Lu Signuri di li fasci
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Descrizione

Lu Signuri di li fasci

 

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Scheda tecnica elaborata da: Regione Sicilia – Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana – CRicd: Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione e filmoteca regionale siciliana

N. Prog.
127
Bene
Lu Signuri di li fasci
Libro
REI – Libro delle celebrazioni
Data approvazione
02-03-2009
Categoria
Festa pasquale
Provincia
Enna
Località
 
Comune
Pietraperzia
Denominazione locale
 
Notizie Cronologiche
I documenti e le fonti che trattano le origini della processione del Venerdì Santo di Pietraperzia sono scarse e frammentarie.
Lo storico Frà Dionigi nella sua “Relazione critico-storica della prodigiosa invenzione d’un immagine di Maria SS. comunemente chiamata della Cava di Pietrapercia” pubblicata nel 1776 parlando della Chiesa del Carmine e della confraternita Maria SS. del Soccorso scriveva “quell’altro (altare) del SS. Crocefisso di antichissima Religione nel Pubblico, specialmente ne’ giorni di Parasceve, quando si gira per questa Patria in processione; non sia di minor magnificenza” attestando che il culto del Crocifisso sia databile a quella data.
Tuttavia i primi documenti che attestano la processione a Pietraperzia, reperibili nell’Archivio di Stato di Palermo, sono databili al 1828 e al 1839. Nel primo documento si concede alla Confraternita di Maria Santissima del Soccorso il permesso di eseguire la processione del Venerdì Santo nelle ore pomeridiane: “[…]ch’essendo solita farsi la processione del SS.mo Crocifisso nel Venerdì Santo di dopopranzo di ogni anno, che sortendo dalla chiesa de’ Padri del terz’ordine gira per le strade di quella Comune dalle ore 22 sino alle ore 24, rappresentando la figura del Calvario per la memoria de’ fedeli […]“. Nel secondo si accorda un ulteriore permesso nell’eseguire la processione del Crocifisso facendolo seguire dal fercolo di Maria Santissima Addolorata.
Ulteriori dati che contribuiscono a ricostruire la storia della processione sono la lastra di rame, realizzata dall’artista pietrino Cosimo Adamo, e diversi documenti che costituiscono parte integrante dell’archivio della confrazia. Attraverso questi è possibile affermare che dopo il 1860 la processione di Lu Signuri di li fasci esisteva più o meno come è attualmente rappresentata.
Ricorrenza
Annuale
Data
Venerdì Santo
Occasione
Morte del Cristo Salvatore
Funzione
Devozionale
Attori
La storica Confraternita di Maria SS. del Soccorso guida tutta la processione con un’esperienza ormai maturata da secoli. La confraternita si attesta tra le più antiche del paese e per tale motivo conserva il diritto di apertura delle processioni religiose. Lo storico locale Frà Dionigi la ritiene fondata “dopo l’anno 1306”, quando a Palermo iniziò il culto della Madonna del Soccorso. Tuttavia il primo documento che attesta l’esistenza dell’evento religioso è datato al 1560. La divisa storica si compone di un camice lungo di colore bianco, una mantellina azzurra orlata d’oro, guanti bianchi e un cappuccio penitenziale bianco con visiera. Tra i confrati il “Maestro di vara” ha un ruolo importante nella processione, stabilendo i momenti di sosta e di ripresa segnalati da due tocchi battuti sulla vara. Inoltre è lui che coordina la spettacolare “alzata” e la suggestiva ed emozionante “càlata” del fercolo.
Meritano menzione i portatori della vara, che sorreggono il fercolo per l’intera durata della commemorazione, e i portatori delle fasce che vengono guidati dai confrati al grido “attrantàmmu li fasci!” (tiriamo con forza distendendo le fasce) o “allintàmmu li fasci!” (allentiamo le fasce).
Partecipanti
Comunità locale, fedeli, turisti
Descrizione
Anima del paese di Pietraperzia è la commemorazione religiosa di “lu Signuri di li fasci“. Il pietrino vive in trepidante attesa il giorno del Venerdì Santo in cui la comunità partecipa alla celebrazione con mistico sentimento. Le giornate precedenti preparano all’evento più atteso dell’anno.
