Palazzo Arezzo Bertini
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Descrizione

Palazzo Arezzo Bertini

La dimora era già completa e abitata nel 1844 ad opera di don Nicolò Arezzo che aveva acquistato l’area dove sorgevano le case del barone di Boscopiano. Nel 1876 il palazzo venne acquistato da Gaetano e Francesco Bertini

Prima del terremoto del 1693 dalla Piazza Maggiore aveva inizio una strada, detta la Piancata perché fornita di pavimentazione in lastre di calcare, che attraversava tutto l’abitato e terminava nella piazza chiamata degli Archi. All’inizio di questa strada, percorrendola in direzione piazza degli Archi, subito dopo la chiesa parrocchiale di S. Tommaso, a man sinistra sorgevano, prima, le case del barone di Boscopiano, don Andrea Gurrieri, e, più avanti, quelle del barone del Monte, don Teodoro Castillett. Quest’ultimo aveva edificato il suo palazzo nel 1608, utilizzando, tra l’altro, la parte superiore del “Tocco”, acquistata dall’amministrazione della Contea. Infatti il “Tocco” era costituito da un loggiato coperto in cui si riunivano i nobili ed in cui avvenivano le aste delle gabelle della città e dei dazi regi. L’ubicazione del Tocco, come riportato in una pianta sulle appartenenze parrocchiali del 1737, era approssimativamente nell’angolo compreso tra le attuali Piazza Duomo e via del Convento. Gli stemmi della Corona spagnola, dell’Almirante Conte di Modica e della Città di Ragusa che lo adornavano, e di cui ci parlano gli antichi manoscritti,vi erano stati posti probabilmente in occasione della venuta a Ragusa di Giovanni Alfonso Enriquez de Cabrera, Vicerè di Sicilia, Almirante di Castiglia e Conte di Modica, nel novembre del 1643.

Con il terremoto tutti questi edifici crollarono o vennero gravemente danneggiati, ma solo quello della famiglia Castillet, nel 1696, venne ricostruito per iniziativa della vedova del barone Paolo Castillet , Brigida Iurato, che vi spese ben 400 onze per conto dei figli Giovan Battista e Andrea.
Il palazzo del barone di Boscopiano, invece, non venne ricostruito perché la baronessa Grazia Cosma, nipote del barone Andrea ed unica erede della famiglia, nel 1686 aveva sposato il barone Interlandi di Caltagirone e si era trasferita in quella città portando in dote al marito titolo e feudo.

Nel corso del XVIII secolo l’area precedentemente occupata dal palazzo Gurrieri venne acquistata dagli Arezzo di Donnafugata che abitavano dall’altro lato della strada e che, in seguito, acquisirono anche parte dell’area di proprietà dei baroni Castillett del Monte trasferitisi frattanto a Naro.
Nel primo trentennio del XIX secolo, don Nicolò Arezzo di Donnafugata, fratello del barone Francesco, in una parte dell’ampio sito, cominciò l’edificazione della propria casa che era già completa ed abitata nel 1844, come ci dice il Padre Zaccaria nel suo manoscritto. Morto senza prole don Nicolò, il 20 luglio del 1876 il palazzo venne acquistato da Gaetano e Francesco Bertini, padre e figlio, che l’anno prima avevano acquistato i locali adiacenti in cui era situata la Biblioteca comunale, che successivamente saranno utilizzati per l’ampliamento del palazzo.
Il palazzo, infatti, per le esigenze abitative della famiglia Bertini, venne ampliato con l’aggiunta di due corpi laterali la cui distinzione è ben evidente nel prospetto principale in cui due paraste dividono la costruzione originaria dalle aggiunte successive.

Il prospetto ad un piano semplice e lineare, di chiaro gusto neoclassico, è movimentato dal portone d’ingresso evidenziato da due colonne scanalate in pietra asfaltica che costituiscono una tribuna col sovrastante balcone centrale, anch’esso evidenziato rispetto ai due laterali dalla presenza di un timpano curvo. L’atrio d’ingresso, che costituisce la caratteristica distintiva del palazzo, ha forma rettangolare e presenta una volta a botte e pavimento in basole di calcare duro con inserti decorativi in pietra asfaltica. La parete di fondo, in cui si apre una scala a doppia rampa per l’accesso al piano superiore, è costituita da tre arcate poggianti su colonne con un caratteristico effetto di svasatura verso l’interno che conferisce all’insieme profondità e prospettiva. Le arcate si aprono sul caratteristico orto-giardino contraddistinto da due filari di piante di agrumi nel viale principale e dalle piante tipiche profumate degli orti iblei quali il gelsomino, la menta, la citronella e le viole locali. L’accesso alla zona verde avviene tramite un’artistica cancellata in ghisa sormontata dalla lettera “B”, iniziale di “Bertini”, realizzata dalla ditta Paradiso di Acireale a cui si deve la grande cancellata della scalinata del Duomo di S. Giorgio e gli artistici lampadari della stessa chiesa.
Il palazzo è stato oggetto di un recente intervento di restauro che ha ripristinato l’originario assetto, con l’eliminazione delle modifiche apportate nel corso degli anni.
Tra gli ambienti interni è degno di nota il grande salone che presenta ancora gli arredi originali comprati in blocco a Catania dalla famiglia Bertini nel 1881.

Autori: Giuseppe Arezzo e Don Giuseppe Antoci 

(Fonte articolo: Ragusa Sottosopra – Anno XII – N° 1) 

 

Bene sotto posto a vincolo. Scarica il decreto:

D.D.G. n. 5063 del 02.02.2006

 

 

 

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