La lettera del Diavolo
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Descrizione

La lettera del Diavolo

Luoghi interessati:

  • Monastero delle monache Benedettine di Palma di Montechiaro (Monastero del SS. Rosario)
  • Cattedrale di Agrigento e nella biblioteca Lucchesiana di Agrigento

 

    

Quella che è conosciuta come lettera del Diavolo è conservata presso il monastero delle monache Benedettine di Palma di Montechiaro (Monastero del SS. Rosario), in quella che fu la cella di suor Maria Crocifissa della Concezione, al secolo Isabella Tomasi, figlia del Principe Giulio Tomasi di Lampedusa ed antenata di Giuseppe Tommasi di Lampedusa,  autore de Il Gattopardo”. Copie della lettera sono conservate nella Cattedrale di Agrigento e nella biblioteca Lucchesiana di Agrigento. 

La Lettera del Diavolo sarebbe una missiva che venne ricevuta in data 11 Agosto 1676, da suor Maria Crocifissa della Concezione e non sarebbe in una lingua conosciuta, sebbene presenti parole di greco e arabo; ed è per questo, dunque, che è stata denominata ‘del Diavolo’. La leggenda vuole che suor Maria ricevette dal Demonio in persona che voleva tentarla; solo a lei fu comprensibile il testo della lettera, che da allora la firmò con la sua risposta: ‘ohimè’, ancora chiaramente visibile.

Dal 23 gennaio al 29 febbraio del 2000, la lettera venne esposta al pubblico in occasione del terzo centenario dalla morte della religiosa. Una copia è stata presentata anche, qualche tempo più tardi, presso la Cattedrale di Agrigento, in seguito all’apertura della “Stanza del Tesoro”; questo per consentirne la facile visione ad un pubblico più ampio.

Di seguito il verbale redatto dall’abbadessa suor Maria Serafica della Concezione (Fonte: Alessandro Giuliana Alajmo web: https://sites.google.com/site/beatacorbera/lettera-del-diavolo

A dì 11 Agosto 1676

È trovata in Cella posta a sedere nel suolo fuori di sentimenti con la mezza faccia sinistra imbrattata di nero inchiostro, tiene in falda un Calamare, e sotto la man sinistra un piccolo foglio scritto di caratteri inlegibile. Le parole dette da lei in questo rapimento con altre notitie vengono descritti dalla Madre Sor Maria Serafica.

 

Ave Maria

Il dì 11 Agosto nel 1676 accorgendosi le Sorelle che mentre in Coro si recitava Nona, Suor Maria Crocifissa era assente, onde partendosi sollecitamente a vedere che cosa aveva, la trovarono posta a sedere in terra colla mezza faccia sinistra tutta imbrattata di nerissimo inchiostro; aveva sopra le dinochia un Calamajo con penna e sotto la mano sinistra un viglietto aperto, ma di carattere illeggibile.

Mostrava grande affanno nel respirare, e come grave patire avesse avuto nell’interno.

Intanto arrivate tutte le Sorelle Professe chiamate dalla Superiora per vedere tal successo (stando Maria Crocifissa alienata di senzi) e osservando le Sorelle il Biglietto, e per la difficoltà che avevano nel legerlo chi diceva una cosa e chi un’altra.

In questo mentre Maria Crocefissa così ripose con voce alquanto severa e zelante

+          Ohimé, che dicono, sarà legibile il giorno del giudizio – Vien dell’Inferno inviato in Paradiso questo Memoriale Diabolico – Contro l’ingiusto chiede giustizia – Gran cose contiene questo famelico parlare.

Qui si pose le mani in confuso e disse:

+          Ohimé vogliono che io sia il misero corsiero.

Ed avendo stato un buon pezzo di sì fatta maniera senza dir parola venne in se stessa, ma assai sfinita, né potendosi regere in piede, fu bisogno posarla in terra.

Restò talmente sbigottita e attonita che gli occhi li teneva fissi in terra, pareva che avesse pensato cose di molta attenzione e di spavento. Indi sua Sorella interrogatala che cosa avesse avuto di nuovo (essendovi anche le due Sorelle minori), Crocefissa cominciò contro il suo costume a raccontarle a filo tutta la storia.

Disse che avendosi confessato giorni prima li Demonij le dicevano che molte parole aveva proferite d’irriverenza verso il suo Confessore.

