I luoghi del racconto letterario di Luigi Pirandello (Il capretto nero): Valle dei Templi
Bene inserito nel registro LIM della Regione Sicilia (I Luoghi del racconto letterario, cinematografico, televisivo) – Settore “I Luoghi del racconto letterario di Luigi Pirandello
Questo l’elenco dei luoghi inseriti nel registro LIM:
(Il capretto nero)
- Hotel des Temples
- Consolato inglese
- Valle dei Templi
Testo
La verità è una novella di Luigi Pirandello scritta in lingua siciliana nel 1912, contenuta nella raccolta Novelle per un anno.
Senza dubbio il signor Charles Trockley ha ragione. Sono anzi disposto ad ammettere che il signor Charles Trockley non può aver torto mai perché la ragione e lui sono una cosa sola. Ogni mossa ogni sguardo ogni parola del signor Charles Trockley sono così rigidi e precisi così ponderati e sicuri che chiunque senz’altro deve riconoscere che non è possibile che il signor Charles Trockley in qualsivoglia caso per ogni questione che gli sia posta o incidente che gli occorra stia dalla parte del torto. Ioe luiper portare un esempio siamo nati lo stesso anno lo stesso mese e quasi lo stesso giorno; lui in Inghilterra io in Sicilia. Oggi quindici di giugno egli compie quarantotto anni; quarantotto ne compirò io il giorno ventotto. Bene: quant’anni avremo lui il quindici e io il ventotto di giugno dell’anno venturo? Il signor Trockley non si perde; non esita un minuto; con sicura fermezza sostiene che il quindici e il ventotto di giugno dell’anno venturo lui e io avremo un anno di più vale a dire quarantanove. E possibile dar torto al signor Charles Trockley? Il tempo non passa ugualmente per tutti. Io potrei avere da un sol giorno da un’ora sola più danno che non lui da dieci anni passati nella rigorosa disciplina del suo benessere; potrei vivere per il deplorevole disordine del mio spirito durante quest’anno più d’una intera vita. Il mio corpo più debole e assai me curato del suo si è poi in questi quarantotto anni logorato quanto certamente non si logorerà in settanta quello del signor Trockley. Tanto vero ch’egli pur coi capelli tutti bianchi d’argento non ha ancora nel volto di gambero cotto la minima rugae può ancora tirare di scherma ogni mattina con giovanile agilità. Ebbene che importa? Tutte queste considerazioni ideali e di fatto sono per il signor Charles Trockley oziose e lontanissime dalla ragione. La ragione dice al signor Charles Trockley che io e lui a conti fatti il quindici e il ventotto di giugno dell’anno venturo avremo un anno di più vale a dire quarantanove. Premesso questo udite che cosa è accaduto di recente al signor Charles Trockley e provatevi se vi riesce a dargli torto. Lo scorso aprile seguendo il solito itinerario tracciato dal Baedeker per un viaggio in Italia Miss Ethel Holloway giovanissima e vivacissima figlia di Sir W. H. Holloway ricchissimo e autorevolissimo Pari d’Inghilterra capitò in Sicilia a Girgenti per visitarvi i maravigliosi avanzi dell’antica città dorica .Allettata dall’incantevole piaggia tutta in quel mese fiorita del biancofiore dei mandorli al caldo soffio del mare africano pensò di fermarsi più d’un giorno nel grande Hotel des Temples che sorge fuori dell’erta e misera cittaduzza d’oggi nell’aperta campagnain luogo amenissimo. Da ventidue anni il signor Charles Trockley è vice-console d’Inghilterra a Girgenti e da ventidue anni ogni giorno sul tramonto si reca a piedi col suo passo elastico e misurato dalla città alta sul colle alle rovine dei Tempii akragantini aerei e maestosi su l’aspro ciglione che arresta il declivio della collina accanto la collina akreasu cui sorse un tempo fastosa di marmi l’antica città da Pindaro esaltata come bellissima tra le città mortali. Dicevano gli antichi che gli Akragantini mangiavano ogni giorno come se dovessero