Festa di San Cono
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Descrizione

Festa di San Cono

 Bene inserito nel Registro delle Eredità Immateriali di Sicilia (REIS)

 

 

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Scheda tecnica elaborata da: Regione Sicilia – Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana – CRicd: Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione e filmoteca regionale siciliana

N. Prog.
181
Bene
Festa di San Cono
Libro
REIS – Libro delle Celebrazioni, delle Feste e delle Pratiche Rituali
Data approvazione
03-04-2014
Categoria
Festa patronale
Provincia
Messina
Località
 
Comune
Naso
Denominazione locale
Santu Conu
Notizie Cronologiche
La fama di San Cono si è divulgata per mezzo di stampe popolari come la Vita, miracoli et morti dello beato Cono da Naso, scritta nel 1549 e di cui si conosce una edizione del 1556.
Cono, o Conone Navacita nacque a Naso nel 1139, figlio del conte normanno Anselmo, governatore della città. Ancora ragazzo abbandonò la casa, le ricchezze e si ritirò nel locale convento di San Basilio. Trasferito al Convento di Fragalà, nel comune di Frazzanò, ebbe come maestri spirituali san Silvestro da Troina e san Lorenzo da Frazzanò, che lo prepararono al sacerdozio. Conone, dopo l’ordinazione, continuò a manifestare segni di vocazione all’eremitaggio e si ritirò in una grotta, che prese il nome di Rocca d’Almo. Richiamato al monastero dai suoi superiori, fu eletto abate. In seguito, al ritorno a Naso da un pellegrinaggio in Terra Santa, elargì ai poveri la ricca eredità del padre e si ritirò nella grotta di San Michele. In questo periodo si colloca il primo importante miracolo ricordato dalla comunità, ovvero la guarigione dei nasitani dal morbo. Secondo un’altra leggenda, San Cono, protesse Naso da un’incursione dei Turchi nella prima metà del XVI secolo manifestandosi dietro il Belvedere Grande del paese con le sembianze di un gigante nero con in una mano la croce e nell’altra la Sacra Bibbia. La statua del Santo, che ancora oggi viene portata in processione per le vie del paese, ritrae proprio le sembianze sopra descritte con una fascia, sul tronco, recitante: “Libera i devoti dal terremoto, dalla fame, dalla peste e dalla guerra”.
San Cono morì il 28 marzo 1236 e fu canonizzato nel 1630, come santo e patrono di Naso. La festa ancora oggi prevede la processione per le vie del paese delle reliquie del Santo, all’’invocazione «Na vuci viva razzi i san Conu». Il santo è invocato contro i mali degli orecchi e del naso e a questo protettorato è certamente da collegarsi la rappresentazione di tali organi (un naso fra due orecchi), inseriti nello stemma del paese e interpretati come un ammonimento del santo ai devoti di “aver buon naso, ascoltare assai e parlar poco“.
Ricorrenza
Annuale
Data
1-8 Settembre
Occasione
Ottava di San Cono
Funzione
Devozionale/Patronale
Attori
Autorità civili (il Sindaco) e religiose (Arcivescovo) del Comune di Naso, di Capo d’Orlando e del Comune di San Cono (CT), portatori della vara, confraternite del paese, “malati d’orecchi”.
Partecipanti
Devoti, comunità locale, turisti
Descrizione
La Festa di San Cono a Naso celebra non solo i natali del Santo, ma soprattutto i miracoli che l’abate ha compiuto dopo la sua morte. Delle feste che si celebrano a Naso in onore di San Cono, la più importante è quella del 1° settembre, quando si organizza la processione cittadina del busto del Santo portato a spalla da una decina di giovani uomini che urlano a più riprese durante il percorso in dialetto: “Na vuci viva: razzia San Cono!“(Una voce viva: grazia San Cono!). Secondo la tradizione alla processione dell’1, precedeva il 27 agosto “a fera d’ ‘u pilu russu” (il mercato dei buoi), e il 31 agosto “a fera d’ ‘u pilu niuru” (il mercato degli asini).
Il culmine della festa è il 1° settembre con l’uscita del santo dalla chiesa durante spari di mortaretti, lancio di “calia” (ceci abbrustoliti) e alla presenza dei malati d’orecchi, dei quali il Santo è protettore e guaritore. Ai braccioli della vara sono legati i fazzoletti ex-voto inseriti per grazia ricevuta dai devoti.
La processione parte dalla Chiesa Madre (del XVI secolo), sita nella piazza centrale (piazza Roma), e viene portato per le vie del paese le quali, per l’occasione, sono ornate di archi, piramidi di edera e luci variopinte. Il busto termina il suo percorso nella Chiesa della Madonna della Catena della contrada Bazia, e viene riportato nella Chiesa Madre solo dopo una settimana, durante i festeggiamenti dell’Ottava di San Cono.
Allestita con i denari versati dai devoti nel caratteristico “coppu“, il fercolo del santo viene montato su una pesante macchina completa del Busto e delle reliquie che attraversa il paese per l’occasione ornato di archi, piramidi di edera e lampioni variopinti. Il simulacro di Cono ha un aspetto singolarmente sgradevole (“gli occhi grandi e spaccati, il naso aquilino, le labbra grosse, la faccia… bronzina, larghissima”), tanto da essere divenuto, secondo quanto attestano alcuni proverbi, termine di paragone per la bruttezza delle persone (“Avi ‘a facci ‘i san Conu“). Alla macchina, inoltre, si legano le spighe benedette che dovranno essere mescolate al grano da semina.
Bibliografia
Burchi, Paolo. 1964. Cono di Naso, in Bibliotheca Sanctorum, v.IV, Roma: Istituto Giovanni XXIII della Pontificia Università Lateranense.
 
Crimi, Giuseppe. 1890. Fra proprietari e Moni. Costumanze nasitane, in Archivio per lo studio delle tradizioni popolari.
 
Crimi, Giuseppe. 1894. La festa di s. C. in Naso, v. XIII, pp. 379-386.
 
Malfa, Vittorio. 1990. Note antropologiche sulla festa di san Cono in Sicilia, San Cono: Amministrazione comunale.
 
Pitrè, Giuseppe. 1979. Feste patronali in Sicilia, Sala Bolognese (BO): Editore Forni, pp. 207-211.
 
Portale, Antonino. 1917. Brevi cenni sulla vita di S. Cono abate cittadino e patrono di Naso, Palermo: Boccone del povero.
 
Portale, Antonino. 1936. La citta di Naso in Sicilia e il suo illustre figlio S. Cono Abate, Palermo: Tip. V. Bellotti.
Sitografia
 
Filmografia
 
Discografia
 
Note
San Cono è venerato in molti altri paesi della Sicilia, tra cui l’omonimo paese in provincia di Catania, dove il simulacro con tutto il fercolo viene lanciato “contro certe case, contro certi portoni” e “ne riporta tali lesioni che ogni due o tre anni c’è bisogno di un nuovo simulacro“.
Autore Scheda
Chiara Dell’Utri
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