Processione del Venerdì Santo - Enna
Descrizione
Processione del Venerdì Santo – Enna
La Processione del Venerdì Santo è l’apice dei riti pasquali ad Enna. Per le vie della città, tutta saliscendi e vicoli tortuosi, sfilano in silenzio circa duemilacinquecento confrati incappucciati, dotati di torce e ceri ad illuminare suggestivamente il percorso. Oltre agli ennesi, moltissimi devoti e turisti arrivano in città per assistere alla grande processione. Non a caso, la Processione del Venerdì Santo di Enna è considerato un evento sacro a richiamo turistico internazionale e la Settimana Santa di Enna è un bene protetto dall’Unesco.
I riti sacri vengono avviati dalla celebrazione della “Passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo” che si tiene al Duomo e in tutte le chiese parrocchiali. Essa consiste nella “Liturgia della Parola” che ha il suo culmine nella lettura del brano evangelico della “Passione del Signore” secondo Giovanni. Segue l’Adorazione della Croce.
Intorno alle ore 17:00, dalla parte superiore della città, i confrati del SS. Salvatore percorrono in processione le vie fino al Duomo al fine di portarvi il fercolo del Cristo Morto. Salendo verso il Duomo, la Confraternita della Passione porta, secondo un ordine ben preciso lungo le due file, i cosiddetti “Misteri”, ovvero i simboli per fare memoriale della passione di Cristo: la lanterna che condusse i soldati al Getsemani, la spada di cui San Pietro si servì per tagliare l’orecchio di uno dei soldati, un guanto simboleggiante le mani di Ponzio Pilato, la corona di spine posta sul capo di Gesù, i flagelli con i quali venne frustato, il tamburo che scandì l’ascesa al Calvario, il velo con cui la Veronica asciugò il volto insanguinato del Cristo, i chiodi con i quali fu crocifisso, la scritta “INRI” posta sulla sommità della croce, i dadi che furono usati dai soldati romani per tirare a sorte le vesti da contendersi, la lancia con la quale Gesù fu ferito al costato, la scala con la quale fu deposto dalla croce, il calice da cui Gesù bevve nell’ultima cena, la borsa con i trenta denari per i quali Giuda tradì il suo maestro, le funi con cui fu legato, il mantello rosso che lo coprì nel pretorio, una colonna di marmo che ricorda il luogo dove Cristo fu frustato, la canna che gli fu messa tra le mani, la bacinella e la brocca con cui Ponzio Pilato si lavò le mani, la croce che fu caricata sulle spalle di Gesù, il martello che servì per conficcare i chiodi, la tenaglia adoperata per toglierli, la spugna imbevuta di aceto che gli fu data per dissetarsi e il sudario nel quale fu avvolto prima di essere deposto nel sepolcro. Infine, il gallo, vivo, ornato con nastri multicolori, che cantò quando San Pietro rinnegò per tre volte di conoscere Gesù.
Intanto, le confraternite arrivano in Duomo, vi entrano e vi defluiscono attraversando la navata centrale, rendendo omaggio al Cristo Morto e uscendo dal portale secondario, in modo da esser già pronti per l’inizio della Processione vera e propria.
Terminata l’esposizione del fercolo dell’Addolorata, esso viene portato a spalla dai confrati verso il Duomo, con un ritmo lento e ondulatorio, accentuato dalle marce funebri che sottolineano la tragedia della madre di Gesù che piange suo figlio morto. Il fercolo della Madonna Addolorata viene così posizionato all’interno della Chiesa Madre dove l’attendeva l’urna del Cristo Morto.
Alle ore 19:00 circa i fercoli di Gesù e dell’Addolorata, preceduti dalla Spina Santa (cfr. Note) e seguiti dalla banda musicale, cominciano a muoversi in processione, scendendo lentamente la scalinata della Chiesa Madre sulle note di alcune marce funebri. Vengono poi posti al centro di una Piazza Duomo stracolma al fine di ricevere l’adorazione e le preghiere di una folla silente.
Successivamente, la processione scorre lenta attraversando tutte le piazze e le vie protagoniste della vita cittadina fino a raggiungere intorno alle 20:45 il vastissimo piazzale antistante il cimitero comunale. Qui, da un palco appositamente allestito, viene impartita la solenne benedizione.
