Ricovero Bunker Cappellini
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Descrizione

Ricovero Bunker Cappellini

Dopo anni di abbandono, grazie ad un restauro iniziato nel 2012 e compiuto nel 2015, l’ex Ricovero-bunker Cappellini è stato di nuovo reso fruibile alla cittadinanza e ai visitatori. La struttura, in massima parte inalterata, oltre a rappresentare un contenitore storico, è testimonianza diretta degli eventi relativi al secondo conflitto mondiale. Per questi motivi, rappresenta uno spazio qualificato per riportare all’attenzione del grande pubblico le vicende della città nel XX secolo.

La storia di questa importante preesistenza si può ricostruire dai documenti conservati nello stesso Museo o nell’Archivio di Stato di Messina. La motivazione dell’opera d’ingegneria militare prende avvio nel 1938, quando in previsione dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il Ministero della Guerra, in applicazione del R.D.L. n.2216/36 e della Legge n.1527/37, sollecitò gli Enti locali alla costruzione di rifugi e ricoveri antiaerei. Sul finire degli anni Trenta, l’Ufficio tecnico provinciale, nel quadro degli interventi cittadini, ideò e approntò un progetto per la costruzione di un ricovero collettivo in grado di sopportare i colpi inflitti da bombe di grosso calibro, da costruirsi alle spalle del Convitto Alfredo Cappellini. Questo ricovero scavato a vivo nella collina alluvionale, unico nel suo genere in città, era ritenuto il più idoneo a sopportare le deflagrazioni. Ha una superficie di mq. 900, ed era predisposto per  ospitare 800 persone. L’impresa costruttrice Tricomi e Siracusano, una delle più qualificate della città, per fare fronte ai lavori di somma urgenza impiegò a turno tre squadre di operai per l’intero arco delle 24 ore. Le tracce sulle murature interne, ai due imbocchi della galleria, dimostrano l’esistenza di chiusure murarie e porte stagne. Sono opere precauzionali per costituire una “camera d’aria” dove trovavano posto «gli irroratori di sostanze antigas e gli altri apprestamenti atti alla neutralizzazione dei gas che potessero infiltrarsi dalla chiusura esterna» (art.3 R.D.L. n.1553/36). Gli imbocchi erano regolarmente protetti da Muri antisoffio e paraschegge. Difesi da porte antigas erano anche i quattro uffici riservati. Uno di questi è attestato che fosse adibito ad infermeria di primo soccorso sin dalla fase progettuale. Il servizio d’ordine era assicurato dalla Compagnia Mobile Guardie P.S. la cui caserma era stanziata all’interno dello stesso Convitto Cappellini, in attesa dei lavori di ripristino dei locali danneggiati della Caserma Zuccarello. 

Sin dalla sua ideazione, questo Ricovero, è stato predisposto per la protezione antiaerea dei funzionari degli uffici della Provincia, Prefettura, Questura, Vigili del Fuoco, U.N.P.A. (Unione Nazionale Protezione Antiaerea) e Poste Italiane (Deposito Valori)  trasferiti nei locali del “ Convitto Cappellini “. Tale scelta fu dettata da uno specifico motivo strategico: la distanza e la non visibilità dal mare rendevano lo stabile più sicuro dagli attacchi navali, mentre l’essere a ridosso della montagna garantiva una maggior protezione dagli attacchi aerei. Le immediate vicinanze del rifugio all’edificio – che oggi ospita il Liceo Scientifico Archimede – permetteva, perciò, alle varie Istituzioni che vi erano state dislocate di poter continuare ad esercitare le proprie funzioni istituzionali durante gli eventi bellici e contemporaneamente, dare assistenza e riparo dai bombardamenti alla popolazione che vi affluiva nei momenti di emergenza.

La struttura funzionale alla cosiddetta “difesa passiva” ha un impianto circolare, che penetra all’interno della collina. La Galleria di ricovero presenta, pertanto, un doppio imbocco. L’accesso prossimo al Convitto Cappellini era fruibile da parte delle autorità istituzionali, potendo contare sull’utilizzo di un’area operativa e quattro uffici protetti. Sul lato opposto la lunga Galleria e due saloni , offrivano, invece, ricovero ai cittadini, potendo altresì usufruire dei necessari servizi igienici. Non appena sentito il suono della sirena di preallarme, dunque, gli abitanti della zona o i passanti occasionali, affluivano al bunker per rimanervi durante il tempo delle incursioni aeree fino al momento dello scampato pericolo. Un tempo indefinito, che poteva durare giorni o settimane. (Fonte testo: http://www.museomessinanel900.it/il-ricovero/)

 

Inserimento scheda: Ignazio Caloggero

Foto: http://www.museomessinanel900.it/il-ricovero/

 

Contributi informativi:  Web, siti citati

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