Leggenda delle Pietre Colorate (Pizzu di Lauru)
Foto: Guidasicilia.it, autore: sconosciuto
Il Pizzo di Lauro (Pizzu di Lauru) è una rupe che si trova a poche centinaia di metri dall’uscita del paese di Villalba sulla SP18 (provenendo da Villaba a destra). Varie sono le leggende legate a questa rupe, una di queste è la leggenda delle Pietre colorate inserita nel registro LIM (Luoghi dell’Identità e della Memoria) della Regione Sicilia.
Leggenda delle pietre colorate
Si racconta che un giovane uomo riuscì nell’impresa impossibile di scalare l’erta e liscia parete di quel pezzo di roccia chiamato “Pizzu di Lauru”. Sulla cima della roccia vi stava un sacchetto contenente pietre colorate: l’uomo lo prese e lo portò con sé al paese. Ma lungo la strada del ritorno sentì delle voci che gli intimavano: “Restituisci quello che hai preso!”, ma egli testardo e indifferente non diede retta agli ammonimenti e continuò a camminare finché non giunse al paese e alla sua casa. Durante la notte gli apparvero degli spiriti infuriati che lo malmenarono di malo modo. Appena spuntò l’alba l’uomo, in fretta e furia, riportò il sacchettino con le pietre colorate nel punto dove l’aveva trovato, ossia in cima alla roccia. Da quel momento in poi non venne più disturbato. (Fonte: web, autore sconosciuto).
Luoghi indicati nel registro LIM della Regione Sicilia (Luoghi dell’Identità e della Memoria) – Settore “Luoghi delle leggende plutoniche e dei tesori”
- Pizzu di Lauru (Villalba, prov. Caltanissetta)
Un’altra leggenda legata al Pizzu di Lauru è riportata nel volume di Giuseppe Ganci Battaglia, Streghe, stregoni e stregonerie in Sicilia, Organizz. Ed. David Malato, Palermo, 1972, p. 141, che riportiamo:
Pizzu di Lauru
A mezzogiorno di Villalba, un paesino a 55 chilometri da Caltanisetta, non molto lontano dal paese, giace una roccia grande e severa, circondata di mistero, di solitudine e di paure, denominata “Pizzo di Lauro”, che domina la cima di un poggio e sorge fuori da un’aspre giogaia di monti.
Quante storie intorno a quella roccia! Storie di tesori nascosti e di terribili cani, custodi inesorabili del tesoro, di brutte streghe e di belle fate; fate selvagge e crudeli che comandano sui nani, sui diavoli, sulle streghe e sul tesoro, e da secoli vivono in quella roccia ove hanno, a loro disposizione, alti palagi tutti d’oro e di gemme e dove trascorrono, con personaggi misteriosi, tutte le notti in canti e danze d’amore. E guai, guai a colui che si attentasse di farsi notare, di notte, in quelle vicinanze!
La cima di questa roccia misteriosa, paurosa ma nello stesso tempo fortunata per gli innumerevoli tesori che contiene, è alta, eretta e difficile a guadagnarsi. Colui che avesse la fortuna di raggiungerla diventerebbe il più ricco del mondo e il più felice, perché, oltre ad arricchir se stesso, arricchirebbe anche tutto il paese, del quale potrebbe perfino con tante ricchezze, lastricar d’oro tutte le vie. Pure nessuno mai, in tanti secoli da che ha vita la leggenda, tentò di raggiungere la vetta della roccia, la quale, quantunque dalla parte posteriore par che inviti a salire, pure, giunti a metà della sua altezza, la salita si presenta talmente ripida e vertiginosa che più di un temerario è precipitato dall’alto di essa giù nel burrone sottostante. Raccontano, infatti, i contadini di quella contrada, che a notte alta, passando da quei pressi, hanno inteso voci sepolcrali e lamentevoli delle anime condannate a viver sempre qui, ripetere con voce angosciosa lo stornello:
Pizzu di Lauru, pri la to ricchezza
nui pirdemu la via e la salvezza
(Pizzo di Lauro, per la tua ricchezza
abbiamo perduto la vita e la salvezza).
Il giorno in cui qualche coraggioso, saprà guadagnare il vertice della roccia, disincantare nani, streghe e fate, e portar via la ricchezza, le povere anime condannate, saranno liberate.
La leggenda è ricordata anche da Santi Correnti nel suo volume “Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità di Sicilia” pag. 94
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