Ciclopi 

di Ignazio Caloggero

Pagina di riferimento: Repertorio dei Culti e dei Miti

La mitologia greca distingue tre tipologie di Ciclopi, tutti giganti:

  • Ciclopi Uranidi: Bronte, Sterope e Arge figli di Urano e di Gea 
  • Ciclopi Gasterochiri: abili costruttori di mura
  • Ciclopi Pastori: popolo di giganti dedicato alla pastorizia

Ciclopi Uranidi

I Ciclopi uranidi: Bronte (il tuono), Sterope (il fulmine) e Arge (lo splendore), così come i Titani e gli Ecantochiri, sono figli di Urano e Gea. Nella Teogonia di Esiodo li troviamo alleati degli dei dell’Olimpo nella guerra che vede Titani contro gli dei (Gigantomachia).

I Ciclopi uranidi erano giganti con un solo occhio in fronte e abili fabbri, furono imprigionati nel Tartaro da Urano, liberati e di nuovo imprigionati da Cronos, infine liberati da Zeus che li volle alleati nella lotta contro i Titani (Titanomachia). I Ciclopi, per ringraziare Zeus per la liberazione regalarono il fulmine a Zeus, a Ade l’elmo della invisibilità e a Poseidone il tridente. Con queste armi gli dei olimpici ebbero facile vittoria contro i Titani che furono rigettati nel Tartaro. 

I Ciclopi uranidi furono uccisi da Apollo che volle vendicarsi di Zeus che aveva ucciso Asclepio con un fulmine.

Ciclopi Gasterochiri

I Ciclopi Gasterochiri (coloro che hanno le braccia al ventre) chiamati anche Ciclopi costruttori, originari della Licia, erano considerati gli artefici dei principali monumenti preistorici della Grecia ma anche della Sicilia. Le mura da loro costruita avevano la caratteristica di essere costituiti da blocchi enormi il cui peso e dimensione sfidavano le forze umane, queste mura venivano chiamate appunto “ciclopiche”.  Nei secoli si assiste ad una trasformazione di queste figure da parte dei mitografi, per cui diventarono abili fabbri al servizio di Efesto il dio fabbro che utilizzava i vulcani come officine (Callimaco di Cirene. Inno ad Artemide).

I Ciclopi, al servizio di Efesto, svolgevano il loro servizio in una fucina sotterranea sotto l’Etna.  Erano molto rumorosi e i rumori e i tremori che i siciliani sentivano provenienti dall’Etna non era altro che il loro fiato ed i colpi inferti dalle loro incudini. Mentre il rossore visibile di sera non era altro che il fuoco della loro fucina. 

Il fatto che venissero considerati con un solo occhio era forse legato al fatto che i fabbri usavano bendarsi un occhio per proteggersi dalle scintille o forse da un tatuaggio fatto da centri concentrici in onore del sole.

Una versione del mito vorrebbe che i ciclopi, abili fabbri, non fossero i gasterochiri ma i ciclopi uranidi.

“All’interno d’un ampio antro manipolavano il ferro i Ciclopi Bronte, Stèrope e, nudo le membra, Piràcmon” (Virgilio, Eneide).

Alessandro Gherardini: Vulcano e i Ciclopi nella fucina – Pittura del XVIII sec.[1]ì

Ciclopi Pastori

I Ciclopi sono ricordati dallo storico Tucidide (lib VI.2) indicandoli, assieme ai Lestrigoni come popolo predecessore dei Sicani. Secondo Omero (Odissea, libro IX, i Ciclopi erano un popolo di giganti antropofagi, forti e dediti alla pastorizia. Ciò che caratterizzava questo popolo, oltre alla grande statura, era il fatto che possedevano un unico occhio in mezzo alla fronte.

Tra i sostenitori dell’esistenza di un popolo con le caratteristiche attribuite ai ciclopi, c’è chi afferma che all’origine della credenza che i ciclopi avessero un unico occhio, fosse l’abitudine del popolo dei ciclopi di cacciare le prede tenendo un occhio chiuso per facilitare la mira durante il lancio delle lance.

Un’ipotesi recente vuole che i crani ritrovati nel passato in molte grotte dell’altopiano ibleo e attribuiti ai Ciclopi siano invece quelli della femmina di un elefante nano, “Elephas falconeri” (o Palaeoloxodon falconerei), specie estinta di elefante endemico della Sicilia e dell’arcipelago maltese, di statura non superiore ai 90 centimetri e con una conformazione particolare del cranio: il toro frontale che costituisce l’attacco della proboscide elefantina, con la tipica forma a otto orizzontale, è stato confuso con l’unico occhio dei Ciclopi[2].  

Cranio di Palaeoloxodon falconeri (Museo di storia naturale di Verona) [3]

Scheletro di “Elephas falconeri” proveniente dalla grotta di Spinagallo (Siracusa)

La loro sede era costituita dalle regioni dell’Etna ed al più famoso di essi, Polifemo, è legato uno degli episodi della leggenda di Ulisse.

La tradizione popolare siciliana ha voluto mantenere in qualche modo il ricordo dei Giganti che in alcuni racconti popolari vengono visti come uomini grandissimi, mangiatori di uomini, ma, come il loro predecessore Polifemo, dotati di una “minchionaggine” grande non meno della loro statura.

Pitrè ricorda un racconto di Serafino Amabile Guastella relativo al gigante di Cabballastru: “mangiatore d’animali e di uomini, domatore di lupi; e rimane annientato da un vecchio, e gettato in un fiume che sprofonda in un pozzo, nella contrada delle Cientu Mangiaturi in Chiaramonte”[4]

Il Mito nel Registro LIM della Regione Sicilia

La Regione Sicilia ha inserito il Mito dei Ciclopi nel registro LIM (Luoghi dell’identità e della Memoria) – Luoghi degli eroi e delle leggende eroiche.

Luoghi indicati nella LIM:

  • Arcipelago dei Ciclopi (Acitrezza-prov. Catania)
  • Rocca Salvatesta (Novara di Sicilia- prov. Messina)
  • Bronte (prov. Catania)
  • Vulcano Etna (prov. Catania)
  • Isole Eolie (prov. Messina)

[1] http://catalogo.fondazionezeri.unibo.it/foto/160000/125200/125190.jpg

[2] Carmelo Petronio: La Sicilia: Geologia e Paleobiologia nel quaternario. In Un Ponte fra l’Italia e la Grecia – Atti del Simposio in onore di Antonino Di Vita.

[3] https://it.wikipedia.org/wiki/Palaeoloxodon_falconeri#/media/File:Elephas_falconeri_skull.JPG

[4] Giuseppe Pitrè: Usi e costumi credenze e pregiudizi del popolo siciliano. p. 205

Per visualizzare i luoghi del Mito su Mappa Interattiva si veda la seguente pagina web: I luoghi dei Ciclopi

Estratto dal Libro Miti dell’Antica Sicilia”   di Ignazio Caloggero ISBN:9788832060157 © 2022 Centro Studi Helios srl

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