Arte della Ceramica
Descrizione
Arte della Ceramica
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Scheda tecnica elaborata da: Regione Sicilia – Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana – CRicd: Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione e filmoteca regionale siciliana
Registro Eredità Immateriali
N. Prog.
155
Bene
Arte della Ceramica
Libro
REI – Libro dei saperi
Data approvazione
04-10-2012
Categoria
Tecnica artigiana
Provincia
Palermo
Località
Comune
Collesano
Denominazione locale
Notizie Cronologiche
Studi approfonditi e ricerche archeologiche condotte sul suo territorio dimostrano che la storia della ceramica di Collesano ha radici antichissime.
Numerosi sono i ritrovamenti avvenuti su Monte d’Oro, antico sito abitativo non molto distante dall’attuale centro urbano, che testimoniano come la pratica figulina sia attiva sin dal VII secolo a.C.. L’etimo greco della contrada Ciaramitaro, da kéramos ossia ceramica, conferma lo sfruttamento dell’argilla in quell’area già durante l’età ellenica.
I primi dati per l’epoca medievale sono venuti alla luce in seguito a saggi effettuati nella stessa località sulle rovine del centro arabo-normanno. Dai report dello scavo emerge che furono ritrovati “frammenti di ceramiche decorate con motivi in bruno e verde e ricoperte di vetrina trasparente”, nonché “bacini, scodelle, lucerne rivestite d’invetriatura verde”.
Per i secoli successivi, dal Cinquecento in poi, la ricerca d’archivio diventa la fonte primaria per ricostruire la storia dell’arte degli stazzonari collesanesi.
Il documento più antico in tal senso è datato al 1567 e attesta la nascita degli stazzoni nella città madonita. Allo stesso periodo risalgono alcuni resti di fornaci, che rappresentano il cuore della produzione della ceramica, tutte localizzate nei pressi di Borgo Stazzone. La nominazione del borgo sottolinea la fortissima caratterizzazione del sito in tal senso. E’ attestato, con un documento contratto alla fine del 1585, che la cava di Bovitello forniva la materia prima ed è da essa che si continuerà a ricavare materiale fino alla seconda metà del Novecento. Ciò che rendeva particolare l’argilla estratta da questa miniera era il suo colore scuro e per tale motivo chiamata nigra, anche per distinguerla da quella bianca cavata da altre località, che inizierà ad essere lavorata dagli stazzoni collesanesi dalla fine del Cinquecento in poi.
Da documentazione archivistica i Cellino sono indicati come la famiglia che diede il maggiore impulso alla diversificazione nella produzione di ceramica stagnata.
Il Seicento è, senza dubbio, il secolo che ha segnato maggiormente la produzione artistica della ceramica di Collesano, rappresentandone il momento di massimo splendore. Questo secolo fu caratterizzato dalla diffusione della produzione delle mattonelle maiolicate con motivi “a onda di mare” e “a punta di diamante“.
Nel Settecento, oltre a continuare la produzione delle maioliche, si affermò la produzione di vasellame d’aromateria, fortemente caratterizzato e riconoscibile.
Le maioliche settecentesche iniziano a essere usate per decorare le chiese, come, ad esempio, quelle utilizzate per adornare la guglia di destra della chiesa di S. Maria di Loreto di Petralia Soprana o il pannello devozionale del 1769 raffigurante l’immagine dell’Immacolata aurelata da dodici stelle. Questo è formato da dodici piastrelle con la scritta “Viva l’Immaculara Concezzione” posto, tutt’oggi, al centro storico di Collesano.
La ceramica del luogo inizia a uscire dal territorio madonita diffondendosi su botteghe e mercati palermitani. Negli ultimi decenni del Settecento la ceramica collesanese vive un momento di rinnovamento grazie agli impulsi provenienti dai maestri Savia e Rizzuto che trasmetteranno la conoscenza di quest’arte in altri centri, noti per la produzione di ceramica, come Burgio, Caltagirone e Trapani.
L’Ottocento è caratterizzato dalla diffusione delle maioliche popolari, come le lucerne antropomorfe. Dalla forma di damine abbigliate come da moda francese dell’epoca, queste facevano “luce dal petto”.
Il vasto patrimonio artistico di Collesano, accumulato nei secoli, è ancora oggi conservato negli edifici religiosi che nei tempi ne hanno custodito i vari esemplari.
