Castellazzo di Marianopoli (Myttistraton)
Centro indigeno ellenizzato con testimonianze dalla protostoria al III sec. a. C. Testimonianze dell’eneolitico. (Fonte testo: Linee Guida del piano territoriale paesistico regionale)
Monte Castellazzo fu oggetto di ricognizioni archeologiche preliminari ad opera di D. Adamesteanu e P. Orlandini tra il 1950 e il 1960. Nel decennio tra il 1977-78 ed il 1986 reiterate campagne di scavo dirette da G. Fiorentini riportarono alla luce vestigia di parte della città arcaica ed ellenistica, la ricca necropoli del IV sec. a.C., ma anche i segni della frequentazione preistorica del sito, che dovette certamente avviarsi con l’età neolitica. Neolitico: Sul pianoro a Sud-Ovest della città (terrazzo III), protetto alle spalle dalla montagna e reso naturalmente inaccessibile dal dirupo meridionale, dovette avere sede un primo insediamento, che la tipologia dei frammenti rinvenuti assegna al Neolitico inoltrato (V millennio a.C.). L’evidenza archeologica relativa rinvia integralmente all’orizzonte culturale di Stentinello e più ancora a quella sua variante, caratterizzata dall’estrema semplicità dei motivi decorativi incisi o impressi sull’argilla e per la quale è recentemente invalsa la denominazione “stile del Kronio”. Età del Rame / età del Bronzo: La frequentazione del pianoro si intensifica durante l’età del Rame (III millennio a.C.), alla quale si riferiscono consistenti testimonianze relative ad un lembo di necropoli estesa sul sito del precedente abitato neolitico, sia frammenti ceramici pertinenti all’abitato coevo alla necropoli, dislocato poco a sud.-est dell’area funeraria. Si attestano gli orizzonti culturali di San Cono – Piano Notaro
(eneolitico iniziale) e gli orizzonti tardi di Malpasso-Piano Quartara e fino a quelli dell’antica età del Bronzo di Castelluccio e di Rodi – Tindari – Vallelunga, a conferma d una frequentazione almeno millenaria dell’insediamento, certamente in uso fino agli inizi del II millennio a.C. ed alla prima età del Bronzo. Diversificata è la tipologia delle sepolture e dei riti funerari attestati nella necropoli eneolitica, quali la deposizione in posizione rannicchiata in fossa terragna, sepoltura a pozzetto preceduto da dromos e soprattutto la più antica documentazione siciliana del rito nell’enchytrismòs (sepoltura all’interno di un grande contenitore ceramico). Tracce di vita in età pre – protostorica sono attestate comunque in tutti i settori esplorati dell’abitato di Monte Castellazzo, e dunque anche nei due terrazzi superiori rispetto al pianoro di cui sopra. Alcuni
frammenti di ceramica piumata e a decorazione incisa in stile S. Angelo Muxaro-Polizzello sembrano estendere i termini della frequentazione fino all’età del Ferro (VIII-VII sec. a.C.).
Età greca:
Insediamento
L’insediamento indigeno è inserito nel sistema dei rilievi gravitanti nel comprensorio naturale definito dall’alta valle dell’Imera-Salso, dal torrente Barbarigo – Belici e dal fiume Salito. Le evidenze archeologiche ne attestano la fase di maggiore prosperità tra IV e III sec. a.C., in corrispondenza con la graduale evoluzione dell’organizzazione economica e sociale del mondo indigeno che, dalla fine del V secolo, come si evince dalla contrazione del popolamento nel comprensorio, incise profondamente nella distribuzione spaziale degli insediamenti. Dal popolamento diffuso di età arcaico-classica, con nuclei abitativi sparsi e indifferenziati, si passa verso forme di maggiore accentramento: si verifica un rinnovamento del sistema insediativo dell’abitato dei terrazzi superiore e mediano rispetto a quello irregolare di età arcaicoclassica. Si indirizza verso un’organizzazione di tipo urbano, con la definizione di un sistema stradale regolare (incrocio ortogonale di assi stradali NS e assi minori EO) in rapporto al quale si articolano le strutture abitative. La strutturazione dello spazio insediativo, oltre a presupporre una comunità ben articolata al suo interno con gruppi gentilizi promotori delle iniziative di riorganizzazione urbana, prevedeva l’esistenza di una vasta area abitativa e funzionale, di cui si estese e si articolò la superficie oltre i limiti del muro di cinta di VI sec. a.C. Si distingue il c.d. edificio III con funzione pubblica: i
materiali votivi e i frammenti di pithoi rivelerebbero una duplice destinazione della struttura, luogo di celebrazione di culti gentilizi o religiosi e insieme deposito delle derrate comunitarie, in connessione
con le complesse attività rappresentative del potere politico – economico e religioso delle famiglie emergenti, cui gli edifici di questo genere erano destinati. La vicina struttura abitativa a pianta complessa (casa A) potrebbe essere stata destinata alla residenza di élites dominanti. La datazione delle monete rinvenute negli strati di abbandono dell’insediamento e il quadro cronologico globale del materiale ceramico indicano che già all’inizio del III sec.a.C. il centro iniziava a spopolarsi.
