Festino di San Silvestro
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Descrizione

Festino di San Silvestro

 

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Scheda tecnica elaborata da: Regione Sicilia – Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana – CRicd: Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione e filmoteca regionale siciliana

N. Prog.
187
Bene
Festino di San Silvestro
Libro
REIS – Libro delle Celebrazioni, delle Feste e delle Pratiche Rituali
Data approvazione
22-05-2014
Categoria
Festa patronale
Provincia
Enna
Località
 
Comune
Troina
Denominazione locale
San Suvviestu
Notizie Cronologiche
Pitrè, noto scrittore e antropologo italiano, nel suo volume “Feste patronali in Sicilia”, narra le vicende storiche di San Silvestro di Troina.
Monaco dell’Ordine di San Basilio, Silvestro vestì il saio cenobita sotto Ruggero il Normanno e Roberto, suo cognato, primo vescovo di Troina. Vissuto tra l’XI e il XII sec., il religioso divenne illustre per i miracoli che elargì alla sua città liberandola più di una volta dal flagello della peste. Dai poteri taumaturghi la leggenda narra anche che, riluttante alla nomina di abate, “si ritirò romito in una selva circostante all’antica chiesa di S. Bartolomeo, ove, ignoto a tutti visse, e morto rimase ignorato“. 
Il 1° maggio 1420, due secoli e mezzo dopo la morte del Santo (1164), continua G. Pitrè, due giovani cacciatori lentinesi videro un bellissimo falcone decidendo di rincorrendolo per molte miglia fin nei pressi del bosco di S. Bartolomeo di Troina. Sul calar della notte, l’animale fu perso di vista. Stanchi, i cacciatori si adagiarono nella chiesetta di S. Bartolomeo, ma rimasero scossi da un evento eccezionale: una grotta poco distante venne illuminata da una luce che irradia tutto introno fino a spegnersi, confondendosi con il buio della notte. Presi dallo sgomento per la meravigliosa visione, il giorno dopo, i due si recarono nella vicina città di Troina, narrando alla popolazione e ad esponenti del clero l’evento straordinario a cui avevano assistito. Incuriositi, si recarono tutti nel luogo del prodigio e rimuovendo la pietra, che impediva l’ingresso alla grotta, trovarono al suo interno, ancora coperte dalla veste basiliana, le spoglie del monaco Silvestro. In quello stesso istante la popolazione lo inneggiò a patrono del Comune.
 
Secondo il Lexicon Topographicum Siculum di Vito Amico, redatto nel 1785, e come riportato dallo stesso G. Pitrè, gli abitanti di Troina festeggiavano il Santo due volte l’anno, portando in processione il simulacro contenuto in una bara d’argento. Tuttavia la festività principale del 2 Maggio, per ragioni politiche, fu spostata alla prima domenica di giugno, preceduta e seguita da una fiera del bestiame annoverata tra le “prime nel genere in Sicilia“.
Tra le ordinarie cerimonie religiose e civili, una in particolare merita menzione: la cavalcata tradizionale o Cubbaita. Il termine cubbàita deriva dall’arabo qubbiat, mandorlato, e indica ancora oggi, una sorta di torrone introdotto in Sicilia dagli Arabi, preparato con mandorle o semi di sesamo (giuggiolena) e miele, solitamente tagliato a rombi di piccola pezzatura ed involtato con la carta. Quest’ultima caratteristica faceva sì che tale dolce si presentasse adatto per essere lanciato dai cavalieri durante la cavalcata storica. Secondo gli studi di antropologia, sarebbe proprio da ciò che deriverebbe il nome del dolce che attribuito anche alla storica cavalcata.
Un gruppo di trenta giovani, armati di schioppo in groppa a magnifici cavalli, seguivano tre cavalieri, vestiti come paladini e recanti in mano mazzi di fiori da donare alle signore, tutti si fanno strada tra la folla radunata in via Conte Ruggero, centro culminante del paese. Giunti all’altra estremità della strada, il gruppo di giovani armati si allontana lasciando i tre cavalieri, che seguiti dai palafrenieri, passeggiano tra la folla distribuendo torrone e confetti alla popolazione che si accalcava per raccogliere qualche confetto.
Già nel 1876 G. Pitrè racconta che la popolazione dei quartieri si riuniva a cavallo recandosi nel vicino bosco per raccogliere ciascuno un ramo di alloro. Una volta raccolto tornavano a Troina a coppia e, giunti innanzi alla chiesa del Santo, spiccavano un ramoscello gettandolo sulla porta, facendo ritorno con il ramo in mano ormai benedetto. Poeti di quartiere si fermavano, inoltre, davanti alla chiesa per celebrare la vita del santo Patrono.
La festa di San Silvestro è, tra le feste dell’alloro, l’unica in cui si osserva la duplicazione del rito all’interno della stessa festa. La spiegazione della divisione della stessa in due momenti assai ravvicinati e fondamentalmente analoghi, viene ricondotta all’antica distinzione tra i due ceti dei iurnatara e massarache prendevano parte rispettivamente al pellegrinaggio dei ramara e dei ddarara. Tale distinzione partendo da ragioni prettamente economiche, poiché il ceto meno abbiente dei iurnatara non possedeva cavalcatura, voleva anche sottolineare il prestigio sociale dei massarara rispetto ai primi.
Ricorrenza
Annuale
Data
Pellegrinaggio e processione dei ramara: dal giovedì sera della penultima domenica di Maggio alla penultima domenica di Maggio.

