Asclepio (Esculapio)

Pagina di riferimento: Repertorio dei Culti e dei Miti

Origini del Mito

Secondo la mitologia greca, Asclepio (l’Esculapio dei Romani) è il dio protettore della medicina. Figlio di Apollo, fu allevato dal centauro Chirone che gli insegnò l’arte della medicina. Asclepio divenne abilissimo in quest’arte e fece innumerevoli guarigioni. Scoprì anche il modo di resuscitare i morti; infatti, quando Perseo tagliò la testa alla Medusa, la gorgone dalla testa piena di serpenti che pietrificava chiunque osasse guardarla negli occhi, raccolse il sangue della Medusa, che aveva proprietà magiche, e lo diede ad Atena che a sua volta lo consegnò ad Asclepio. Il sangue della Medusa aveva le seguenti caratteristiche: quello che fuoriusciva dalla vena sinistra era un terribile veleno mortale, mentre quello che fuoriusciva dalla vena destra aveva proprietà benefiche ed Asclepio era riuscito ad utilizzarlo per resuscitare i morti. Molte persone furono riportate in vita, ma la cosa non piacque a Zeus, il garante dell’armonia universale, che, temendo lo sconvolgimento dell’ordine del mondo, fulminò Asclepio.

 Tra gli attributi di Asclepio, particolare importanza riveste il serpente, a volte attorcigliato in un bastone (caduceo) che può capitare di vedere in farmacia. Tale attributo è diventato, infatti, il simbolo dei farmacisti.

Il culto di Asclepio era diffuso soprattutto nel Peloponneso, dove nacque una scuola di medicina che si basava, inizialmente, su rituali magici ma che successivamente segnò l’avvento di una medicina più scientifica. I praticanti di quest’arte erano detti Asclepiadei e uno di questi fu il famoso Ippocrate, la cui famiglia era legata a quella del dio Asclepio. I santuari erano generalmente costituiti da una fonte o da un pozzo circondato da un bosco sacro e dalla Adyon, la clinica sacra in cui i malati passavano una notte trascorsa la quale, in seguito ad un sogno probabilmente indotto con droghe, avveniva la guarigione.

 Il Mito in Sicilia

In Sicilia le sedi principali di questo culto erano Agrigento e Siracusa, dove il culto di Asclepio era legato a quello di Apollo, anch’egli considerato protettore della medicina [Ciaceri Emanuele: Culti e Miti dell’Antica Sicilia p. 162]. Il legame tra le due divinità affiora dal racconto di Cicerone sulle ruberie di Verre: questi rubò la statua di Apollo che si trovava dentro il tempio di Asclepio [Verrine, II.IV 93].

A Siracusa, non lontano dal tempio di Apollo, i cui resti imponenti sono ancora visibili nel Largo XXV Luglio, doveva esistere effettivamente un tempio dedicato ad Asclepio. Infatti, in Piazza Pancalli furono trovate, nel 1901, due statue di età romana, una delle quali raffigurava Igea, la figlia di Asclepio, personificazione della salute e il cui culto era associato a quello del padre.

Tracce di questo culto si avrebbero anche ad Imera e a Menai.

Uno dei santuari trovati a Selinunte, il cosiddetto tempietto B, è forse da associare al culto di Asclepio, anche se, alcuni ne ipotizzano l’appartenenza a Demetra [F. Coarelli e M. Torelli: Sicilia “Guide Archeologiche Laterza” p. 93].

Un altro santuario dedicato ad Asclepio è quello di Agrigento, al centro della piana di S. Gregorio, datato alla fine del V sec. A.C.

Tempio di Esculapio – Agrigento (Foto: Ignazio Caloggero)

Ad Eloro, a circa 8 Km. A sud-est di Noto, è stato trovato un tempietto forse da attribuire anch’esso ad Asclepio.

Il culto di Asclepio doveva essere diffuso anche a Messina. In corrispondenza del Duomo, è stata trovata, infatti, una base appartenente ad una statua che reca una scritta dedicata ad Asclepio, mentre un piccolo santuario, risalente agli inizi della colonizzazione greca della città, è stato scavato all’estremità del porto, sotto la statua della Madonnina.

Estratto dal Libro ” Culti dell’Antica Sicilia” di Ignazio Caloggero ISBN: 9788832060102 © 2022 Centro Studi Helios srl

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