Crocifissa  di ciò molto si afflisse di quanto le veniva detto di quei bugiardi, non rigordandosi essa di quanto l’incolpavano, con tutto ciò essa per la riverenza che tiene ai suoi superiori, voleva far un Polesino per mandarlo allo stesso Padre, chiedendogli perdono di quanto aveva difettato.

Non fu mai possibile nemeno fare una sillaba, tanto di ciò si credeva ignorante, sicché confusa non sapendo che farse, quand’ecco che si vidde attorniata di una gran numerosità di furibondi spiriti maligni mandati per ordine di Lucifero infernale che vociferando contro la Maestà Divina, dissero non esercitare la giustizia dovuta, ma tutto era Misericordia e pietà verso i delinquenti, più non fulminando la giustizia verso quelli che se la meritavano con tanto suo interesse (cioè verso Lucifero) e particolarmente di puochi giorni in qua erano molto arrabbiati.

Onde costringevano a Crocifissa a dire una Orazione implorando la giustizia di Dio che se essa tanto avesse fatto in un subito si avrebbero veduto operare gran cose dal Divin Furore. Sicché servivasi per menzo di Crocifissa la Divina Misericordia a non far scaricare la giustizia sopra i meritati castighi. E mentre non consentiva Crocifissa a chieder giustizia, tanto stava la spada di Dio dentro il fodero, ma per poco acconsentendo assai terribile si avrebbe sfoderata. In una parola non trascuravano colle loro parole, e ragioni di persuaderla, ma finalmente vedendo che Crocifissa si rendeva forte né colle preghiere né colle minaccie potendo ciò ottenere disse uno di coloro che pareva il più magiore e riverito e assai superbo e carico di pene più degl’altri: Facciamo un Memoriale a Dio domandandogli giustizia di quel che ci spetta, e presa la carta, e la penna che Crocifissa aveva in ordine per scrivere, e comandando ad uno di quei maledetti spiriti che scrivesse, subito fu obbedito, e mentre dettava quello scriveva.

Le parole erano tutte contro Dio.

Tutto ciò era eseguito in presenza di Crocifissa con uno stuolo d’innumerabili spiriti maligni.

Disbrigato che fu fornito il primo capitolo costrinsero a Crocifissa a firmarlo, che se tanto farebbe ne conseguissero sicuramente l’intento, e quella prendendo la penna invece di sottoscriversi scrisse un amaro Ohime, il che veduto dai nemici, s’infuriarono immensamente, che uno di quelli per rabbia prese il Calamajo per buttarglielo in testa, ma non lo premise il Signore, perché se ciò succedeva moriva sicuramente, perché era di Bronzo, e molto grande, ma la lasciarono con questo sbaratto.

Tornarono nuovamente nell’ora del silenzio rigoroso, pregandola alle buone acciò si avrebbe persuaso di sottoscrivere quella supplica al Signore, chiamando la sua santa giustizia, e quella rendendosi negativa assoluta, presero di nuovo quel Memoriale incominciato, e vi aggiunsero altri due capitoli differendosi l’un dall’altro, contenendo tre importanti negozij. Alla fine quello che dettava prese il memoriale di quello che scriveva e si sottoscrisse colli stessi caratteri incogniti e la diede a Crocifissa dicendole che in ogni modo si sottoscrivesse in quell’altra parte dove esso si aveva firmato, altrimente era di nessuna riuscita, senza il di lei consenzo, e non volendo Crocefissa in verun modo aderirvi.

Allora lo Spirito tutto furia e rabbia prese la penna e le imbrattò d’inchiostro la mezza faccia, lasciandole il memoriale con ordine espresso, che colle sue Orazioni portato l’avrebbe al Cielo impetrandone da Dio quanto conteneva, incaricandone la risposta con prestezza, che se ciò non faceva l’avrebbero castigata severamente e con foribondi minaccie si partirono.

Restò gran voglia a Crocifissa di voler recitare l’Orazione invocando la Divina giustizia, mossa di zelo quanto oggi ingiustamente nel Mondo si tratta col Creatore, poicché sono tante li seguaci del Demonio che hanno cangiato Dio per un tizzone d’inferno, vedendo li stessi Demonij che vogliono giustizia contro li suoi seguaci miseri, che ne faranno, quando saranno in loro potere.

Ma con tutto che tanta voglia avesse Crocefissa di domandar giustizia al Signore mai lo fece.