Pellegrinaggio e processione-corteo dei ddarara: dal venerdì dell’ultima domenica di Maggio fino all’ultima domenica di Maggio.

Processione della vara: sabato precedente la prima domenica del mese di Giugno.

La Cubbaita: la prima domenica di Giugno.

Occasione
Festeggiamenti in onore del Santo Patrono
Funzione
Devozionale
Attori
Massaro dei rami che si occupa di vari aspetti organizzativi, come reperire i fondi necessari all’organizzazione della festa; la confraternita che prende parte al completo solo alla processione della vara, che si svolge la prima domenica di giugno; la commissione del festino di San Silvestro.
Partecipanti
Devoti, comunità locale, turisti
Descrizione
Il Festino di San Silvestro si annovera tra le feste dell’alloro. Caratterizzato dal rituale del pellegrinaggio, della raccolta e della processione devozionale, è proprio  attraverso il gesto della raccolta che il fedele scioglie il voto in precedenza contratto con il Patrono. 
Il pellegrinaggio e la processione si ripetono per due settimane successive con modalità lievemente diverse. Il primo pellegrinaggio, quello dei ramara (ossia portatori di rami), si svolge a piedi; il secondo, quello degli ddarara (portatori di ddauru, alloro), viene invece percorso a dorso di muli e cavalli.
Processione e processione dei ramara
Giovedì sera i ramara si radunano nella piazza antistante la chiesa di San Silvestro e, salutati da una grande folla, partono alla volta del luogo di raccolta della pianta cara al Santo, sita nei pressi del paese di San Fratello, distante da Troina diverse decine di chilometri. La lunga teoria di fedeli, preceduta da due suonatori di tamburo provenienti dal vicino paese di Cerami, procede levando canti devoti, lamenti e nuveni, mentre i più anziani intonano le cosiddette struffiati.
Alle prime luci dell’alba del giorno seguente, i pellegrini giungono in una radura dove impiantano un campo base. Dopo essersi riposati e rifocillati, i più dotati fisicamente, selezionati a seguito di una conta, si avventurano con funi e bastoni nel fondo della valle alla ricerca dell’alloro, accompagnati da uno dei tamburini, che si scambia messaggi sonori con l’altro rimasto nel campo. Ultimata la raccolta i tuccaturi u ddauru si avviano presso il campo.
All’alba dell’indomani, esattamente il sabato, i pellegrini ripartono in direzione di Troina, recando ognuno il proprio ramo in mano e secondo l’ordine di anzianità dei partecipanti. In prossimità del ponte Faidda,sul fiume Troina, la popolazione accoglie i fedeli di ritorno dai boschi con un rituale scambio di doni: i ramara offrono i ramoscelli di alloro raccolto in cambio dei cibi votivi, detti prumisioni, che consistono in una sorta di biscotti detti anche ambasciateddi e curuzzi.
La domenica mattina i ramara si trovano al Piano delle Giumente per dare vita alla processione dei rami, scandita dalla giaculatoria “Viva Ddiu e San Silvestru, e lu Patriarca San Ciuseppi, e lu Santissimu sacramentu”. Giunti nella chiesa di San Silvestro i ramara “presentano” il viaggio al Patrono e, terminata la funzione religiosa, accompagnano in processione il vessillo del Santo alla casa del Procuratore della confraternita, detto u massaru
Pellegrinaggio e processione -corteo dei ddarara
Simile, nei suoi momenti essenziali, è il pellegrinaggio dei ddarara, che ha inizio il venerdì successivo alla processione dei ramara.
A differenza dei primi, i ddarara si recano in pellegrinaggio a dorso di muli e cavalli in un bosco nei pressi della città di Capizzi. Raggiunto il luogo della raccolta, un gruppo si reca a piedi a tuccari u ddauru. Raccolto l’alloro ci si ritrova tutti al campo a bere e mangiare. Il gruppo riparte il giorno successivo, la mattina presto del sabato, e, nel primo pomeriggio, i cavalieri e il loro carico giungono, come i ramara, in prossimità del ponte Faidda, sul fiume Troina, dove la popolazione li accoglie con le prumisioni
L’indomani, domenica, alle ore 10:00, i cavalieri si radunano presso il Piano delle Giumente con le loro cavalcature bardate a festa con giummi, sonaglietti e fascioni decorati con l’immagine del Santo. La processione inizia verso le 10:30 e il corteo si dispone in maniera ordinata. Caratteristica è la presenza di un nutrito gruppo di bambine con la camicetta bianca e il fazzoletto rosso dei ddarara, che si sistema su due file.  L’introduzione delle giovinette nel corteo è relativamente recente.
Il percorso processionale è identico a quello della domenica precedente. Giunti alla chiesa di San Silvestro, accolti da un festante scampanio, tutti i partecipanti al rito entrano in chiesa e portano a termine il percorso già descritto, offrendo il ramo al Santo.
Processione con la reliquia del Santo
Il sabato precedente e la prima domenica di giugno si svolge la processione con le reliquie di San Silvestro. Il tutto prende avvio dalla Chiesa Madre alla Chiesa di San Silvestro (la discesa). La vara settecentesca, portata in processione, è ricoperta di lamine d’argento, mentre il simulacro del Patrono lo raffigura nell’atto di benedire.
La Cubbaita o Cavalcata
La prima domenica di giugno si svolge la cosidetta “Cubbaita“, una cavalcata storica che rievoca l’entrata a Troina di Carlo V nel 1535. Le prime edizioni della manifestazione risalirebbero, pertanto, a più di quattro secoli fa. 
Un gruppo di cavalieri in costumi spagnoleggianti aprono il corteo e precedono i tre protagonisti della cavalcata:  tre cavalieri vestiti con ricchi costumi cinquecenteschi e su cavalli bardati finemente. I tre personaggi vestono un costume identico, differente solo nella colorazione dell’abito: uno è rosso-granato, uno blu e uno verde.
Ogni cavaliere porta con sé una bisaccia piena di torroni e dolciumi, che verranno successivamente distribuiti alla folla di partecipanti.
Il Festino si conclude con la processione della reliquia e della statua (la salita), che segue il percorso inverso dalla Chiesa di San Silvestro alla Chiesa Madre.
Bibliografia
Buttitta, Igrazio Emanuele. 2006. Feste dell’alloro in Sicilia. Palermo: Fondazione Ignazio Buttitta.
 
