Domenico Di Mauro - Artista del carretto siciliano
Descrizione

Domenico Di Mauro – Artista del carretto siciliano

 

DOMENICO DI MAURO E’/E IL CARRETTO SICILIANO

Domenico Di Mauro nasce il 4 aprile 1913 a Guardia-Mangano frazione di Acireale dove trascorre i primi anni della sua adolescenza fino a quando i genitori non si trasferiscono ad Aci S. Antonio dove, a parte delle brevi parentesi, passerà buona parte della sua vita. Figlio di Venera Sorbello casalinga e di Stefano Di Mauro, ciabattino e barbiere ha praticato, ancora adolescente, l’arte del carretto quando a 12 anni comincia a frequentare la bottega del suocero Antonio Zappalà “ Minicu u’surdu”, da tutti considerato un grande maestro del colore.

Il carretto, per diversi decenni nel secolo scorso, è l’unico mezzo per trasportare il vino, l’olio e la farina (e gli attrezzi da lavoro) e ad Aci S. Antonio c’è una fiorente tradizione di maestri carrettieri al punto che annovera, addirittura ben 25 maestri d’arte, i migliori dei quali sono considerati dei veri e propri caposcuola.

Ricordo, a questo proposito Antonio Pappalardo considerato il migliore in assoluto, Antonio Torrisi, maestro nell’arte del disegno, Giuseppe Bottino costruttore di carretti e Gaspare Zappalà, famoso costruttore anche di altarini. Aci S. Antonio, grazie a questi maestri dell’arte del carretto, è così famosa nella nostra penisola al punto che la stessa famiglia reale, il re Vittorio Emanuele III con la Regina Elena viene in visita nel paese nel 1925 per ammirarvi le tante botteghe artigianali e per conoscere soprattutto Giuseppe Zappalà.

Vincenzo Di Mauro è il primo pittore di carri che segue l’apprendistato del maestro Minicu Di Mauro che nel tempo ha avuto altre guide che non hanno lasciato però un segno profondo nella sua formazione. Nel 1934 Minicu Di Mauro lascia il paese natio per assolvere per due anni il servizio militare nel 94° fanteria in diverse città del nord del nostro paese a Fano, Pesaro, Bologna, ecc… Nel 1936 ritorna e sposa la moglie Sebastiana Zappalà che sarà la donna della sua vita. Mettendo su famiglia si mette anche in proprio, aprendo una sua bottega da dove usciranno moltissime sue creazioni. In questo periodo, il suo carattere indipendente e libertario, incapace di sopportare le prepotenze e le angherie gli fa capire la natura autoritaria e populista del fascismo e comincia a scoprire la politica, la sua estrazione sociale e l’indole lo spingono prima ad avvicinarsi e poi a far parte del movimento socialista, al quale resterà fedele per tutta la vita.

Durante il fascismo vive l’esperienza della militanza e rischia per le sue idee anche di andare al confino che riesce ad evitare protetto dall’anonimato del piccolo paese, che in questo senso lo aiuta.

Dopo l’8 settembre e l’inizio della lotta di liberazione, per la grinta e per il suo carattere schietto viene nominato Sindaco dal Duca Carcaci e presidente dell’URRA (poi ECA) un ente che distribuisce i viveri inviati dagli americani ai bisognosi, dimostrando la sua onestà di uomo e di amministratore.

Nel 1946, c’è stato il Trattato di Yalta, ritorna a fare il semplice cittadino e riprende l’attività di pittore, che non aveva comunque abbandonato con ulteriore intensità, anzi allarga la scelta dei soggetti dei suoi quadri privilegiando episodi anche di satira politica.

Intanto, tanti anni di lavoro l’hanno, per così dire, raffinato, grazie al suo talento il “suo carretto” è diventato una ricercata opera d’arte. La sua ricerca cromatica, la sapienza del suo disegno, la sua sensibilità figurativa gli consentono di trasferire le atmosfere vive e palpitanti della Sicilia in modo sempre più plastico sulla sua tavolozza. Risale, invece, agli anni del dopoguerra il suo incontro con CARLO LEVI, pittore, grande scrittore e antifascista come lui. L’occasione che fa scattare una grande amicizia tra i due è una campagna elettorale per le elezioni politiche, Levi ha una grande stima per Domenico Di Mauro e gli suggerisce di praticare la pittura su tela, ma il nostro preferisce di continuare sulla sua strada. C.Levi verrà a trovarlo spesso e ogni volta che sarà a Catania una puntata nella sua bottega diventerà immancabile. La politica e la pittura il loro legame. Alla fine degli anni ‘50 conosce CORRADO CAGLI, per la mostra internazionale di pittura di Acitrezza e quella con Cagli sarà un’altra amicizia significativa della sua vita.

