Pesca del Tonno a Favignana
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Descrizione

Pesca del Tonno a Favignana

 

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Scheda tecnica elaborata da: Regione Sicilia – Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana – CRicd: Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione e filmoteca regionale siciliana

N. Prog.
145
Bene
Pesca del Tonno a Favignana
Libro
REI – Libro dei saperi
Data approvazione
15-12-2010
Categoria
Tecnica artigiana
Provincia
Trapani
Località
 
Comune
Favignana
Denominazione locale
 
Notizie Cronologiche
Le prime attestazioni grafiche sulla pratica della pesca del tonno risalgono al periodo del Paleolitico. Le comunità primitive hanno lasciato sulle pareti della “Grotta del Genovese” nell’isola di Levanzo memoria di un momento di caccia, in cui l’immagine del tonno si distingue tra altre figure umane ed animali. Le prime fonti scritte risalgono, invece, al II d.C. Il terzo libro del Trattato De Piscatione di Oppiano di Cilicia conserva memoria della complessità con cui già da allora avveniva il rito della pesca del tonno. Oppiano ci racconta della pesca nell’area del Mediterraneo e ne descrive il cerimoniale secondo un preciso ordine ed una gerarchia. Nel passaggio tra la memoria e la pratica del rito, l’attività della pesca si lega indissolubilmente alla strutture architettoniche delle tonnare. Tra queste, in Sicilia, quella di Favignana costituisce un emblema, la tonnara più antica, oggi non più attiva nella sua funzione industriale.
Ricorrenza
Stagionale
Data
Da Marzo a Luglio
Occasione
Pesca dei tonni durante il loro passaggio lungo le coste del Mediterraneo
Funzione
 
Attori
Il rais è il capo assoluto della ciurma, che nell’esercizio della sua attività si affianca a due capiguardia, uno dei due con funzioni di sottorais. Tutto il resto dell’equipaggio è composto da circa un centinaio di uomini assunti per tre mesi consecutivi.
Attorno ruotano una serie di addetti a varie attività occasionali che avvengono a terra nel marfaraggio.
Partecipanti
Abitanti dell’Isola, turisti
Descrizione
Nella stagione primaverile i tonni in cerca di nuovi amori, si spostano dalle fredde acque del nord verso in direzione del Mediterraneo. Lungo queste rotte, in luoghi non troppo esposti alle correnti, i tonnaroti costruiscono nel mare delle città, fatte di passaggi, gallerie, atri e corti di reti. La sapienza del Rais, il capo della comunità dei tonnaroti, determina la scelta del luogo e orienta le complesse tecniche per la costruzione del percorso e le operazioni di cattura e pesca. In questo articolato rito, che a Favignana aveva luogo ogni anno nei mesi di maggio e giugno, un ruolo fondamentale costituivano le attrezzature e il rispetto di precise regole. La tonnara di Favignana, oggi divenuta un Museo, è una tunnara ô drittu che, a differenza di quelle dette i ritornu, bloccano il cammino dei tonni che si avvicinano alla costa. Il complesso sistema di reti che veniva creato serviva a far convergere il cammino dei tonni verso l’ultimo ambiente, il corpu, unica munita di fondo, in cui alle prime luci dell’alba avveniva la Mattanza. Il momento della pesca coinvolgeva l’intera ciurma, un centinaio di pescatori, che assumevano nomi e ruoli differenti in base al posto occupato nelle imbarcazioni. Le barche a Favignana erano in numero di tredici con denominazioni differenti in base alle dimensioni e alla funzione (i vasceddi, le varcazzi, i parascarmi, le bastardi, i varchi i guardia, la muciara rraisi). Una volta che i tonni giungevano nel corpu aveva inizio il momento della pesca. Le barche dei pescatori formavano un quadrato e con lunghe aste uncinate i tonni venivano sollevati all’interno del vasceddu i livanti. Il momento della pesca rappresentava il culmine di un gesto drammatico, in cui l’intenso colore rosso del sangue dei tonni si dissolveva nel mare. Nel momento della pesca, i tonnaroti intonavano canti e inni e a chiusura il Rais tornava a gridare «E ssempri sia laratu lu nnomu di Ggèsu».
Al termine del rito, le imbarcazioni erano trainate al porticciolo, mentre il vasceddu i livanti verso lo stabilimento, dove si procedeva ad una serie di interventi sul pescato, per la sua lavorazione.
Bibliografia
Buttitta, Antonino. 1988. Le forme del lavoro. Mestieri tradizionali in Sicilia. Palermo: Flaccovio.
 
Consolo, Vincenzo. 1986. La pesca del tonno. Palermo: Sellerio.
 
Lo Curzio, Massimo e Rocco Sisci. 1991. Tonnare e barche tradizionali di Sicilia. I resti di una cultura del mare, Messina: EDAS.
Sitografia
 
Filmografia
L’ultima tonnara. 2001. Archivio sonoro Regione Siciliana CRICD. Cuccia, Salvo, regia di Vergara, Francesco, coordinamento e in collaborazione con la Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Trapani.
Discografia
Guggino, Elsa e Gaetano Pagano, a cura di. Musiche e canti popolari siciliani 1 in Canti del lavoro. Albatros, VPA 8206, 1974. CD-Rom.
Note
A cavallo tra il XIX e il XX secolo, l’attività della pesca e lavorazione del tonno a Favignana si è affievolita. Lo sviluppo di questa attività nell’isola aveva avuto un grosso impulso alla metà dell’800, grazie alla famiglia dei Florio. Vincenzo Florio nel 1841 acquistò la licenza dell’uso della gabella di Favignana dai proprietari delle Egadi. Ad eccezione di brevi periodi di passaggi di proprietà, la tonnara rimane legata a questa importante famiglia imprenditoriale che, con l’avvio di un sistema di lavorazione industriale, caratterizza l’economia dell’isola sino alla seconda metà del secolo scorso. La tecnica e l’organizzazione del lavoro che si riscontrano a Favignana saranno da modello per altre tonnare siciliane.
Oggi la Tonnara di Favignana, Ex Stabilimento Florio, è sede di un Museo Regionale. In questo luogo è conservata e ricostruita la memoria della sua funzione nel tempo, del rapporto con la comunità locale e con il territorio isolano, ricco di storia e di preziosi reperti archeologici.
Autore Scheda
Ester Oddo
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