Paleolitico e mesolitico: I primi abitatori della Sicilia

Paleolitico e Mesolitico - I Primi Abitatori della Sicilia

Quando arrivò il genere umano in Sicilia?, da dove e come venne, cosa mangiava, dove dormiva, quali sono le più antiche testimonianze  della presenza umana in Sicilia?, a queste domande prova a rispondere il presente articolo estratto dal libro “La Sicilia tra Storia, Miti e Leggende”  che potrete trovare anche sui principali negozi di libri online tra cui: Amazon, Hoepli,  Mondadoristore, Lafeltrinelli, Libreriarizzoli, IBS, Google Play Libri, Libreria Universitaria, Unilibro, Kobo, ebook.euronics; Casadelibro, ebook, BokRepublic, Giunti al Punto e molti altri ancora. 

Secondo stime cronologiche la separazione tra l’antenato dell’uomo e quello dello scimpanzé avrebbe avuto luogo tra i 10 e i 4,5 milioni di anni fa. Tracce dei primi ominidi si hanno in Etiopia, resti di un Australopiteco (Australopithecus ramidus) sono stati trovati nel 1994 a Aramis nella Valle dell’Awash in Etiopia e sono stati datati 4,4 milioni di anni. Nel passato i resti più antichi erano quelli noti come “scheletro di Lucy” trovati in Africa orientale nel 1974 e datati 3,2 milioni di anni. Gli Australopitechi, almeno quelli che vissero tra i due e i tre milioni di anni fa, camminavano in modo eretto ed erano in grado di scheggiare le pietre, questo è confermato dal ritrovamento di utensili litici datati tra i 2,6 e i 2,4 milioni di anni in certi siti etiopici di Kada Gona e Kada Hadar vicini alla Vallata dell’Awash[1] [b].  Le indicazioni che vengono da questi ritrovamenti minano il principio che fosse l’Homo habilis il primo ominide a sapere usare le mani, infatti quest’ultimo fece la sua comparsa circa 1,9 milioni di anni fa. (e per un certo periodo coabitò con gli Australopitechi). Verso 1,8 milioni di anni fa fece la comparsa un altro ominide, l’Homo erectus o Homo ergaster questi perfeziona l’arte dello scheggiare le pietre, infatti compaiono i primi “bifacciali” (1,2 milioni di anni fa) e scopre l’uso del fuoco (500.000 – 400.000 anni fa). Tracce dell’Homo erectus si hanno non solo in Africa ma anche in Europa, nel Vicino Oriente e in Cina. In Francia nel giagimento di Chilhac, nel Massiccio Centrale, C. Guth ha ritrovato alcuni ciottoli elaborati che testimoniano una presenza umana in Francia risalente ad almeno 1.5 milioni di Anni fa[2]

Fino a qualche anno era opinione comune affermare che la comparsa dell’Homo Sapiens fosse avvenuta circa 200.000 anni fa, grazie al ritrovamento di un sapiens ritrovato a Omo Kibish, in Etiopia[3], ma la scoperta del 2017, riportata sulla rivista online www.nature.com[4] di resti di un Homo Sapiens nel sito archeologico di Jebel irhoud (Marocco), cui sono stati attribuiti 300-350.000 anni di età, non solo sposterebbe indietro nel tempo la presenza dell’Homo Sapiens ma individuerebbe l’Africa del Nord come probabile culla dell’Umanità al posto dell’antica tesi che la voleva in Africa orientale.

Circa 130.000 anni fa l’Homo sapiens sapiens, con la scomparsa dell’uomo sapiens avvenuta circa 34.000 fa l’Homo sapiens sapiens rimase l’unica razza da cui tutti noi discendiamo.

Se quindi è vero che i primi ominidi possono essere fatti risalire ad un periodo che va dai 10 ai 4,5 milioni di anni fa, è possibile ipotizzare che i primi flussi migratori iniziarono presto, compatibilmente con il clima e l’ambiente circostante che come sappiamo è variato molto negli ultimi milioni di anni. Ad esempio, esistono teorie che indicano un prosciugamento del mediterraneo avvenuto circa 6 milioni di anni fa[5].

