Megara Iblea
Megara Iblea sarebbe, secondo gli scrittori dell’antichità, una delle tre Ible di Sicilia:
Ibla Maggiore;
Ibla La piccola (Megara Iblea);
Ibla Minore.
La Maggiore fu forse detta Tiella (o Stiella) ed è opinione diffusa collocarne il sito nei pressi di Paternò. La piccola fu detta anche la Minima, il cui sito si vuole che sia quello di Megara Iblea che come è noto è a sud di Augusta, per quando riguarda invece la Ibla Minore in molti sono concordi nel volere che sia stata appellata anche Ibla Erea perchè sita sui Monti erei, chiamata forse per errore anche Ibla Nera, Gibla o Nibla, e si pensa che il sito sia quello di Ragusa Ibla.
***
Nel 1867 i lavori di sbancamento per la costruzione della ferrovia Catania-Siracusa tagliarono in due il sito archeologico nella parte delle fortificazioni e in parte dell’abitato. Gli scavi condotti nel 1891 degli archeologi francesi Georges Vallet e François Villard portarono alla scoperta della parte settentrionale della cinta muraria nord-occidentale, che in parte serviva da terrapieno contro le alluvioni: apparentemente era più evidente al tempo di Filippo Cluverio, di una vasta necropoli, di cui sono state esplorate circa 1 500 tombe, e di un deposito di oggetti votivi da un tempio. La città era lambita a nord dal porto ed aveva una necropoli contenente circa un migliaio di tombe.
La necropoli nord venne in parte coperta durante la costruzione della raffineria RASIOM nel 1949. Gli interventi della Soprintendenza di Siracusa diretta da Bernabò Brea permisero il salvataggio di alcuni reperti tra cui la famosa statua della Kourotrophos rinvenuta in pezzi il 30 ottobre del 1952 e poi restaurata. Interventi decisi della soprintendenza e dell’Ecole francaise (presente dal 1949) permisero il salvataggio della parte entro la cinta muraria ellenistica.
I numerosi resti archeologici, tuttora visibili sul sito, sono frutto degli scavi effettuati nell’immediato dopoguerra, grazie al grande contributo dei già citati Vallet e Villard e degli archeologi italiani Luigi Bernabò Brea e Gino Vinicio Gentili. La conservazione della sua struttura urbanistica originaria è stata permessa dalla mancata urbanizzazione in epoca moderna.
A metà del VII secolo, la città fu organizzata seguendo un disegno regolare del tessuto urbano. Un’agorà con stoà sorse su un piano sollevato sui lati nord e est. Questa è una delle prime agorà conosciute.
Sul sito sono ancora visibili:
- l’agoràcon i resti di due portici
- i bagni ellenistici
- l’heroon
- i resti delle mura di cinta
- i resti di un tempio ellenistico
- le fondamenta di un tempio arcaico
- il pritaneo
- un’officina metallurgica
- i resti di decine di case
Fonte: Ignazio Caloggero, wikipedia
Tracce del Neolitico (100.630)
Si vedano anche le schede 591,592,593 del Piano Paesistico della Provincia di Siracusa – Beni Archeologici)
Schede Beni Archeologici Piano Paesaggistico di Siracusa
Inserimento scheda: Ignazio Caloggero
Foto: Di Clemensfranz – Opera propria, CC BY 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=873500
Contributi informativi: Ignazio Caloggero, Regione Sicilia