Festa di li Schietti
Descrizione
Festa di li Schietti
Bene inserito nel Registro delle Eredità Immateriali di Sicilia (REIS)
———————————————-
Scheda tecnica elaborata da: Regione Sicilia – Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana – CRicd: Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione e filmoteca regionale siciliana
N. Prog.
147
Bene
Festa di li Schietti
Libro
REI – Libro delle celebrazioni
Data approvazione
19-01-2011
Categoria
Festa/Cerimonia
Provincia
Palermo
Località
Comune
Terrasini
Denominazione locale
Festa di li schetti
Notizie Cronologiche
L’origine del rito risale, con ogni probabilità, alla fine del Settecento, e sembrerebbe coevo alla nascita della comunità di Terrasini, inizialmente a vocazione agricola per via di un nucleo di contadini che dall’interno di Partinico, dello Zucco e di Montelepre si stanziarono definitivamente nella località odierna.
Ricorrenza
Annuale
Data
Domenica di Pasqua
Occasione
Resurrezione del Cristo Salvatore
Funzione
Devozionale/Rigenerativa
Attori
In origine solo gli scapoli del paese, prossimi al matrimonio.
Oggi la sfida si contende fra scapoli, coniugati e bambini.
Partecipanti
Devoti, comunità locale, turisti
Descrizione
La Festa di li schietti, si svolge la Domenica di Pasqua, e consiste nell’alzata nel palmo di una sola mano, di un melangolo, aranciu airu (arancio amaro), albero scelto sia per la sua resistenza che per le proprietà taumaturgiche e mediche, del peso di circa 50 chili, come prova della prestanza fisica dei suoi portatori. Il vincitore sarà quello che avrà tenuto in alto il fusto per il maggior tempo possibile. I partecipanti indossano il tipico costume siciliano costituito da pantaloni e gilet di velluto nero, camicia bianca, foulard rosso, dei pon pon rossi che fungono da cravatta e un berrettino rosso.
Nei giorni che precedono la festa i giovani schietti, facenti parte il comitato della Dubbitazione, organizzatore della manifestazione, raggiungono gli agrumeti circostanti il paese per scegliere l’albero da sacrificare per l’occasione, che dovrà essere frondoso ed equilibrato con il tronco ben dritto. Il rituale vero e proprio comincia all’alba del Sabato Santo con un complesso rituale che prevede come prima fase il sacrificio dell’agnello nel bosco; gli schietti, si recano in una mannara, nella contrada dello Zucco, dove uccidono in modo cruento l’animale: la pecora viene sgozzata e muore all’istante per dissanguamento, scuoiata e appesa come un trofeo. L’esecuzione si consuma in brevi attimi con gesti concisi e solenni che rivelano ancora, nei suoi artefici, il carattere rituale di una prova di virilità. La cottura della carne sulla brace e l’orgia alimentare che ne consegue, sono azioni determinanti la buona riuscita del rito. Successivamente si procede con il taglio dell’albero prescelto, l’operazione è effettuata con attrezzi speciali dagli artigiani del luogo che di fatto uccidono l’albero per poi resuscitarlo con l’alzata. Dopo il taglio inizia il rito della manciata, il pasto collettivo, accompagnata da grandi bevute di vino e consumo di prodotti tipici tra cui le sarde arrostite alla brace, simbolo insieme alla carne e al vino delle due culture di Terrasini, la contadina e la marinara, che rivela la connessione della festa con gli antichi riti agrari pagani propiziatori di un anno di abbondanza e felicità.
Terminata questa fase l’albero reciso viene trasportato in paese su un carretto siciliano, ‘u carrettu ra festa, dal maestro d’ascia, il falegname, e conservato in un magazzino dove verrà trasformato in artefatto cerimoniale. La fase più impegnativa è quella della preparazione della base, che una volta sfrondata e assottigliata, viene incastrata in una sorta di remo per rendere più agevole ai portatori lo sforzo del sollevamento e il mantenimento dell’equilibrio. Tutto il tronco, privato della corteccia esterna, viene rivestito di stoffe colorate e la chioma arricchita di altre fronde e circondata da nastri tricolore, fazzoletti rossi, fiocchi e piccoli giummi di fili di lana intrecciata, ciancianeddi (sonagli dei cavalli) e aineddi (forme zoomorfe di pasta di formaggio) o semplici caciotte.