La macchina processionaria è particolarmente complessa e i preparativi per la processione prendono avvio sin dalle prime ore dell’alba.
Alle ore 15:00 si entra nel cuore della commemorazione della morte del Cristo Redentore. La popolazione dei fedeli e i turisti si radunano nella Chiesa del Carmine che diventa palcoscenico di un momento di particolare suggestione. I membri della confraternità, in un rituale ormai consolidato, depongono dall’altare il Crocifisso conducendolo in processione nella vicina Chiesa Madre per il rito dell’Adorazione della Croce. 
A conclusione del rito il Crocifisso viene riportato nella Chiesa del Carmine. Lì la popolazione di fedeli e di turisti gli rende omaggio benedicendo le “misureḍḍe“: nastri di colore rosso che secondo un’antica tradizione simboleggiano la misura della misericordia divina sperimentata da Gesù Cristo nella sua Passione. La misureḍḍa (piccola misura) ha la stessa lunghezza dell’apertura delle braccia del Crocifisso, essa, una volta benedetta, viene legata al braccio in segno di protezione e successivamente conservata dai fedeli.
Al tramonto la “vara“, una trave di legno di cipresso terminante a croce che viene innestata in una base cubitale di legno di rovere, viene portata all’esterno della chiesa del Carmine e lasciata in posizione orizzontale. Un tempo questa veniva chiamata Lu Cravaniu (il Calvario). Nella parte sommitale, ai piedi della croce,  vengono applicati due semicerchi di ferro ai quali verranno annodate a metà della loro lunghezza le fasce, raddoppiandone così il loro numero reale. Le fasce sono dei teli di lino lunghi 32 metri e larghi 40 centimetri e rappresentano il voto, la promessa o l’atto d’amore del fedele, che lo stesso ripeterà ogni anno. Queste, inoltre, hanno l’importante funzione di consentire l’equilibrio della lunga asta di legno lungo il percorso processionale.
L’anello al quale sono legate le fasce viene coperto da “lu munnu“, una sfera dai vetri policromi, raffigurante l’universalità del Cristo, illuminata dall’interno e posta ai piedi del Crocifisso.
Precede l’inizio della processione il commovente e sentito rito del “Passamanu“: i confrati disposti a catena, l’uno di fronte all’altro, al grido “Pietà e misericordia Signuri!” si passano di mano in mano il Crocifisso portandolo nello spazio antistante la Chiesa del Carmine, posizionandolo poi sulla croce della trave, alla quale viene legato con delle misureḍḍe.
Il silenzio scende in piazza all’udire dei tre tocchi sulla “vara“. Il confrate, maestro di vara, ripete il gesto: batte tre tocchi, questa volta lenti e decisi attirando l’attenzione di tutti. Quello è il segnale dell’alzata. In uno slancio fulmineo, tirato dai portatori e dalle fasce, il fercolo si posiziona in verticale ergendosi in tutta la sua maestosità. Una volta inserite le due aste, lunghe 10 metri, tutto è pronto per l’inizio della processione. Da quel momento in poi il fercolo diventa un complesso vivente e attivo che percorre le strade del paese cambiando continuamente forma, allargandosi, stringendosi e allungandosi in base alla forma della via. L’intero tragitto è scandito da diversi momenti di sosta, che hanno lo scopo principale di far riposare i portatori nonché di consentire alle persone di venerare il Crocifisso.
Il fercolo del Signore delle fasce è seguito dal’urna con il Cristo Morto a cui fa seguito, infine, il simulacro dell’Addolorata, portata a spalle dalle donne dell’omonima confraternita.
Fa da sfondo musicale alla processione la “Ladata”, un lamento funebre eseguito da solista e coro che narra la passione e morte di Cristo.
Infine, giunti nuovamente alla piazzola della Chiesa del Carmine, “Lu Signuri di li fasci” viene deposto dai confrati per la suggestiva “calata“. In un movimento lento la vara viene nuovamente disposta in posizione orizzontale. Le mani alzate dei fedeli attendono di accogliere il Cristo, che, conclusa la processione, viene riposto all’altare centrale della Chiesa tra le grida di “ Pietà e misericordia Signuri!”.
Bibliografia
Marotta, Filippo. 1950. La Settimana Santa e la Pasqua a Pietraperzia. Enna: Confraternita di Maria SS. del Soccorso.
 