Nel ‘70 è invitato alla mostra internazionale dell’artigianato a Firenze, accetta l’invito e inizia il primo di tanti altri viaggi, Successivamente va a Milano su invito dell’Unesco per dipingere le fiancate di un carretto a Piazza Duomo. All’estero si reca l’anno dopo, alla festa dell’ “Umanitè” di Parigi nel parco

“ La Corneuve ”, qui rappresenta la Sicilia nel padiglione “tourisme et travail” un ente con 1200 dipendenti e 75 villaggi presenti nel mondo. In quella occasione quasi un milione di visitatori può ammirare l’artista al lavoro sui portelli e sulle fiancate dei carretti, il successo è tale che il responsabile dell’evento gli chiede di tornare per esporre un carro completo l’anno dopo che riesce a esporre addirittura nel museo etnologico più importante del mondo, il “Museè dell’Homme” di Parigi dove tuttora si trova, ottenendo un grande successo.

L’esperienza parigina lo segna profondamente e allarga ulteriormente i suoi orizzonti spingendolo ad arricchire il suo repertorio con soggetti di tipo classico ed operistico: la Boheme , il Lohengrin, la tradizione storica del nostro paese, la mitologia greca diventano altre possibili scelte che sollecitano il suo estro che è nello stesso tempo innocente e originale.

Nel 1979 un’alta personalità che gestisce i rapporti commerciali italo-inglesi gli commissiona un carretto che sfilerà con due gruppi folkloristici durante una parata davanti alla regina Elisabetta e anche per l’occasione invitato a Londra, a spese del governo inglese, ma preso dalle sue abitudini e dal timore per la lontananza rinuncia. Nel 1983 per la manifestazione internazionale “Etna D’oro” la commissione nominata dal Ministro della Pubblica Istruzione gli assegna il primo premio strappandolo, addirittura ad un gigante, che si chiama R.GUTTUSO con la seguente motivazione “Caposcuola, insigne maestro della pittura folkloristica, Domenico Di Mauro ha contribuito a diffondere con i suoi colori la storia di un alone di millenarie tradizioni”.

Della sua pittura ormai famosa, si sono frattanto interessati e s’interessano in molti il poeta SALVATORE QUASIMODO, SALVATORE FIUME, CORRADO CAGLI, ANDREA ZANZOTTO, il Prof. BARBERI SCQUAROTTI e anche un grande storico dell’arte ENZO MAGANUCO che va a trovarlo spesso nella sua bottega dove si ferma a lungo fornendogli nelle tante amichevoli conversazioni, spunti, suggerimenti, consigli. A Domenico dice che “deve avventurarsi nel mondo della pittura a tela, ma che non deve però allontanarsi troppo dai suoi carretti”.

Di Mauro non ha difficoltà ad accettare l’invito, conosce bene qual è la sua vocazione, quei pannelli suscitano su di lui un’attrazione irrefrenabile, il gioco delle tinte, la ricerca della luce, le stesse decorazioni pittoriche, le raffigurazioni geometriche, l’impostazione della prospettiva stimolano continuamente la sua vena realistica e la sua fantasia creativa. “I masciddari”, (le fiancate del carretto) nel suo linguaggio pittorico, trasfigurati da una pulsione ingenua ed originale diventano un’altra cosa.

Dopo aver imparato dagli altri è venuto il tempo di imparare da se stessi, pennellata dopo pennellata giorno dopo giorno, con ore e ore di duro lavoro.

La pittura, “man mano che la si fa”, dice il maestro, “apre la mente. Non basta l’inclinazione, questa va esercitata, curata, messa continuamente sotto esame, perché diversamente si svilisce e diventa inerte”.

Oggi, nonostante la sua veneranda età, novantaquattro anni, Domenico Di Mauro dipinge ancora nella sua bottega ad Aci S. Antonio, con lui dipinge il cognato Antonio Zappalà, anche lui figlio d’arte e suo indispensabile collaboratore e degli apprendisti, alcuni usciti dall’Accademia di Belle Arti ed altri che cercano di seguire il suo cammino. Avere degli apprendisti è per lui una delle gioie più grandi, si rende conto che la sua potrebbe essere un’arte in estinzione, per questo continua una sua personale battaglia, continuare a dipingere, (ha commissioni che arrivano fino al 2010). Far spegnere questa tradizione affascinante e densa di cultura è un vero delitto, è inutile rincorrere “La ville lumiere” e i marciapiedi di Mont Matre o il quartiere dell’Accademia di Brera nella speranza che soli in certi luoghi una persona acquista il carisma dell’artista, perché non è solo nella vita avventurosa del bohèmien che si può scoprire la dimensione della creatività, ma anche a due passi dalla propria casa. (Fonte testo: http://www.ilcarrettodomenicodimauro.com/biografia/

