L’Homo Religiosus: alle origini del sentimento religioso 

Pagina di riferimento: Echi: Riflessioni dal passato, risonanze nel presente

Premessa

Con questo primo articolo, desidero inaugurare quella che spero sarà una lunga collana di articoli, che ho chiamato “Echi”.

Ogni parola scritta è un’eco che attraversa il tempo, trasformandosi con chi l’ha generata. I pensieri, le ricerche e le intuizioni raccolte nei miei libri nel corso degli anni trovano ora nuova vita in questa serie di articoli, frutto non solo di aggiornamenti e approfondimenti, ma anche di una maturazione interiore che il tempo ha reso possibile.

“Echi” nasce dalla volontà di rileggere il mio stesso lavoro con occhi diversi, arricchendo quanto scritto in passato con nuove prospettive, riflessioni più mature e un dialogo aperto con il presente. Non è solo un recupero di pagine già scritte, ma un processo di reinterpretazione, in cui ogni concetto viene riconsiderato alla luce dell’esperienza e della crescita personale e professionale.

Premessa al primo articolo

Al di là delle differenze intellettive ed espressive che distinguono l’uomo del Paleolitico da quello dei nostri giorni, e al di là delle diverse filosofie che caratterizzano le varie religioni, la religione, in senso generale, può essere vista come “il tentativo di raggiungere l’infinito”.

Un antico filosofo indiano disse più o meno queste parole:

“.. Le religioni sono come i fiumi, le vie sono tante ma la destinazione è unica, il mare …”

Tutte le religioni hanno, quindi, un unico fine che è quello di avvicinarsi a Dio, inteso non come Cristo, Maometto o Buddha, ma come:

Assoluto, Infinito, Verità cosmica

***

Alle origini del sentimento religioso

L’umanità ha sempre cercato di dare un senso alla vita, alla morte e agli eventi naturali che la circondano. Probabilmente è nel Paleolitico che l’Homo erectus inizia a sviluppare forme di pensiero simbolico e credenze che potrebbero essere interpretate come le prime manifestazioni religiose. Questo stadio evolutivo segna la transizione verso l’Homo Religiosus, un essere umano capace di elaborare concetti trascendenti, di sviluppare rituali e di proiettare significati simbolici nel mondo che lo circonda.

Sebbene i sentimenti religiosi non lascino tracce fossili dirette, l’archeologia ci fornisce indizi preziosi attraverso lo studio dell’arte rupestre, delle sepolture rituali e degli oggetti di culto.

Le testimonianze archeologiche mostrano che la nascita della vita religiosa è strettamente legata alla consapevolezza della morte e alla necessità di esorcizzare l’ignoto attraverso il rituale[1].

Un esempio siciliano di grafffiti con tracce di rituali è presente nella Grotta dell’Addaura II (o Grotta delle Incisioni) che si trova nella parte nord-orientale di Monte Pellegrino a sud-ovest della spiaggia di Mondello[2]. Alcuni degli oggetti trovati in questa grotta, così come quelli prelevati dalla grotta dei Genovesi, si trovano attualmente al museo regionale di Palermo. La datazione delle opere parietali dell’Addaura è fatta risalire a circa 12.000 anni fa[3]

Immagine che contiene edificio, materiale da costruzione, pietra
Descrizione generata automaticamente Le incisioni dell’Addaura replicate al Museo archeologico regionale Antonio Salinas[4]

I graffiti dell’Addaura rappresentano una scena, in cui un gruppo di figure umane che sembrano dei danzatori, circondano due uomini, con la schiena inarcata all’indietro e con i genitali in erezione (itifallia). La scena, inoltre, oltre alle figure umane, presenta delle figure di animali, due bovidi.

La scena, per la sua complessità e particolarità dei disegni, ha dato spunto, negli anni a diverse interpretazioni, molte approfondite e messe in correlazioni tra di loro da interessanti studi tra cui quelli di Antonino Filippi[5] e G. Bolzoni[6]. Tra le diverse interpretazioni spiccano quella legata ai riti della fecondità Bovio Marconi[7], del sacrificio rituale (incaprettamento) di Carlo Alberto Blanc[8], quella del rituale religioso di Sebastiano Tusa[9]

Immagine che contiene schizzo, disegno, Line art, disegno al tratto
Il contenuto generato dall'IA potrebbe non essere corretto.
Scena dei danzatori. Lucido di G. Mannino (Fig. 1 Grotta Addaura)[10]

Le prime testimonianze archeologiche

Uno degli indicatori più evidenti della nascita di un sentimento religioso è il trattamento riservato ai defunti. La cura della sepoltura implica infatti una riflessione sul significato della morte e la possibilità di un’esistenza oltre di essa. Tra i primi esempi di riti funebri troviamo il sito di Qafzeh (Israele), dove è stata rinvenuta una sepoltura risalente a circa 100.000 anni fa. Il defunto, probabilmente un esemplare di Homo sapiens, era stato deposto con le mani aperte rivolte verso l’alto, sulle quali erano state adagiate offerte funerarie, una pratica che suggerisce l’esistenza di una qualche forma di credenza post-mortem[11]

Nel Paleolitico superiore, le sepolture si fanno più elaborate e ricche di elementi simbolici. I corpi venivano deposti in fosse poco profonde o all’interno di “ciste litiche” (strutture a forma di scatola fatte di pietre), spesso in posizione fetale, un dettaglio che potrebbe indicare la credenza in un ciclo di rinascita o un ritorno simbolico alla madre terra[12].