Malfa, Vittorio. 1992. Feste religiose e pietà popolare a Barrafranca e Pietraperzia. Enna: Editrice il Lunario.
Sitografia
 
Filmografia
“Lu Signuri di li fasci” DVD, Centro Video Mediterraneo
Discografia
 
Note
Da molti decenni (forse secoli) si è soliti cantare a Pietraperzia, durante il periodo quaresimale e di passione, delle particolari nenie a forma di lamento gridato, che esprimono con vivezza i sentimenti di partecipazione agli avvenimenti tragici ricordati nei versi cantati.
Questo tradizionale canto popolare, in dialetto siciliano, viene denominato a Pietraperzia “la ladàta“. Non si conosce come sia pervenuta a Pietraperzia. Di certo si sa che le strofe, “li pàrti“, in ottava rima, sono state tramandate oralmente nell’ambito degli stessi laudanti, “li laudatùra” pietrini. La prima stesura scritta si ebbe solo agli inizi degli anni 1970.
Caratterizzata da 36 strofe a fronte delle 46 che contraddistinguevano la “laminanza” nissena o di quella trascritta dal Pitrè di 44 ottave.
I laudatùra messi a crocchio, a rrutulàcchiu, tra le ore 20:00 e le 24:00, si radunavano nei quadrivi, nelle piazze o dietro le chiese a cantare quel canto lamentevole e triste, creando un’atmosfera di riflessione e di dolore per l’evento che i versi e il tempo liturgico ricordano.
Il ricco gorgheggio spagnoleggiante, la possibile presenza di una seconda voce detta la “contravùci“, l’accompagnamento corale durante il canto degli “assolo” del “prìmu scanniddu” (da scannuddàri ossia cantare a squarciagola e a voce alta) sono tutte caratteristiche di questa ladàta.
Di seguito sono riportate alcune strofe della Ladata su “La passione e morti di nostru Signuri Gesù Cristu” di Pietraperzia.
 
O ddotti, studiènti, studiàti
‘Mparàti bon’esimpiu d’abeccè:
La sedi ca ci sta l’Eternitàti,
Lu Fìgliu di Maria ca Patri nnè.
Ci sunu tanti vèrgini beati
E nti lu munnu na reggìna cc’è.
Tutti dicìmmu: Nnomi di lu Pàtri
E di lu Fìgliu e Spirdissàntu. Ammè.
 
Lu scìsuru di la cruci e l ‘hanu datu
‘Mbrazza a l’ addiluràta di Maria.
Maria chiancìva lu sò Figliu matu:
“Cunfùrtu di la mamma – ci dicìva –
Figliu di gloria, stinnàrdu aduràtu,
Quannu supra sti braccia ti tinìva!
Ora ti vìju di sangu allacàtu:
Murtu senza di nùḍḍu, a la stranìa.
 
Ddiu amànti la vita fici
Ppi ddàri all’omu Paradisu e ppàci
Iḍḍu nni cunzòla e a ttutti nni benedìci
E a lu so regnu a ttutti nni compiàci.
Si vò sapìri sti parti cu li fici
Di Pietraperzìa Decu Niculàci.
 
Cristu si fici na navi d’argentu;
E ssi l’ha ffattu ccu ttanta gentilìa.
Si nni fici in so talentu
E mammà in viaggiu a so mamma Maria.
Anciuli, prusperàtimi li venti;
Accussì prosperàti l’arma mia.
LADAMMUCI LU SANTU SACRAMENTU
EVVIVA DI LU CARMINU MARIA.
Autore Scheda
Francesca Maria Riccobene
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