Conteneva quel Memoriale, come dissi, altri dui negozij, essendo in tre capitoli cioè uno di chieder giustizia dal Signore, ma l’altri due non fu mai possibile dirlo, con tutto che fosse pregata dalle sue Sorelle, rispondeva: Non mi domandate di questo per carità, che non posso in verun modo dirlo, e nemeno occorre dirlo io, che verrà tempo che il tutto udirete e vedrete.

Dissi di più che vidde dal Cielo sino all’Abisso grandissimi lacci preparate e un laberinto di reti sì sottilmente orditi, e ingannevolmente adoperate, che il tutto poteva chiamarsi un caos di confusione, e quanto pericoloso, altretanto alla vista degl’uomini incognito, e nascosto, particolare a quelli che puoco attendono a saper ben viagiare per le contrade di questo misero Mondo.

Assai cose vidde e conobbe Crocefissa che per lo stupore stava come stupida e insensata. Disse altre cose, che per mancanza di memoria non mi ricordo bene.

Passato un buon pezzo di tempo, Crocifissa non si ricordò che aveva dette tali cose alle Sorelle, e le diceva, voi che sapete cosa di nuovo? Io non ho niente parlato, forse vi ho detto alcuna cosa non e così come pare a voi, poiché io non ho niente parlato, onde vedendo così le Sorelle aderirono con essa di non aver inteso niente.

Di seguito alcuni video dalla rete.

In questo secondo video si vede la lettera in un filmato del MOnastero del SS. Rosario:

Aggiornamento

Nel settembre 2017, un gruppo di ricercatori del Ludum Science Center di Catania, utilizzando software di decriptazione di uso militare, avrebbe tradotto con successo il 70% della lettera. Lo staff comprendeva, oltre che informatici, anche psicologi e storici.

Gli studiosi tendono ad affermare che la lettera sia stata frutto della fantasia della monaca, forse non così convinta di ciò che la vita claustrale imponeva. Si sarebbe limitata a mescolare a caso termini e rappresentazioni a lei note; la versione canonica, al contrario, la reputa frutto della lotta della religiosa contro il maligno. 

«Abbiamo impiegato quattro mesi per decifrarla – racconta Daniele Abate, direttore del Ludum science center di Catania –, grazie a un software scaricato dal deep web che viene utilizzato dall’intelligence turca per decrittare i messaggi segreti dell’Isis. Dopo aver tracciato un profilo psicologico della suora, abbiamo inserito nell’algortmo l’alfabeto latino, il greco antico, l’arabo, l’alfabeto runico e quello degli yazidi: il senso che emerge dal codice misterioso è ‘Dio non esiste, la trinità è un falso, ci sono solo io’». 

«Crediamo che la vita da nobildonna in clausura le causasse molto stress psicofisico e questa lettera sia frutto di un disturbo bipolare – prosegue Abate –, ma siamo rimasti sorpresi di aver trovato un senso logico complessivo nonostante il 30% del documento sia rimasto incomprensibile». E Abate conclude: «Siamo rimasti stupefatti anche dal fatto che a chiamarci, dopo il nostro lavoro, siano stati diversi leader di sette sataniche, convinti che abbiamo tenuto nascosto il vero messaggio sotto imposizione della Chiesa per via della pericolosità del senso. Ora da Urbino ci è stato chiesto di tradurre le iscrizioni del dipinto ‘La città ideale’».
Ecco la traduzione completa della lettera: «Di simboli che io che clausa livegio so fonte una disgrazia forse ormai certo styge xy< tliyi vuode poiché io cristo zoroastro seguono le vie antiche o sarte cucite dagli uomini ohimè ristorami servire nessuno questo è sistema zavorra sono le tre un dio che sento liberare i mortali xi sono per questo sempre».

Inserimento scheda: Ignazio Caloggero

Foto: web

Contributi informativi: Ignazio Caloggero Web, 

Nota: Il popolamento delle schede della Banca dati Heritage, procede per fasi incrementali: catalogazione, georeferenziazione, inserimento informazioni e immagini. Il bene culturale in oggetto è stato catalogato, georeferenziato ed inserite le prime informazioni. Al fine di arricchirne i contenuti informativi sono graditi ulteriori contributi, se lo desiderate potete contribuire attraverso la nostra area “I Vostri Contributi

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