morire il giorno dopo e costruivano le loro case come se non dovessero morir mai. Poco ora mangiano perché grande è la miseria nella città e nelle campagne e delle case della città antica dopo tante guerre e sette incendi e altrettanti saccheggi non resta più traccia. Sorge al posto di esse un bosco di mandorli e d’olivi saraceni detto perciò il Bosco della Cìvita. E i chiomati olivi cinerulei s’avanzano in teoria fin sotto alle colonne dei Tempii maestosi e par che preghino pace per quei clivi abbandonati. Sotto il ciglione scorre quando puòil fiume Akragas che Pindaro glorificò come ricco di greggi. Qualche greggiola di capre attraversa tuttavia il letto sassoso del fiume: s’inerpica sul ciglione roccioso e viene a stendersi e a rugumare il magro pascolo all’ombra solenne dell’antico tempio della Concordia integro ancora. Il capraio bestiale e sonnolento come un arabo si sdraia anche lui sui gradini del pronao dirupati e trae qualche suono lamentoso dal suozufolo di canna. Al signor Charles Trockley questa intrusione delle capre nel tempio è sembrata sempre un’orribile profanazione; e innumerevoli volte ne ha fatto formale denunzia ai custodi dei monumenti senza ottener mai altra risposta che un sorriso di filosofica indulgenza e un’alzata di spalle. Con veri fremiti d’indignazione il signor Charles Trockley di questi sorrisi e di queste alzate di spalle s’è lagnato con me che qualche voltalo accompagno in quella sua quotidiana passeggiata. Avviene spesso cheo nel tempio della Concordia o in quello più su di Hera Lacinia o nell’altro detto volgarmente dei Giganti il signor Trockley s’imbatta in comitive di suoi compatriotti venute a visitare le rovine. E a tutti egli fa notare con quell’indignazione che il tempo e l’abitudine non hanno ancora per nulla placato o affievolito la profanazione di quelle capre sdraiate e rugumanti all’ombra delle colonne. Ma non tutti gl’inglesi visitatori per dir laverità condividono l’indignazione del signor Trockley. A molti anzi sembra non privo d’una certa poesia il riposo di quelle capre nei Temp i rimasti come sono ormai solitari in mezzo al grande e smemorato abbandonodella campagna. Più d’unocon molto scandalo del signor Trockleydiquella vista si mostra anzi lietissimo e ammirato.Più di tutti lieta eammirata se ne mostròlo scorso aprilela giovanissima e vivacissimaMiss Ethel Holloway. Anzi mentre l’indignato vice-console stava a darle alcune preziose notizie archeologiche di cui né il Baedeker né altra guida hanno ancor fatto tesoro Miss Ethel Holloway commise l’indelicatezza di voltargli le spalle improvvisamente per correr dietro a un grazioso capretto nero nato da pochi giorni che tra le capre sdraiate springava qua e là come se per aria attorno gli danzassero tanti moscerini di luce e poi di quei suoi salti arditi e scomposti pareva restasse lui stesso sbigottito ch é ancora ogni lieve rumo- reo gni alito d’aria ogni piccola ombra nello spettacolo per lui tuttora incerto della vitalo facevano rabbrividire e fremer tutto di timidità. Quel giorno io ero col signor Trockleye se molto mi compiacqui della gioia di quella piccola Miss così di subito innamorata del capretto nero da volerlo a ogni costo comperare; molto anche mi dolsi di quanto toccò a soffrire alpovero signor Charles Trockley. –Comperareil capretto? –Sìsì! comperare subito! subito! Efremeva tutta anche leila piccola Misscome quella cara bestiolinanera; forse non supponendo neppur lontanamente che non avrebbe potuto fare un dispetto maggiore al signor Trockley che quelle bestie odia da tanto tempo ferocemente. Invano il signor Trockley si provò a sconsigliarla a farle considerare tutti gl’impicci che le sarebbero venuti da quella compera: dovette cedere alla fine e per rispetto al padre di lei accostarsi al selvaggio