Dopo questa sosta, la processione riprende. Nonostante l’ora tarda, una folla resta a veder rientrare la processione in Duomo. Poi, l’urna del Cristo morto viene riportata nella propria chiesa e il fercolo dell’Addolorata, preceduto da tutte le confraternite, fa ritorno per la via Roma alla Chiesa del Mercato S. Antonio, dove praticamente finisce la Processione del Venerdì Santo ennese.
Ai portatori vengono offerti biscotti e vino, non molto tempo addietro anche delle fave bollite. (onte testo: Scheda REI – regione Sicilia)
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Scheda tecnica elaborata da: Regione Sicilia – Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana – CRicd: Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione e filmoteca regionale siciliana
Registro Eredità Immateriali
N. Prog. 109
Bene: Processione del Venerdì Santo
Libro: REI – Libro delle celebrazioni
Data approvazione: 28-04-2008
Categoria: Processioni rituali
Provincia: Enna
Comune: Enna
Notizie Cronologiche
Il fercolo del Cristo Morto risale al 1935. In precedenza veniva usata un’urna molto più piccola e leggera.
Ricorrenza: Annuale
Data: Venerdì Santo
Occasione: Morte del Cristo Salvatore
Funzione: Devozionale
Attori: Confrati incappucciati, appartenenti alle confraternite della città.
Partecipanti: Devoti, comunità locale, turisti
Descrizione
La Processione del Venerdì Santo è l’apice dei riti pasquali ad Enna. Per le vie della città, tutta saliscendi e vicoli tortuosi, sfilano in silenzio circa duemilacinquecento confrati incappucciati, dotati di torce e ceri ad illuminare suggestivamente il percorso. Oltre agli ennesi, moltissimi devoti e turisti arrivano in città per assistere alla grande processione. Non a caso, la Processione del Venerdì Santo di Enna è considerato un evento sacro a richiamo turistico internazionale e la Settimana Santa di Enna è un bene protetto dall’Unesco.
I riti sacri vengono avviati dalla celebrazione della “Passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo” che si tiene al Duomo e in tutte le chiese parrocchiali. Essa consiste nella “Liturgia della Parola” che ha il suo culmine nella lettura del brano evangelico della “Passione del Signore” secondo Giovanni. Segue l’Adorazione della Croce.
Intorno alle ore 17:00, dalla parte superiore della città, i confrati del SS. Salvatore percorrono in processione le vie fino al Duomo al fine di portarvi il fercolo del Cristo Morto. Salendo verso il Duomo, la Confraternita della Passione porta, secondo un ordine ben preciso lungo le due file, i cosiddetti “Misteri”, ovvero i simboli per fare memoriale della passione di Cristo: la lanterna che condusse i soldati al Getsemani, la spada di cui San Pietro si servì per tagliare l’orecchio di uno dei soldati, un guanto simboleggiante le mani di Ponzio Pilato, la corona di spine posta sul capo di Gesù, i flagelli con i quali venne frustato, il tamburo che scandì l’ascesa al Calvario, il velo con cui la Veronica asciugò il volto insanguinato del Cristo, i chiodi con i quali fu crocifisso, la scritta “INRI” posta sulla sommità della croce, i dadi che furono usati dai soldati romani per tirare a sorte le vesti da contendersi, la lancia con la quale Gesù fu ferito al costato, la scala con la quale fu deposto dalla croce, il calice da cui Gesù bevve nell’ultima cena, la borsa con i trenta denari per i quali Giuda tradì il suo maestro, le funi con cui fu legato, il mantello rosso che lo coprì nel pretorio, una colonna di marmo che ricorda il luogo dove Cristo fu frustato, la canna che gli fu messa tra le mani, la bacinella e la brocca con cui Ponzio Pilato si lavò le mani, la croce che fu caricata sulle spalle di Gesù, il martello che servì per conficcare i chiodi, la tenaglia adoperata per toglierli, la spugna imbevuta di aceto che gli fu data per dissetarsi e il sudario nel quale fu avvolto prima di essere deposto nel sepolcro. Infine, il gallo, vivo, ornato con nastri multicolori, che cantò quando San Pietro rinnegò per tre volte di conoscere Gesù.