La Maggior parte degli studiosi è concorde con il ritenere che il genere umano arrivò in Sicilia attraverso la traiettoria Africa -> Asia -> Europa -> Sicilia.  Ma se, in base a quanto detto, ipotizziamo la presenza di ominidi africani 5 o sei milioni di anni fa, e se il mare mediterraneo  non esisteva, potrebbe non essere così  azzardato, (anche se non provabile scientificamente)  pensare che tra i 3 e i 6 milioni di anni fa (anno più anno meno), un gruppo di quelli che oggi chiamano extracomunitari africani, decise di fare una capatina dalle nostre parti, non ebbero particolari difficoltà a passare il mare, proprio perché allora non esisteva, per cui lo fecero camminando; all’arrivo non trovarono nessuno a chiedere loro il permesso di soggiorno in quanto non vi era nessuno che poteva farlo, dal momento che il genere umano proveniva proprio dall’Africa.

Tracce di quei primi abitatori sono state trovate alcuni anni fa nei pressi di Agrigento[6] , la scoperta potrebbe essere visto come un ulteriore elemento a favore dell’idea che il genere umano, anche se nella forma dei primi ominidi, non seguì la traiettoria Africa -> Asia -> Europa -> Sicilia ma si sarebbe irradiato dall’Africa direttamente in Sicilia. La teoria in realtà non è poi così nuova, molti scrittori del passato, tra cui il ragusano Raffaele Solarino[7], avevano accettato l’idea che il primo uomo siciliano provenisse direttamente dall’Africa. Sempre dall’agrigentino provengono gli altri resti più antichi: appartengono infatti al paleolitico inferiore (2.500.000 – 100.000 a.C.) i manufatti ritrovati a Capo Rossello presso Realmonte (ciottoli scheggiati a una estremità su una faccia o su due facce) e quelli trovati in un riparo sotto roccia nella Valle dei Platani presso Cammarata. Altre tracce della presenza umana nel paleolitico inferiore, sono state trovate in provincia di Catania lungo i fiumi Dittaino e Simeto e a Noto Antica.

Il paleolitico medio (100.000-35.000 a.C.) sembra non aver lasciato tracce significative, mentre resti archeologici risalenti al paleolitico superiore (35.000-8.000 a.C.) e al mesolitico (8000-6000a.C.) sono stati trovati in quasi tutta la Sicilia, in particolare abbiamo i siti di:

  • Grotta dei Genovesi (Isola di Levanzo-Egadi);
  • Grotta dell’Addaura (Palermo);
  • Grotta della Molara (Palermo);
  • Grotta Uzzo (Trapani);
  • Agira (Riparo Longo).

Un importante sito considerato tra i più antichi del paleolitico superiore (circa 25.000 a.C.)  è quello di Fontana Nuova, una località a pochi chilometri da Marina di Ragusa, il sito è un riparo sotto roccia e fino a non molti anni fa era considerato la stazione paleolitica più antica della Sicilia[8]. Ulteriori tracce che dimostrano che l’Homo del paleolitico superiore era presente nel ragusano, sono state trovate nel modicano in Contrada Vignazza e nella Grotta Lazzaro una caverna naturale che si trova nella Cava Lazzaro o Cava grande tra Modica e Rosolini, in ambedue i siti sono state rinvenute delle punte di freccia di selce, coltelli di ossidiana e di selce e parecchi punteruoli in osso[9].

Ognuno di noi, può dire di avere avuto i suoi alti e bassi, la stessa cosa vale per il mare, il cui livello nel corso dei millenni, ha subito parecchi cambiamenti. Nel paleolitico i propronipoti dei primi abitatori della Sicilia che avessero voluto far ritorno nella terra africana utilizzando la terra ferma non avrebbero potuto farlo in quanto nel frattempo erano venuti a crearsi i presupposti per poter affermare che “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. Verso la fine del paleolitico medio il livello del mare non era molto diverso da quello attuale, una quindicina di metri più basso, ma poi nel corso dei millenni tese ad abbassarsi fino a raggiungere, circa 24.000 anni fa, i 120 metri sotto il livello attuale[10], questo portò le coste siciliane e quelle tunisine ad essere divise da una distanza di 20 o trenta chilometri, pochi per le barche di oggi, molto per farle a nuoto. 12.000 anni fa il livello del mare era salito fino a raggiungere i -47 metri rispetto al livello attuale tanto che le isole di Levanzo e di Favignana erano unite alla Sicilia a formare un unico grande promontorio.