Collura, Matteo. 2008. Sicilia sconosciuta: Itinerari insoliti e curiosi. Milano: Rizzoli,.
 
Giansiracusa, Paolo. 1999. Troina civitas vetustissima. Troina: Oasi.
Sitografia
 
Filmografia
Lu principiu di li fiesti, di Giuseppe Calabrese, 83′, 2014
Discografia
 
Note
Una leggenda narra che il simulacro del Santo fu commissionato ad un artista religioso di Venezia, il quale, eseguita l’opera, la ritrovò disfatta più volte fino a quando non pregò il Santo di ispirargli le sue fattezze. Comparso in sogno San Silvestro, gli raccomandò di guardarlo bene per ritrarlo con fedeltà.
Nella chiesa di San Silvestro, in una cappelletta a forma di cripta, è riposta la tomba del Santo ricoperta da una lastra di alabastro bianco scolpita a tutto rilievo. L’opera è attribuita alla scuola del Gagini (1420-1492) e ritrae San Silvestro con pollici e piedi legati come da usanza monastica. 
I rami portati in processione la penultima domenica di maggio sono costituiti da pertiche lignee di diversa lunghezza, dai  cinque ai sei metri, ricoperte da fronde di alloro alle quali sono appesi le immagini del Santo, fiocchi colorati, nastri, mazzetti di fiori di campo e bambole. Quest’ultimo elemento decorativo è giustificato dai ramara per puro fatto estetico, anche se la bambola è un elemento decorativo che ricorre anche in altri contesti rituali. 
Autore Scheda
Francesca Maria Riccobene
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