuto consentire, in diverse fasi del Pleistocene inferiore (2,58 milioni – 900.000 anni fa) e medio (900.000 – 455.000 anni fa), un collegamento sia pure indiretto, tra coste dell’Africa settentrionale e continente europeo attraverso lo Stretto di Gibilterra o il Canale di Sicilia, e permesso pertanto il passaggio di faune e ominidi tra i due continenti[12]
In conclusione: quando arrivò il primo ominide in Sicilia?
Alla fine, rimane comunque una domanda aperta, ma il primo ominide in Sicilia, quando arrivo?
Determinare con precisione la data di arrivo del primo ominide in Sicilia è una sfida complessa. Sulla base delle evidenze archeologiche attuali, le tracce più antiche di presenza umana sull’isola risalirebbero a circa un milione di anni fa. Tuttavia, se un giorno venisse confermata l’attendibilità dei ritrovamenti di Bianchini, potremmo retrodatare l’arrivo degli ominidi in Sicilia ad almeno due milioni di anni fa, aprendo nuove prospettive sulle prime migrazioni umane nel Mediterraneo.
Se escludiamo per il momento, i reperti trovati da Bianchini che riteneva di aver trovato “l’Australopithecus siculus” nell’agrigentino, rimangono comunque un numero notevole di siti in cui sono state trovate tracce risalente al Paleolitico inferiore; appartengono infatti a questo periodo i manufatti ritrovati a Capo Rossello presso Realmonte (ciottoli scheggiati a una estremità su una faccia o su due facce) e quelli trovati in un riparo sotto roccia nella Valle dei Platani presso Cammarata. Altre tracce della presenza umana nel paleolitico inferiore, sono state trovate in provincia di Catania lungo i fiumi Dittaino e Simeto e a Noto Antica.
I siti del paleolitico inferiore in Sicilia
Un elenco, sicuramente non esaustivo di siti riferibili al paleolitico inferiore estratto dalla Carta Archeologica Multimediale di Sicilia (CAMS), a cui si rimando per maggiori informazioni di dettaglio è il seguente:
Provincia di Agrigento
- Capo Bianco – Eraclea Minoa (Cattolica Eraclea)
- Torre di Monterosso (Realmonte)
- Rocca del Vruaro (San Giovanni Gemini)
- Casa Biondi (Realmonte )
- Capo Rossello (Realmonte)
- Punta Bianca (Agrigento)
- Punta Grande (Realmonte)
- Monte Grande (Palma di Montechiaro)
- Contrada Chianetta (Agrigento)
- Contrada MandrascDava (Agrigento)
- Contrada Pergole (Realmonte)
- Contrada Bertolino di Mare (Menfi)
- Contrada Cavarretto (Menfi)
Provincia di Catania
- Fontanazza e Piccone (Adrano)
- La Montagna (Ramacca)
- Castellaccio (Paternò)
- Monte Turcisi (Castel di Judica)
- Perriere Sottano (Ramacca)
- Poggio del Monaco (Paternò)
- Stimpato 7 (Ramacca)
- Stimpato 8 (Masseria Castellito) (Ramacca)
- Stimpato 9 (Ramacca)
Provincia di Enna
- Muglia Bassa (Centuripe)
- Muglia Nord (Centuripe)
Provincia di Messina
- Grotta di San Teodoro (Acquedolci)
Provincia di Palermo
- Contrada Giancaniglia (Termini Imerese)
- Necropoli rupestre del Castellaccio (Termini Imerese)
- Castellaccio (Termini Imerese)
- Diga Leone (Castronovo di Sicilia)
Provincia di Siracusa
- Noto Antica (Noto)
- Piano Torre (Augusta)
- Piano Meta (Lentini)
- San Basilio (Lentini)
- San Giorgio (Lentini)
Provincia di Trapani
- Contrada Fiume Grande (Salemi)
- Carnemolla (Salemi)
- Canetici (Salemi)
- Bovara (Bovarella) (Salemi)
- Guarrato (Trapani)
- Baglio Granatello ovest (Trapani)
- Marausa (Trapani)
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Johanson, D., & Taieb, M: Plio-Pleistocene hominid discoveries in Hadar, Ethiopia. Nature, 260 (1976) pag. 24 ↑
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Storia dell’Umanità dell’Unesco: Volume I. Preistoria e Albori della Civiltà pag. 13. Gedea Edizione De Agostini 2002 ↑
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Harris, J., & Isaac, G.: Koobi Fora Research Project. Clarendon Press (1976) p.204 ↑
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Yves Coppens e Denis Geraads: Andropogenesi – quadro generale. In Storia dell’Umanità Vol. I. Unesco – Istituto Grafico De Agostini ↑
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http://www.repubblica.it/scienze/2017/06/07/news/i_primi_antenati_dell_homo_sapiens-167513501/ ↑
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https://www.ansa.it/canale_scienza/notizie/ragazzi/news/2023/10/19/il-dna-racconta-la-convivenza-tra-neanderthal-e-sapiens_594690c9-01b5-4ce9-9620-cbda83869bb8.html / https://cordis.europa.eu/article/id/449952-discovering-the-large-overlap-between-neanderthals-and-early-homo-sapiens/it / https://cadenaser.com/nacional/2024/12/16/gran-hallazgo-en-el-genoma-humano-revela-el-momento-el-que-se-cruzaron-el-homo-sapiens-y-los-neandertales-cadena-ser/ ↑
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https://cordis.europa.eu/article/id/429354-trending-science-neanderthals-could-hear-and-communicate-like-humans-say-scientists/it ↑
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https://www.unina.it/-/1329819-quando-il-mediterraneo-era-un-deserto ↑
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Sabatino Moscati: Australopithecus Siculus: mito o realtà?. Rivista Archeo, luglio 1997, p. 37. ↑
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Raffaele Solarino: La Contea di Modica Vol. 1. Pag. 45 ↑
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Marcello Piperno: Il Popolamenti della Sicilia. Paleolitico Inferiore. In Prima Sicilia pag. 84. ↑
Dall’Archivio Multimediale Archeologico di Sicilia: Paleolitico Inferiore
Articoli di “Echi”