Festa di San Giuseppe con Folkloristica Cavalcata
Descrizione

Festa di San Giuseppe con Folkloristica Cavalcata 

Innestata su un residuo di quei drammi sacri che si inscenavano nel Medio Evo per propiziare un buon raccolto, gradualmente è stata “assimilata” dal Cristianesimo per farne una festa religiosa in onore del SantoPatriarca.
Ricca di suggestioni è la lunga e laboriosa preparazione delle straordinarie bardature dei cavalli; nei “dammusi” (ambienti a pianterreno delle abitazioni), un gran numero di persone, su una orditura di rami di palme, ( oggi largamente sostituiti dalla tela di juta), intesse migliaia di violaciocche (u bàlucu), componendo magnifici “quadretti” raffiguranti la Sacra Famiglia e svariati simboli sacri.
I cavalli così bardati, montati da cavalieri vestiti con i caratteristici costumi della tradizione contadina, muovono da un unico punto di raccolta, in prossimità della piazza principale della città, dirigendosi verso il sagrato della chiesa dedicata al Santo; qui, una commissione esterna esaminata l’originalità e l’effetto scenografico delle bardature e dei “gruppi di cavalieri” e subito dopo, in un tripudio di suoni e al grido di “PATRIA’ – PATRIA’ -PATRIARCA!, il coloratissimo corteo, con la Sacra Famiglia in testa, si snoda per le vie della città dove, in vari punti e quartierisono accesi i “pagghiara”, faloattorno ai quali si raccoglie la gente del vicinato in attesa del passaggio della “Sacra Famiglia”.
Ad accrescere la suggestione della caratteristica sfilata poi, i“ciaccari”: fasci di ampelodesmo che i cavalieri e la gente del popolo tengono in mano, accesi, per “far luce” alla Santa Famiglia.
Oltre il fatto religioso, aggiunge colore al folklore la competizione trai gruppi dei “bardatori”, i partecipanti che, nella “gara” mettono  il massimo impegno nel realizzare manufatti di altissimo pregio artistico ed artigianale.
I cavalieri indossano pantaloni e gilet di velluto nero, camicia bianca ricamata, fascia multicolore intessuta ai fianchi, fazzoletto rosso al collo e ancora burritta, stivali e pipa di canna; ogni cavallo viene “scortato” da altri personaggi, che durante la serata si alternano lungo il corteo.
Negli  anni questa manifestazione si è un po’ “snaturata”, essendosi dovuta adattare alle mutate condizioni ambientali dalla città .
La rete di metanizzazione sottostante la pavimentazione stradale non consente più gli enormi falò, con le cataste di frasche e masserizie, che si accendevano al passaggio della Sacra Famiglia edove venivano arrostite succulente pietanze a base di carne; via via sono diventati piccoli ed improvvisati falò, attorno a cui ci si riunisce per banchettare con salsicce e braciole .Restano tuttavia, intatti, gli elementi dell’antico rito e con essi il fascino e la suggestione della “festa” : il fuoco, come elemento sacro, dal chiaro significato catartico; la violaciocca, fiore primaverile, per celebrare la fine dei rigori invernali e il risveglio della vita, il fascino di un evento dalle forti connotazioni aggreganti, nel quale l’intera comunità cittadina, ancora oggi, si riconosce .

Fonte: Comune di Scicli

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Scheda tecnica elaborata da: Regione Sicilia – Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana – CRicd: Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione e filmoteca regionale siciliana 

Registro Eredità Immateriali

N. Prog. 140
Bene: Festa di San Giuseppe con Folkloristica Cavalcata
Libro: REI – Libro delle celebrazioni
Data approvazione: 17-11-2010
Categoria: Festa/Cerimonia
Provincia: Ragusa
 