Intanto, le confraternite arrivano in Duomo, vi entrano e vi defluiscono attraversando la navata centrale, rendendo omaggio al Cristo Morto e uscendo dal portale secondario, in modo da esser già pronti per l’inizio della Processione vera e propria.
Terminata l’esposizione del fercolo dell’Addolorata, esso viene portato a spalla dai confrati verso il Duomo, con un ritmo lento e ondulatorio, accentuato dalle marce funebri che sottolineano la tragedia della madre di Gesù che piange suo figlio morto. Il fercolo della Madonna Addolorata viene così posizionato all’interno della Chiesa Madre dove l’attendeva l’urna del Cristo Morto.
Alle ore 19:00 circa i fercoli di Gesù e dell’Addolorata, preceduti dalla Spina Santa (cfr. Note) e seguiti dalla banda musicale, cominciano a muoversi in processione, scendendo lentamente la scalinata della Chiesa Madre sulle note di alcune marce funebri. Vengono poi posti al centro di una Piazza Duomo stracolma al fine di ricevere l’adorazione e le preghiere di una folla silente.
Successivamente, la processione scorre lenta attraversando tutte le piazze e le vie protagoniste della vita cittadina fino a raggiungere intorno alle 20:45 il vastissimo piazzale antistante il cimitero comunale. Qui, da un palco appositamente allestito, viene impartita la solenne benedizione.
Dopo questa sosta, la processione riprende. Nonostante l’ora tarda, una folla resta a veder rientrare la processione in Duomo. Poi, l’urna del Cristo morto viene riportata nella propria chiesa e il fercolo dell’Addolorata, preceduto da tutte le confraternite, fa ritorno per la via Roma alla Chiesa del Mercato S. Antonio, dove praticamente finisce la Processione del Venerdì Santo ennese.
Ai portatori vengono offerti biscotti e vino, non molto tempo addietro anche delle fave bollite.
Bibliografia
Buttitta, Antonino e Melo Minnella. 1978. Pasqua in Sicilia, Palermo: Grafindustria editoriale.
Collura, Matteo. 2009. Sicilia sconosciuta. Itinerari insoliti e curiosi. Bologna. Milano: Rizzoli.
Severino, Carmelo. 1996. Enna: la città al centro. Roma: Gangemi.
Note
L’urna monumentale contenente il Cristo Morto è un pregiato lavoro di ebanisteria, fatta di legno massiccio lavorato e laminato in oro zecchino, sormontato da una croce e avente quattro angeli con le ali spiegate posti agli angoli e vetri che rendono visibile il corpo di Gesù contenuto all’interno. Adagiato su una coltre di raso, Cristo è rappresentato coronato di spine e reca molte ferite sanguinanti, con barba e capelli incolti e la bocca digrignata, coperto solo da una stuola bianca.
La statua della Madonna Addolorata appare con il capo reclinato a sinistra ed un’espressione d’angoscia e dolore impressa sul volto, con le labbra socchiuse in un gemito di disperazione, e le mani, a differenza di quanto avviene in gran parte delle statue mariane, non sono giunte, ma la destra stringe il seno in corrispondenza del cuore, trafitto dal dolore, mentre la sinistra afferra un fazzoletto. Il collo è cinto da una preziosa collana d’argento contenente una reliquia. La Madonna indossa un ampio manto merlato di velluto nero, in segno di lutto, e la vara, sormontata da una piccola cupola, è illuminata da lampadine. Fiori bianchi si trovano ai piedi della statua.
Spina Santa: preziosa croce reliquiario in argento del XVI secolo, al cui centro, incastonata in una casella di vetro, si trova una delle spine della corona di Cristo e un pezzo della sua croce. La Spina Santa viene condotta in processione da quando la nobildonna Emilia Grimaldi, principessa di S. Caterina, vi fece sistemare la reliquia donata dai frati cappuccini e donò la croce al Tesoro del Duomo il 13 marzo 1733 con la precisa volontà che fosse portata in processione il Venerdì Santo.
Autore Scheda: Paola Barbata
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