Un tempo i componenti della Dubbitazione dormivano nel magazzino per proteggere l’albero da eventuali atti vandalici. All’alba della Domenica di Pasqua gli spari di mortaretti svegliano il paese ricordando che è il grande giorno. La festa si apre con la benedizione dell’albero eseguita dal sacerdote del Duomo dopo la celebrazione della prima Messa nella pubblica piazza. Inizia così la processione per le vie del paese, accompagnata dalla banda musicale, di tanto in tanto gli schietti si soffermano davanti alle case, dando prova delle loro abilità. L’alzata più importante è quella che avviene sotto il balcone della zita, la promessa sposa o la fidanzata non ufficiale, in modo tale da dichiarare il proprio amore davanti alla famiglia e all’intera comunità, se la zita acconsente stacca un ramoscello dall’albero e così la promessa di matrimonio viene siglata. Tantissimi matrimoni, si racconta tra gli anziani del paese, non si sono svolti per l’incapacità dello schietto di alzare l’albero. Il gesto del sollevamento richiede tecniche e competenze tramandate oralmente da generazioni di arbulara. L’albero deve essere impugnato dal basso col concorso di un aiutante che posiziona il tronco al centro del palmo della mano. Quindi con un leggero scatto in avanti, il candidato si spinge in piedi protendendo il palo verso l’alto, parallelo alla testa rivolta con lo sguardo in alto verso la chioma, per mantenere l’equilibrio quanto più possibile. Nel corso degli anni sono state introdotte innovazioni come la gara cronometrica dell’alzata dell’albero, alla quale partecipano anche i maritati (sposati) e i bambini che gareggiano a parte con un alberello proporzionato alla loro forza, senza però intaccare gli aspetti tradizionali del rito. Tale gara avviene il pomeriggio della domenica di fronte alla chiesa della Matrice in presenza di una commissione giudicatrice. Alla fine vi sarà la premiazione accompagnata dalla musica della banda.
Scheda Catalografica
Bibliografia
Buttitta, Antonino e Melo Minnella. 1978. Pasqua in Sicilia. Palermo: Grafindustria edizioni.
Buttitta, Ignazio Emanuele. Le feste dell’alloro in Sicilia. Archivio delle tradizioni popolari siciliane, 29-30, Palermo: Folkstudio, 1993.
Cardella, Antonio. 2002. Santi riti e leggende del popolo siciliano. Palermo: Edizioni Sigma.
Croce, Marcella. 2004. Le stagioni del sacro:almanacco delle feste popolari siciliane. Palermo: Flaccovio Editore.
D’Agostino, Gabriella. 2000. Eros e festa, in La forza dei simboli. Studi sulla religiosità popolare. Buttitta, Ignazio Emanuele e Rosario Perricone, a cura di. Palermo: Folkstudio.
Sorgi, Orietta. 2014. L’albero della vita. Eros e iniziazione nella festa degli schietti di Terrasini. Dialoghi Mediterranei, periodico bimestrale dell’Istituto Euro Arabo in Mazzara del Vallo.
Sitografia
Filmografia
Sorgi, Orietta, a cura di. L’albero della vita. Eros e iniziazione nella festa degli schietti di Terrasini. Diretto da Salvo Cuccia. Palermo: CRICD, 2013. DVD, 27 min.
Discografia
Note
Dal 1977, sola eccezione autorizzata, la Festa di li schietti viene riproposta in contemporanea anche a Detroit (USA), dalla comunità di terrasinesi emigrati; in tale occasione viene utilizzato un arancio mandato appositamente dalla California. L’alzata dell’albero avviene con lo scenario costituito dalla gigantografia della Chiesa Madre di Terrasini e serve per ricollegare idealmente il gruppo di emigrati con la memoria di un rito collettivo, che ha totalmente perso il significato di festa agraria, ma che esprime una forte tensione nostalgica nei confronti di un’isola ormai lontana.
Autore Scheda
Maria Rosaria Paterno’
Vai su Google Maps
Invia una comunicazione all'autore della pubblicazione
[contact-form-7 id="18385"]