Comune: Scicli
 
Notizie Cronologiche
La manifestazione affonda le sue radici nel Medioevo, probabilmente residuo di quei drammi sacri che si inscenavano per propiziare un buon raccolto.
Gradualmente è stata poi assimilata dal Cristianesimo, divenendo una festa religiosa in onore del Santo Patriarca nonché una rievocazione della biblica fuga in Egitto della Sacra Famiglia.
Ricorrenza: Annuale
Data: Fine settimana successivo al 19 Marzo
Occasione: Celebrazioni in onore del Santo Patriarca
Funzione: Devozionale/Propiziatoria/Rigenerativa
Attori: Cavalli con originali bardature floreali preparate a mano, cavalieri che indossano abiti tradizionali (v. Note) e attori che impersonificano i componenti della Sacra Famiglia.
Partecipanti: Devoti, comunità locale, turisti
Descrizione
La folkloristica cavalcata si svolge ogni anno, solitamente il sabato successivo il 19 marzo, nel quartiere che ospita la Chiesa di San Giuseppe.
Ricca di suggestioni è la lunga e laboriosa preparazione delle straordinarie bardature dei cavalli: neidammusi, ambienti al piano terra delle abitazioni, un gran numero di persone, su una orditura di rami di palme, oggi largamente sostituiti dalla tela di iuta, intesse variopinti fiori di “violacciocca”, in siciliano u bàlucu, componendo così magnifiche immagini raffiguranti la Sacra Famiglia e svariati simboli sacri.
I cavalli, così originalmente bardati e montati da cavalieri vestiti con i caratteristici costumi della tradizione contadina (v. Note), muovono da un unico punto di raccolta, in prossimità della piazza principale della città, dirigendosi verso il sagrato della chiesa dedicata al Santo. Qui, una commissione esterna esamina l’originalità e l’effetto scenografico delle bardature e dei gruppi di cavalieri e subito dopo, in un tripudio di suoni e al grido di “Patrià, Patrià, Patriarca!”, il coloratissimo corteo, con la Sacra Famiglia in testa, si snoda per le vie della città. Lungo il percorso, in vari punti sono accesi i pagghiara, ossia dei falò attorno ai quali si raccoglie la gente del vicinato in attesa del passaggio della Sacra Famiglia.
Poi, ad accrescere la suggestione della caratteristica sfilata, i ciaccari, ossia fasci creati con foglie di ampelodesmo (tipica pianta delle regioni mediterranee), accesi e utilizzati dai cavalieri e dal popolo per “far luce” alla Santa Famiglia.
Molto sentita è la competizione tra i gruppi dei bardatori, decoratori che mettono il massimo impegno nel realizzare manufatti di altissimo pregio artistico ed artigianale. Le migliori bardature vengono quindi premiate dal comitato che organizza la festa.
Già da diversi anni, la rete di distribuzione del gas metano, sottostante alla pavimentazione stradale, non consente più la realizzazione dei falò che venivano accesi per far luce al passaggio della Sacra Famiglia e dove venivano arrostite salsicce, braciole e consumate succulente pietanze a base di carne. Al contrario, si preparano piccoli falò, magari arrostendo la carne sulle fornacelle. Restano tuttavia intatti gli elementi dell’antico rito e, con essi, il fascino e la suggestione della festa: il fuoco, elemento sacro dal chiaro significato catartico; la violacciocca, fiore primaverile che celebra la fine dei rigori invernali e il risveglio della vita; il fascino di un evento dalle forti connotazioni aggreganti, nel quale l’intera comunità cittadina ancora oggi si riconosce.
La domenica successiva al 19 marzo è poi, solitamente, il giorno della Processione di San Giuseppe, al termine della quale, sul sagrato della chiesa intitolata al Santo, si svolge la tradizionale Cena di San Giuseppe.
Durante i giorni di festa, viene organizzata una fiera-mercato con esposizione e degustazione di prodotti tipici sciclitani, come ad esempio u cucciddatu, dolce tipico di San Giuseppe, e u fagiolo cosaruciaro, tipica varietà di fagiolo sciclitano, chiamato così perché dolce al gusto (cosa ruci, ossia “cosa dolce”).
Bibliografia
Bonina, Gianni. 2012. I sette giorni di Allah. Palermo: Sellerio Editore.
 
Limiti, Mauro. 2000. Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità delle feste popolari in Italia. Roma: Newton & Compton.
 
Milanesi, Luigi. 2015. Dizionario etimologico della lingua siciliana. Mnamon.
 
Note
Caratteristico è l’abbigliamento dei cavalieri: un paio di pantaloni di velluto, con il taglio alla carrettiera, e un gilet abbinato, di colore scuro, una camicia bianca con le maniche rimboccate, una cintura molto larga, lavorata a mano, di vari colori, dalla quale penzola, sul fianco destro, un grande fazzoletto rosso, una burritta col giummo in testa e una pipa di creta o di canna.
Autore Scheda: Paola Barbata
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