Le sepolture preistoriche in Italia

Anche in Italia esistono importanti testimonianze di riti funerari preistorici. Alla Grotta dei Fanciulli nei Balzi Rossi (Liguria) sono stati ritrovati gli scheletri di una donna anziana e di un fanciullo, entrambi deposti in posizione rannicchiata. Il capo del giovane era ornato con un copricapo di conchiglie, mentre la donna aveva una piccola pietra piatta sul capo e due braccialetti di conchiglie ai polsi. Tracce di ocra rossa erano state sparse su entrambi i corpi, una pratica che richiama riti simbolici diffusi in molte culture preistoriche[13]

In Sicilia, la Grotta di San Teodoro (San Fratello, Messina) ha restituito quattro sepolture coperte di ocra rossa, un ulteriore segnale dell’importanza attribuita a riti funebri e credenze spirituali[14]

Dai riti funerari alla religione organizzata

Questi esempi suggeriscono che l’Homo Religiosus era già presente nel paleolitico, aveva preso coscienza della morte e tentava di superarla, credendo che qualcosa di sé (l’anima o qualcosa di simile), restasse anche dopo il decesso.

Si può parlare di manifestazioni religiose organizzate solo dopo l’affermarsi delle prime forme di aggregazione sociale, favorite dalle prime battute di caccia collettiva e dalla scoperta dell’agricoltura, che portò a forme di insediamento più o meno stabili ed alla nascita dei primi villaggi. Potremmo supporre che, almeno nella sua forma primitiva, il pensiero religioso sia nato nel momento in cui l’uomo cominciò a percepire sé stesso come essere limitato e a volte impotente verso la realtà esterna e cominciò ad intervenire su di essa. Le prime manifestazioni religiose consistevano, probabilmente, in rituali magici che avevano come obiettivo, quello di effettuare una sorta di manipolazione o, comunque, di interagire con una realtà che si presentava, a volte, ostile. Rituali magici venivano praticati per favorire la caccia, per scongiurare la siccità o per combattere i demoni delle malattie.

maniindonesiapitturerupestri-2 Caverne preistoriche dell’Isola di Maros, Indonesia (40 mila anni fa)[15]

chauvetGrotta di Chauvet – Francia – 30.340 e i 32.410 anni fa[16]

Immagine che contiene statua, arte, Artefatto, interno
Il contenuto generato dall'IA potrebbe non essere corretto.Venere di Willendorf (Bassa Austria) (24.000 – 26.000 a.C.) [17]

  1. Mircea Eliade: Il sacro e il profano. Milano (1957) p.50.

  2. Ignazio Caloggero: Sicilia Svelata – Prima dei Greci 2022 – p. 40

  3. Alda Vigliardi: L’arte rupestre e mobiliare dal paleolitico all’eneolitico. In Prima Sicilia pag. 130.

  4. Fonte: Wikipedia – Di Bjs – Opera propria, CC 1.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=675290

  5. I danzatori dell’Addaura. Le radici preistoriche della religiosità in Sicilia – Di Filippi Antonino – Il Sole Editrice – Erice 2015

  6. Nuove incisioni della Grotta Addaura del Monte Pellegrino (Palermo) – G. Bolzoni in atti Società Toscana Scienze Naturali Serie A, 92 (1985) pag. 321-329

  7. Bovio Marconi: Sui Graffiti dell’Addaura. Riv. di Antrop., 40, 55-64 (1951-52) / Bovio Marconi: Incisioni rupestri all’Addaura. BuI/. Paletnol. /tal., N.S., Ann. VIII, S, 5-22. (1953)

  8. Carlo Alberto Blanc: Il sacrificio umano dell’Addaura e la messa a morte rituale mediante strangolamento nell’etnologia e nella paletnologia. Quaternaria, 2, 213-225 (1955)

  9. Sebastiano Tusa: L’arte preistorica in Sicilia, in “Bollettino del Centro di Studi Preistorici”, XXXIV-2003, Capo di Ponte (BS), pp. 33-88 (2004)

  10. Mannino G. 2012, I graffiti parietali preistorici della Grotta dell’Addaura: la scoperta e nuove acquisizioni, in Atti della XLI Riunione Scientifica dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Firenze, pag 418

  11. Bernard Vandermeersh: Le più antiche sepolture. In “La religiosità nella Preistoria” (1997). p.50

  12. Jacques Hergoun : Il mediterraneo occidentale (1986). p.23.

  13. Guidi e Piperno: Italia Preistorica (1992). Pag. 206

  14. Leroi-Gourhan, Andrè . Il gesto e la parola. (1965) p. 210 .

  15. Rivista “nature”: https://www.nature.com/articles/nature13422

  16. Dati riportati su Internet al seguente indirizzo: http://www.culture.gouv.fr/culture/arcnat/chauvet/en/

  17. Di Don Hitchcock – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=16414348

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