Festa di San Paolo Apostolo – Palazzolo Acreide

Inserimento scheda: Heritage Sicilia
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Scheda tecnica elaborata da: Regione Sicilia – Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana – CRicd: Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione e filmoteca regionale siciliana
La statua dedicata al Santo risale al 1507 circa, realizzata con la tecnica del tempo, ovvero in legno e stracci imbevuti di gesso. Questa nel corso del tempo ha subito diversi interventi: rifacimento della doratura nel 1600, un primo restauro intorno al 1693, ancora interventi sulle dorature nel 1902, sostituzione della testa originale (in modo arbitrario)nel 1999, ricollocazione del capo originale con un restauro accurato e scientifico nel 2000.
Il reliquiario che risale al 1600 circa, è un ovale ligneo ricoperto da una lamina d’argento sulla parte anteriore, con la raffigurazione di San Paolo e decorazioni floreali ai lati. All’interno sono collocate due reliquie: una donata nel 1700, ovvero un frammento di molare del Santo, l’altra un frammento osseo certificato da Bolle Papali, donato dal Cardinale Carpino, originario di Palazzolo nel 1990.
Una antichissima leggenda, ancora tramandata nellazona di Palazzolo, legata alla figura di San Paolo, ritiene che i nati nella notte fra il 24 ed il 25 di gennaio (chiamati Paolo e Petra se femmina), abbiano particolari poteri, ovvero quelli del “Ciaraulo”. Poteri sovrannaturali e da esercitare nel nome dell’Apostolo derivanti dalla stessa esperienza narrata negli Atti della vita del Santo.
In particolare dall’episodio avvenuto a Malta, luogo dove San Paolo fu assalito e morso da una vipera mentre metteva della legna sul fuoco, che testualmente “gli si attaccò al dito” senza produrgli alcun male.
Ancora secondo gli Atti, nei tre mesi di permanenza a Malta, Paolo attraverso l’uso delle sole mani fece numerose e miracolose guarigioni. Da queste vicende deriva la credenza già documentata nel 1400, che i nati nella notte di San Paolo abbiano virtù soprannaturali, ovvero che siano in grado di incantare i serpenti, di guarire le persone morse da rettili e insetti di vario genere e che abbiano sotto la lingua un muscoletto a forma di ragno (un piccolo groviglio di vene rosee).
Il rito utile a placare gli effetti del morso si svolge sia toccando la parte infetta e recitando nel contempo delle preghiere atte ad invocare l’Apostolo, sia sfregando la saliva del “ciaraulo” con le dita sulla parte ferita.
Nel passato i “ciarauli” prendevano parte alla processione accompagnando la vara di San Paolo tenendo in mano un contenitore colmo di bisce nere e innocue serpi, così come la mattina del 29 giugno, giorno della festa, una processione di bambini con in mano dei mazzi di spighe intrecciati con nastri rossi, sfilavano per le vie cittadine con al seguito dei massari a cavallo.
Un altro rito eseguito fino agli anni ’50, consisteva nel fare sfilare centinaia di capi di bestiame infiocchettati con dei nastri rossi e con l’immagine dell’Apostolo sulla fronte. Gli animali venivano addirittura introdotti in chiesa e fatti inginocchiare davanti all’altare principale dinanzi la statua del Patrono.
Ancora altra usanza, abbandonata nella seconda metà dell’ottocento, era quella che vedeva i devoti introdursi nel tempio, chinarsi e strisciando la lingua sul pavimento percorrere tutta la distanza dall’uscio all’altare maggiore.
Di tutti questi riti retaggio del paganesimo, sopravvive la raccolta dei pani detti “codduri” (ciambelle preparate da numerose famiglie, recanti in rilievo la figura di un serpente), raccolti dal primo mattino del 29 su di un carro “u carruzzuni” e venduti all’asta davanti alla chiesa al fine di finanziare la festa.