Ricorrenza
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Data
Occasione
Funzione
Attori
Partecipanti
Descrizione
Gli stazzonari o fornaciai di Collesano si sono distinti, nel corso dei secoli, per la loro versatilità nella produzione di utensili vari, di contenitori per le spezie, di lucerne antropomorfe, di fiaschi a forma di vegetale (melanzana, cetriolo o peperone) fino ai semplici mattoni e alle maioliche. Altri importanti manufatti erano realizzati per le farmacie, ossia vasi destinati a contenere prodotti liquidi o in polvere, commissionati dagli stessi aromatai.
Le botteghe degli stazzoni erano ubicate lontane dal centro abitato, spesso in zone adiacenti la parte marina del territorio. Tale localizzazione può essere spiegata per l’elevata richiesta di produzione di contenitori di argilla per la canna da zucchero, prodotta in zona.
Le loro fornaci erano alimentate a nozzolo o sansa (lo scarto della macinazione delle olive) anche se il combustibile più comune era la legna proveniente dai boschi delle Madonie, non molto lontani dal centro urbano. Al contrario non veniva minimamente utilizzato il carbone come avveniva nel vicino centro di Burgio.
Il tornio, il mulino a mezza luna, le camere di cottura e combustione erano gli strumenti utilizzati dai fornaciai per la produzione della ceramica, che avveniva abitualmente nelle stagioni calde.
La robba grossa fu la prima produzione di ceramica collesanese nata, inizialmente, a soddisfare le esigenze del mercato locale e in seguito richiesta anche dai centri madoniti e della fascia costiera. Facevano parte di questa categoria le tegole, i catusi (tubi), i mattoni grossi e longhi, i larerizzi, gli imbrici, la terracotta non smaltata, le stoviglie stagnate d’uso domestico, le maioliche a produzione popolare, il vasellame d’aromateria e i mattoni stagnati e colorati.
Con il passare dei secoli si assiste a un diversificarsi progressivo della produzione con la comparsa delle famose lucerne antropomorfe a forma di donna e delle maioliche per la pavimentazione o per le decorazioni da esterno delle chiese.
Altro elemento proprio della ceramica di Collesano è la sua caratteristica colorazione, ottenuta inizialmente con l’impiego di una particolare sabbia che veniva cavata dalle rocce del Fiume di Lino che scorreva a valle del centro abitato. Uno degli ultimi maestri ceramisti, Salvatore Iacchetta, nel 1997, ricordava che per la sabbia si andava a scavare nella zona del Fiume di Lino. La sabbia scavata poteva essere di colore giallo, rossa o talvolta di colore cinnirina, ossia color cenere. Tuttavia la cromia della ceramica collesanese fu molto ridotta, stabilizzandosi nelle tonalità del verde ramina, giallo-paglino e manganese.
Scheda Catalografica
Bibliografia
D’Angelo, Franco. 1978. Reperti medievali dello scavo di Monte d’Oro di Collesano, in “Sicilia Archeologica” n. 38, Palermo.
Marino, Gabriele e Rosario Termotto, a cura di. 2014. Conoscere il territorio: Arte e Storia delle Madonie. Studi in memoria di Nico Marino Vol. II. Cefalù: Associazione Culturale “Nico Marino”.
Sitografia
Filmografia
Discografia
Note
Merita una nota di approfondimento la pratica di trasmissione del sapere nelle botteghe dei ceramisti.
Di norma questa avveniva all’interno della famiglia e l’ingresso di nuovi nomi nel mondo della produzione era normalmente legata ai matrimoni delle figlie dei ceramisti con giovani provenienti da altri settori, che venivano cooptati nelle botteghe, trasmettendo a essi le conoscenze sull’arte ceramista.
Altro tramite di diffusione è dato dai rapporti di apprendistato tra il maestro e il garzone o famulo. Il primo si impegnava a trasmettere le sue conoscenze sull’arte secondo le capacità espresse dal famulo, a fornirgli le vesti, la berretta, un onza all’anno in denaro e, alla fine dei cinque anni di apprendistato, un tornio. Di contro i garzoni dovevano fare, oltre i servizi pertinenti all’arte, anche una serie di attività legate alla produzione della ceramica, come raccogliere la legna, cavare la creta, vendere i prodotti in occasione delle feste e delle loro fiere: momenti fondamentali per la collocazione del prodotto finito.
Autore Scheda:Francesca Maria Riccobene
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