capraio pertrattar l’acquisto del capretto nero. Miss Ethel Holloway sborsato il denaro della compera disse al signor Trockley che avrebbe affidato il suo capretto al direttore dell’Hotel des Templese che poi appena ritornata a Londra avrebbe telegrafato perché la cara bestiolina pagate tutte le spesele fosse al più presto recapitata; ese ne tornò in carrozza all’albergo col capretto belante e guizzante tra le braccia. Vidi incontro al sole che tramontava fra un mirabile frastaglio di nuvole fantastiche tutte accese sul mare che ne splendeva sotto come uno smisurato specchio d’oro vidi nella carrozza nera quella bionda giovinetta gracile e fervida allontanarsi infusa nel nembo di luce sfolgorante; e quasi mi parve un sogno. Poi compresi che avendo potuto pur tanto lontana dalla sua patria dagli aspetti e dagli affetti consueti della sua vita concepir subito un desiderio così vivo un così vivo affetto per un piccolo capretto nero ella non doveva avere neppure un briciolo di quella solida ragione che con tanta gravità governa gli atti i pensieri i passi e le parole del signor Charles Trockley. E che cosa aveva allora al posto della ragione la piccola Miss Ethel Holloway? Nient’altro che la stupidaggine sostiene il signor Charles Trockley con un furore a stento contenuto che quasi quasi fa pena in un uomo come lui sempre così compassato. La ragione del furore è nei fatti che son seguiti alla compera di quel capretto nero. Miss Ethel Holloway partì il giorno dopo da Girgenti. Dalla Sicilia doveva passare in Grecia dalla Grecia in Egitto; dall’Egitto nelle Indie. E miracolo che arrivata sana e salva a Londra su la fine di novembre dopo circa otto mesi e dopo tante avventure che certamente le saranno occorse in un così lungo viaggio si sia ancora ricordata del capretto nero comperato un giorno lontano tra le rovine dei Tempii akragantini in Sicilia. Appena arrivata secondo il convenuto scrisse per riaverlo al signor Charles Trockley. L’Hotel des Temples si chiude ogni anno alla metà di giugno per riaprirsi ai primi di novembre. Il direttorea cui Miss Ethel Holloway aveva affidato il capretto allametà di giugno partendolo aveva a sua volta affidato al custode dell’albergo ma senz’alcuna raccomandazione mostrandosi anzi seccato più d’un pò del fastidio che gli aveva dato e seguitava a dargli quella bestiola. Il custode aspettò di giorno in giorno che il vice-console signor Trockley per come il direttore gli aveva detto venisse a prendersi il capretto per spedirlo in Inghilterra poi non vedendo comparir nessuno pensò bene per liberarsene di darlo in consegna a quello stesso capraio che lo aveva venduto alla Miss promettendoglielo in dono se questa come pareva non si fosse più curata di riaverlo o un compenso per la custodia e la pastura nel caso che il vice-console fosse venuto a chiederlo. Quando dopo circa otto mesi arrivò da Londra la lettera di Miss Ethel Holloway tanto il direttore dell’Hotel des Temples quanto il custode quanto il capraio si trovarono in un mare di confusione; il primo per aver affidato il capretto al custode; il custode per averlo affidato al capraio e questi per averlo a sua volta dato in consegna a un altro capraio con les tesse promesse fatte a lui dal custode. Di questo secondo capraio non s’avevano più notizie. Le ricerche durarono più d’un mese. Alla fine un bel giorno il signor Charles Trockley si vide presentare nella sede del vice-consolato in Girgenti un orribile bestione cornuto fetido dal vello stinto rossigno strappato e tutto incrostato di sterco e di mota ilquale con rochi profondi e tremuli belati a testa bassa minacciosamente pareva domandasse che cosa si volesse da lui ridotto per necessità di cose in quello stato in un luogo così strano dalle sue consuetudini. Ebbene il signor Charles