Titani e Giganti
di Ignazio Caloggero
Pagina di riferimento: Repertorio dei Culti e dei Miti
Alcuni autori del passato non sembrano distinguere Titani e Giganti forse perché tutti figli di Urano e Gea e sovrapponendo il mito della Gigantomachia a quello della Titanomachia.
I Titani e la Titanomachia
Il mito dei Titani è in qualche modo legato all’evoluzione stessa del pensiero religioso dei Greci antichi che da una religione naturale che vede la divinizzazione dei vari fenomeni della natura si evolve in senso antropomorfico in cui le divinità cessano di essere mere espressioni di fenomeni naturali, ed assumono un aspetto fisico (e non solo) simile a quello dell’uomo[1].
Nella lettura della Teogonia di Esiodo, il poema che tratta l’origine del mondo e degli dèi, si può osservare tale evoluzione: le varie divinità, che in una prima fase personificano gli aspetti fisici della natura e costituiscono delle vere e proprie potenze naturali, assumono, in seguito, una caratura più nobile e spirituale divenendo degli dèi morali. La lotta tra i Titani e gli dèi Olimpici (Titanomachia), simboleggia, infatti, questa evoluzione del pensiero religioso greco.
Nella Teogonia di Esiodo si racconta: in Principio era il Caos, lo spazio vuoto, il nulla infinito, poi venne Gea (la Terra), il Tartaro (gli abissi sotto la Terra) ed Eros (l’Amore). Gea generò Urano (il Cielo), le montagne ed il Ponto (il Mare); si unì ad Urano generando, così, i Titani che non sono più delle potenze elementari della natura ma degli dei veri e propri: Oceano, Ceo, Crio, Iperione, Giapeto, Tea, Rea, Temi, Mnemosine, Febe, Teti e Cronos; generò anche i Ciclopi e gli Ecatonchiri, giganti dalle cento braccia. Urano volle nascondere nel Tartaro i Ciclopi e gli Ecatonchiri ma la cosa non piacque a Gea che istigò Cronos affinché lo detronizzasse. Preso il potere, Cronos si unì a Rea da cui generò Estia, Demetra, Era, Ade (Plutone), Poseidone e Zeus; ma per paura che qualcuno dei figli gli facesse fare la stessa fine che lui aveva fatto fare al padre Urano, li ingoiava man mano che nascevano. Rea, stanca di vedere tutti i figli divorati da Cronos, quando nacque Zeus, lo nascose e diede a Cronos, al posto del bimbo, una pietra avvolta in pannolini; Zeus, quindi, si salvò e, una volta cresciuto, decise di appropriarsi del potere, per cui, aiutato da Meti, diede da bere al padre una droga grazie alla quale Cronos vomitò tutti i figli precedentemente divorati. In seguito, Zeus, aiutato dai fratelli che aveva riportato in vita, dai Ciclopi e dagli Ecatonchiri che liberò dal sottosuolo dove Cronos li aveva imprigionati, dichiarò guerra a Cronos e ai Titani. Dopo 10 anni di dura lotta gli dèi, che si erano insediati sulla cima del monte Olimpo (tra la Tessaglia e la Macedonia), e che, quindi, furono chiamati dei olimpici, riuscirono, capitanati da Zeus, a detronizzare Cronos e a cacciare i Titani nel Tartaro (l’abisso profondo). Nella spartizione del potere Zeus ottenne il Cielo e il predominio su tutto l’universo, Poseidone ebbe il Mare e Ade (Plutone) ottenne il mondo sotterraneo.
I Giganti e la Gigantomachia
La lotta dei Titani è destinata ad essere portata avanti dai Giganti, non a caso anch’essi figli della Terra (Gaia) nati dal sangue di Urano evirato da Cronos, lo stesso sangue che rese fertile, cadendo su di essa, la Sicilia [2]
I Giganti, anche se di origine divina, sono mortali, se uccisi contemporaneamente da un Dio e da un mortale. La loro nascita è legata essenzialmente al desiderio di vendetta di Gaia per vendicare i Titani racchiusi nel Tartaro. La loro caratteristica fisica era quella di essere di enorme statura e di aspetto terrificante, per metà umani e per metà bestie con gambe che terminavano di norma in corpi di serpenti.