I paleolitici quando avevano fame non andavano a fare la spesa al supermercato più vicino ma si armavano di arco, asce e lance che generalmente costruivano con dei rami alla cui estremità fissavano delle punte fatte di selce scheggiata, e andavano a caccia. Buoi, cavalli, asini, cinghiali, cervi, volpi e gatti selvatici erano le prede preferite. È probabile che i paleolitici siciliani cacciassero anche altri animali allora presenti sul nostro territorio: ippopotami, bisonti, orsi, iene, leoni ed elefanti. Per quest’ultimo forse facevano meno fatica di quanto si possa pensare oggi visto che erano piccolini, anzi nani, essendo in media sotto il metro di altezza. Infatti, è possibile affermare che il più piccolo elefante vissuto sulla terra visse proprio sulla nostra isola circa 500.000 anni fa (Un esemplare di elefante nano ricostruito per intero si trova presso il Museo dell’Istituto di Paleoecologia di Catania). Chi invece era di palato fino e preferiva il pesce alla carne, aveva a disposizione molluschi e crostacei in abbondanza, oltre che cernie, murene cefali, tartarughe giganti e quant’altro poteva offrire un mare non ancora saccheggiato e inquinato com’è purtroppo quello dei nostri tempi.

Ad un certo punto qualche paleolitico più furbo degli altri (o forse più sdentato), stanco di mangiare carne cruda, decise che era ora di una bella bistecchina alla brace, scoprì quindi il modo di accendere il fuoco, i primi focolari in Europa e in Asia vengono fatti risalire a circa 400.000 anni fa, di un certo interesse è l’accampamento trovato a Terra Amata nei pressi di Nizza in Francia[11]

A differenza di molti loro discendenti a cui toccherà sorte opposta, i paleolitici avevano il companatico ma non il pane, infatti non conoscevano ancora l’agricoltura ma praticavano la raccolta dei vegetali così come mamma natura li offriva (si ha traccia di produzione del pane non lievitato in Mesopotamia verso il 7000 a.C.). I primi a gustare il pane lievitato furono forse gli egiziani nel 2000 a.C. che realizzarono il forno a cupola per la cottura del pane.

Vivevano in abitazioni modeste ma spaziose e soprattutto aerate, molto aerate, erano infatti in prevalenza grotte o siti riparati come quello dell’Addaura e di Fontana Nuova. A volte più persone si riunivano, in modo non sedentario, in accampamenti, cioè in abitati temporanei, la cui caratteristica era propria l’instabilità dell’insediamento (non si conoscono in quest’epoca così remota insediamenti stabili).

I paleolitici non è che avessero a disposizione una gran sorta di utensili, avevano imparato a lavorare la pietra scheggiandola con altre pietre più dure in modo da ricavare ciottoli scheggiati su una faccia o su due facce, tali utensili, di varie dimensioni erano utilizzati per triturare ossa e altro materiale, cacciare e, all’occasione, difendersi. Il materiale utilizzato era prevalentemente: pietra calcarea, quarzite, selce e ossa di animali.

Grotta di Uluzzo. 1-5: grattatoi, 6: bulino, 7-9: strumenti a dorso, 10: pezzo scagliato, 11: punta, 12: scheggia ritoccata, 13: raschiatoio (da Broglio-Kozlowski 1986, p. 255)

La Sicilia tra Storia, Miti e Leggende. Vol. 1: Dalla Preistoria ai Fenici
Scheda informativa sul libro e link per scaricarlo in formato e-book contestualmente all’acquisto. (€ 9.76)

***

[1] Storia dell’Umanità dell’Unesco: Volume I.  Preistoria e Albori della Civiltà pag. 13. Gedea Edizione De Agostini 2002

[2] Yves Coppens e Denis Geraads: Andropogenesi – quadro generale. In Storia dell’Umanità Vol. I.  Unesco – Istituto Grafico De gostini

[3] http://www.repubblica.it/scienze/2017/06/07/news/i_primi_antenati_dell_homo_sapiens-167513501/

[4] https://www.nature.com/articles/nature22335

[5] http://win.lasiciliainrete.it/storia_sicilia/prosciugamento_mediterraneo.htm

[6] Sabatino Moscati nella rivista “Archeo” luglio 1997 pag. 37

[7] Raffaele Solarino: La Contea di Modica Vol. 1. Pag. 45

[8] L. Bernabò Brea: La Sicilia prima dei Greci pag. 21.

[9] Raffaele Solarino: La Contea di Modica Vol. 1. Pag. 51.

[10] Fabrizio Antonioli: Problematiche relative alle variazioni recenti del livello del mare e sue interazioni con le comunità preistoriche in Sicilia. In Prima Sicilia pag. 146.

[11] Joan Santacana: Le prime società. p.28

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