Trockley secondo il solito suo non si sgomentò minimamente a una tale apparizione; non tentennò un momento: fece il conto del tempo trascorso dai primi d’aprile agli ultimi di dicembre econcluse che ragionevolmente il grazioso capretto nero d’allora poteva esser benissimo que- st’immondo bestione d’adesso. E senza neppure un’ombra d’esitazione rispose alla Missche subito gliel’avrebbe mandato da Porto Empedocle col primo vapore mercantile inglese di ritorno in Inghilterra. Appese al collo di quell’orribile bestia un cartellino con l’indirizzo di Miss Ethel Holloway e ordinò che fosse trasportata alla marina. Qui lui stesso mettendo a grave repen- tagliola sua dignità si tirò dietro con una fune la bestia restia per la banchina del molo seguito da una frotta di monellacci; la imbarcò sul vapore in partenza e se ne ritornò a Girgenti sicurissimo d’aver adempiuto scrupolosamente all’impegno che s’era assunto non tanto per la deplorevole leggerezza di Miss Ethel Holloway quanto per il rispetto dovuto al padre di lei. Ieri il signor Charles Trockley è venuto a trovarmi in casa in tali condizioni d’animo e di corpo che subito costernatissimo io mi son lanciato a sorreggerlo a farlo sedere a fargli recare un bicchier d’acqua.–Per amor di Dio signor Trockley che vi è accaduto? Non potendo ancora parlare il signor Trockley ha tratto di tasca una lettera e me l’ha porta. Eradi Sir H. W. Holloway Pari d’Inghilterra e conteneva una filza di gagliarde insolenze al signor Trockley per l’affronto che questi aveva osato fare alla figliuola Miss Ethel mandando le quella bestia immonda e spaventosa. Questo in ringraziamento di tutti i disturbi che il povero signor Trockley s’è presi. Mache si aspettava dunque quella stupidissima Miss Ethel Holloway? Si aspettava che a circa undici mesi dalla comperale arrivasse a Londra quello stesso capretto nero che springava piccolo e lucido tutto fremente di timidezza tra le colonne dell’antico Tempio greco in Sicilia? Possibile? Il signor Charles Trockley non se ne può dar pace. Nel vedermelo davanti in quello stato io ho preso a confortarlo del mio meglio riconoscendo con lui che veramente quella Miss Ethel Holloway dev’essere una creatura non solo capricciosissima ma oltre ogni dire irragionevole. –Stupida! stupida! stupida! –Diciamo meglio irragionevole caro signor Trockley amico mio. Ma vedete–(mi son permesso d’aggiungere timidamente)–ellaandata via lo scorso aprile con negli occhi e nell’anima l’immagine graziosa di quel capretto nero non poteva siamo giusti far buon viso (così irragionevole com’è evidentemente) alla ragione che voi signor Trockley le avete posta davanti all’improvviso con quel caprone mostruoso che le avete mandato.–Ma dunque?–mi ha domandato rizzandosi e guardandomi con occhio nemico il signor Trockley.–Che avrei dovuto fare dunque secondo voi? –Non vorrei signor Trockley– mi sono affrettato a rispondergli imbarazzato–non vorrei sembrarvi anch’io irragionevole come la piccola Miss del vostro paese lontano ma al posto vostro signor Trockley sapete che avrei fatto io? O avrei risposto a Miss Ethel Holloway che il grazioso capretto nero era morto per il desiderio de’ suoi baci e delle sue carezze; o avrei comperato un altro capretto nero piccolo piccolo e lucido simile in tutto a quello da lei comperato lo scorso aprile e gliel’avrei mandato sicurissimo che Miss Ethel Holloway non avrebbe affatto pensato che il suo capretto non poteva per undici mesi essersi conservato così tal quale. Seguito con ciò come vedetea riconoscere che Miss Ethel Holloway è la creatura più irragionevole di questo mondo e che la ragione sta intera e tutta dalla parte vostra come sempre caro signor Trockley amico mio.
Inserimento scheda: Ignazio Caloggero
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