Necropoli
La necropoli del periodo greco occupava le pareti delle balze rocciose che circondano la montagna ed i pendii sottostanti: un limitato settore del terrazzo a sud-ovest della città greca venne occupato nel IV sec. a.C. da un gruppo di quattro tombe destinate probabilmente ad un unico gruppo familiare. Si tratta di tombe a cassa, i cui corredi rivelano una certa omogeneità, data la presenza di vasi decorati nello stile di Gnathia (335-310 a.C.), insieme a ceramiche siceliote a figure rosse. Poiché i quattro corredi delle tombe sono attribuibili ad un identico periodo, si suppone che gli inumati (una madre e i suoi tre figli) siano morti contemporaneamente e che la singolare tragica sorte che accomunò i componenti della famiglia avesse determinato l’ubicazione del nucleo funerario in un tratto isolato dalla restante area funeraria e la deposizione di ricchi corredi, omogenei sotto il profilo tipologico e delle forme. La datazione al 330-310 a.C. del gruppo di tombe sembrerebbe confermata dal rinvenimento, tra i materiali di corredo, di una moneta con testa di Atena elmata e ippocampo di età dionigiana circolante ancora in età successiva.
Preistoria (Neolitico, Eneolitico, Antica età del Bronzo), Protostoria (frequentazione sporadica), età greca, età tardo imperiale (frequentazione sporadica).
Fonte testo: Relazione archeologica Elettrodotto a 380KV in doppia terna – Chiaramonte Gulfi – Ciminna ( https://va.minambiente.it/File/Documento/62560)
altri documenti: https://va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/1016/1303?pagina=10
Bibliografia e ulteriori documenti di approfondimento:
100) PRIMA SICILIA – ALLE ORIGINI DELLA SOCIETA’ SICILIANA – volume primo a cura di Sebastiano Tusa Palermo 1997.
Ignazio Caloggero: La Sicilia tra Storia, Miti e Leggende. Vol. 1: Dalla Preistoria ai Fenici. Prima edizione 2018 – Edizione rivista e aggiornata del 2022
Ignazio Caloggero:
Storia di Sicilia – 1.3.1: Neolitico e nascita dell’Agricoltura in Sicilia
Storia di Sicilia – 1.3.2: Religiosità e Sepolture nel Periodo Neolitico
Storia di Sicilia – 1.3.3: L’Arte nel Neolitico
Storia di Sicilia – 1.3.4: Elenco Siti Neolitici
Storia di Sicilia – 1.4.1: Lo sviluppo della metallurgia
Storia di Sicilia – 1.4.2: Lo sviluppo sociale e culturale
Storia di Sicilia – 1.4.3: Le sepolture durante l’età dei metalli
Storia di Sicilia – 1.4.4: I sentimenti religiosi durante l’età dei metalli
COMUNICATO: Bene catalogato ma parzialmente geolocalizzato. Vi invitiamo a fornire il vostro contributo fornendoci informazioni utili che ci permettano di geolocalizzare il bene catalogato. Si veda anche “Patrimonio Culturale da Geolocalizzare“
Documento di approfondimento: Himera Città Greca, guida alla storia e ai monumenti di Stefano Vassallo, Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali, Servizio Beni Archeologici_ Palermo 2005 : Scarica file: Himera_citta_greca_2005
Inserimento scheda: Ignazio Caloggero
Foto:
Contributi informativi: Relazione archeologica Elettrodotto a 380KV in doppia terna – Chiaramonte Gulfi – Ciminna/ Ignazio Caloggero/ Web
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