La leggenda dei Giganti è principalmente legata al loro combattimento contro gli dèi e la loro disfatta raccontata nella Gigantomachia (battaglia dei giganti).
I giganti che parteciparono alla Gigantomachia furono 24. Il primo ad essere ucciso fu Alcioneo, ucciso da Eracle aiutato da Atena che gli consiglio di allontanarlo dalla sua terra natia. Eracle lo trasportò lontano da Pallene, suo paese natale e lo trafisse con una freccia. Porfirione fu fulminato da Zeus. Efialte da una freccia scagliata da Apollo, Eurito fu ucciso da Dioniso, Clizio da Ecate, Mimante da Efesto, Pallante da Atena. In sostanza quasi tutti i Giganti furono usciti e quelli superstiti cercarono di fuggire. Tra i fuggitivi vi era Encelado ma la dea Atena lo seppellì sotto un enorme cumulo di terra che raccolse dalle coste del continente. Encelado sconfitto, divenne parte integrante della terrà che fu conosciuta come l’isola di Sicilia. I restanti furono fulminati da Zeus e finiti da Eracle con le sue frecce.
Secondo la versione della Gigantomachia di Claudio Claudiano (370-408 d.C.), alcuni Giganti furono scaraventati nel Lucus Jovis (bosco sacro a Giove) da Zeus (Giove). Tale località è fatta corrispondere al Bosco di Aci
Giganti uccisi da Ercole – Villa Romana del Casale
Il Mito nel Registro LIM della Regione Sicilia
I luoghi del Mito del popolo dei Giganti sono stati inseriti dalla Regione Sicilia nel Registro LIM (Luoghi dell’Identità e della Memoria di Sicilia), settore dei Luoghi degli dèi e divinità minori.
I Luoghi interessati sono:
- Lentini (prov. Siracusa)
- Bosco di Aci (Acireale-prov. Catania)
- Messina
Sulla scelta da parte della Regione Sicilia di Lentini e di Messina è probabile che abbiano influito i seguenti elementi:
Lentini: il fatto che il mito dei Giganti è stato, anche da molti autori del passato, fatto rientrare in quello dei Lestrigoni, altra antica popolazione leggendaria che si vuole abbia abitato il territorio di Lentini.
Messina: a Messina ogni anno ad agosto, durante le manifestazioni dell’Agosto Messinese, avviene la passeggiata dei Giganti in onore del Mito dei due giganti “Mata e Grifone” che secondo la tradizione, fondarono Messina.
Come già indicato nel mio volume “Culti dell’Antica Sicilia” nella “Gigantessa” Mata è riscontrabile un elemento sincretico che la mette in relazione con il mito di Cibele[3]
Alcuni scrittori del passato hanno chiamato le statue del Gigante e della Gigantessa, Cam e Rea, altri Saturno e Cibele, oppure Zancle e Rea ed anche, come li conosciamo adesso, Grifone e Mata. Quest’ultimo nome è stato, a volte, tramutato in Madre, forse per errore o forse perché sia Rea che Cibele erano effettivamente viste come madri; infatti, Cam e Rea venivano considerati dalla popolazione come progenitori.
Il Gigante e la Gigantessa erano vestiti da guerrieri, entrambi a cavallo, la Gigantessa aveva sulla testa una corona turrita simile a quella con cui era spesso raffigurata Cibele[4]
Ancora adesso, Mata è raffigurata con la testa cinta da una corona turrita.
Mata e Grifone – Manifestazione dell’Agosto Messinese[5]
Dalla rete:
Agosto Messinese “U Giganti e a Gigantissa”
[1] Ignazio Caloggero: Culti dell’Antica Sicilia – Presentazione
[2] Ignazio Caloggero – Culti dell’Antica Sicilia. Cronos (Saturno)
[3] Ignazio Caloggero: Culti dell’Antica Sicilia . pag. 138
[4] Giuseppe Pitrè: Feste Patronali in Sicilia pag. 149
[5] https://it.wikipedia.org/wiki/Giganti_(folclore)#/media/File:MataGrifone.jpg
Per visualizzare i luoghi del Mito su Mappa Interattiva si veda la seguente pagina web: I luoghi dei Giganti
Estratto dal Libro “Miti dell’Antica Sicilia” di Ignazio Caloggero ISBN:9788832060157 © 2022 Centro Studi Helios srl
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