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Chiesa Santissima Annunziata dei Catalani

Nell’anno sociale duemilaventidue, duemilaventitrè, i Club Lions International della Zona 7 di, Messina  Host, Ionio, Peloro, Tirrenum, Colapesce, nell’ambito del Service Distrettuale La Sicilia per i non vedenti, rendiamo fruibili i beni culturali e ambientali, all’insegna del valore dell’inclusione nel suo alto significato morale, culturale e sociale, donano questa targa tattile munita di QR Code al fine di rendere fruibile e accessibile la Chiesa della Santissima Annunziata dei Catalani.

Secondo gli storici locali la chiesa, anticamente denominata Santissima Annunziata di Castello a mare, per la vicinanza all’omonima fortezza, venne edificata antecedentemente all’età normanna sui ruderi di un tempio pagano dedicato a Nettuno oppure a Venere  di cui ingloberebbe i resti.

Tali asserzioni non sono però supportate da oggettivi riscontri storici,  e la datazione su cui gli studiosi non sono concordi, rimane comunque incerta e contraddetta dall’impostazione planivolumetrica del monumento che, sotto il profilo tipologico e stilistico, presenta analogie con edifici chiesastici siciliani non anteriori alla conquista normanna, quali l’andamento basilicale cruciforme della pianta ed il sovrastare delle masse presbiterali.

Nella prima metà del sedicesimo secolo, sotto Ludovico secondo D’Aragona, il sacro edificio viene dichiarato cappella reale e tale rimase sino al 1507, anno in cui sarà restaurato e annesso all’Ospedale dei Trovatelli, fondato nella prima metà del quattordicesimo secolo. Le fonti documentarie riportano soltanto frammentariamente la genesi storico costruttiva del monumento, il cui impianto planimetrico venne dimezzato pur conservando l’originario schema basilicale a tre navate.

Nel 1607 la chiesa fu assegnata ai Padri Teatini che vi soggiornarono sino al 1611 e da questi passò ad una Confraternita di mercanti catalani.

Per la ricostruzione della facciata trecentesca venne adoperato materiale edilizio di recupero, come attestato dalle tarsie marmoree di porfido verde e rosso, con iscrizioni arabe che costituivano gli stipiti del portale principale sino al 1881 ed oggi conservate al Museo Regionale di Messina.

A causa dei gravi danni provocati dall’evento sismico del 1783 il monumento subì incongrui rifacimenti,  e fu completamente inglobato in edifici di proprietà privata che occultarono completamente le antiche strutture, parzialmente rinvenute nel 1894 da Giuseppe Patricolo, Direttore dell’Ufficio Regionale per i Monumenti in Sicilia.

Il successivo terremoto del 1908 risparmiò buona parte delle strutture della Santissima Annunziata che sino a quell’epoca, circondata da fabbriche moderne deturpate all’esterno in tutti i modi, aveva quasi perduto il suo carattere monumentale. I saggi eseguiti dal Valenti nel 1916 nell’area individuata dall’attuale sagrato, misero alla luce la zona basamentale dell’antica facciata con la soglia della porta laterale originaria posta a sud ovest e i tratti dei muri delle navate.

Sulla base delle informazioni tipologiche e stilistiche desumibili dalle strutture rinvenute ed in particolare dal raffronto della decorazione dell’area absidale, Valenti ha datato il monumento alla tarda età normanna come riferito in una relazione del 12 novembre 1926. Negli anni tra il 1922 e il 1925 si completarono i restauri del transetto e della cupola, restituendo al monumento la pregevole decorazione esterna agli archetti, vandalicamente tagliata nel diciannovesimo secolo per la costruzione di edifici d’abitazione. L’ultimo intervento di restauro effettuato dalla Soprintendenza di Messina negli anni duemila e duemilauno con un finanziamento della Comunità Europea,  è stato corredato da rilievi dettagliati che hanno consentito,  in via preliminare,  la lettura analitica e materica del manufatto.

Il restauro ha proposto l’eliminazione, per quanto possibile, degli interventi incongruenti che svilivano e snaturavano il monumento quali, in particolare, la riconfigurazione delle coperture che ha restituito al monumento l’essenzialità tipologica dello stile normanno.

All’interno, sul lato sinistro del transetto, c’è un dipinto su tela di metri 2,10 per metri 3,20, eseguito nel 1606 da Giovanni Tommaso Montella e raffigurante l’Immacolata giovane adolescente dai capelli sciolti sulle spalle, in piedi sulla falce della luna mentre schiaccia la testa del serpente. Nel catino dell’abside è visibile il Crocefisso ligneo del quindicesimo secolo che prima del terremoto del 1908 era allocato nella chiesa di Santa Maria detta di Elenuccia. Entrambe le opere sono state restaurate dal Lions Club Messina Host.