 

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Scheda tecnica elaborata da: Regione Sicilia – Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana – CRicd: Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione e filmoteca regionale siciliana

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Domenico Di Mauro – Artista del carretto siciliano
REIS – Libro dei Tesori Umani Viventi
03-04-2014
Tesoro umano vivente
Catania
 
Aci Sant’Antonio
Minicu Di Mauro
Domenico Di Mauro nasce il 4 aprile 1913 a Guardia-Mangano, frazione di Acireale, dove trascorre i primi anni della sua vita fino a quando, all’età di 12 anni, conseguita la licenza elementare, si trasferisce dai nonni paterni ad Aci S. Antonio, il centro più importante della Sicilia Orientale per la decorazione dei carretti, per apprendere quest’arte all’interno della bottega dello zio Vincenzo di Mauro. In questi anni ha modo di frequentare diverse botteghe di importanti pittori di carri che hanno lasciato un segno profondo nella sua formazione che lo portano anche a spostarsi per lavoro nei comuni messinesi di S. Teresa Riva, Furci e Scordia. Nel 1934 lascia il paese natio per assolvere per due anni il servizio militare, e al suo ritorno nel 1936 sposa Sebastiana Zappalà. Decide inoltre di aprire una sua bottega da cui usciranno moltissime delle sue creazioni. In questo periodo comincia ad avvicinarsi alla politica ed entrare a far parte del movimento socialista, al quale resterà fedele per tutta la vita. Durante il fascismo vive l’esperienza della militanza e rischia per le sue idee anche di andare al confino che riesce ad evitare protetto dall’anonimato del piccolo paese. Nel 1944 viene eletto sindaco di Aci S. Antonio e, nello stesso periodo, è nominato presidente dell’URRA (poi ECA), un ente che distribuisce i viveri inviati dagli americani ai bisognosi, dimostrando la sua onestà di uomo e di amministratore. Nel 1946, terminato il mandato da sindaco, riprende l’attività di pittore, che non aveva comunque mai del tutto abbandonato. Conoscerà nel corso degli anni diverse figure importanti: nel dopoguerra inizia la sua amicizia con Carlo Levi, alla fine degli anni ’50 conosce Corrado Cagli, in occasione della mostra internazionale di pittura di Acitrezza, ed inoltre Pierpaolo Pasolini, Salvatore Quasimodo, Salvatore Fiume, Vincenzo Consolo, Re Gustavo di Svezia. Nel 1970 è invitato alla mostra internazionale dell’artigianato a Firenze, successivamente va a Milano su invito dell’Unesco per dipingere le fiancate di un carretto a Piazza Duomo. All’estero si reca nel 1981, alla festa dell’Umanitè di Parigi nel parco La Corneuve, dove rappresenta la Sicilia nel padiglione “tourisme et travail”. In quella occasione quasi un milione di visitatori può ammirare l’artista al lavoro, il successo è tale che il responsabile dell’evento gli chiede di tornare per esporre un carro completo l’anno successivo, esponendo nel museo etnologico più importante del mondo, il Museè dell’Homme di Parigi dove tuttora si trova, ottenendo un grande successo. Nel 1979 gli viene commissionato un carretto che sfilerà con due gruppi folkloristici durante una parata davanti alla regina Elisabetta e viene invitato per l’occasione a Londra, a spese del governo inglese, ma preso dalle sue abitudini e dal timore per la lontananza rinuncia. Nel 1983 per la manifestazione internazionale “Etna D’oro” la commissione nominata dal Ministro della Pubblica Istruzione gli assegna il primo premio strappandolo a Renato Guttuso con la seguente motivazione: “Caposcuola, insigne maestro della pittura folkloristica, Domenico Di Mauro ha contribuito a diffondere con i suoi colori la storia di un alone di millenarie tradizioni”. Domenico Di Mauro fino all’età di 102 ha continuato a dipingere nella sua bottega ad Aci Sant’Antonio, e con lui il cognato Antonio Zappalà, anche lui figlio d’arte e suo indispensabile collaboratore insieme a degli apprendisti che hanno cercato di seguire il suo cammino. Muore il 20 marzo 2016.
 
 
Pittore decoratore di carretti siciliani/Artista
 
 
Carlo Levi, viste le notevoli doti pittoriche, volendolo convertire alla pittura su tela, disse al maestro Domenico Di Mauro: “L’occhio gode quando vede un lavoro tuo. Tu sei come il sole che illumina la terra e tu illumini i tuoi colori”.
Tutti gli anni di esercizio, lavoro e passione l’hanno raffinato, e grazie al suo talento il “suo carretto” è diventato una ricercata opera d’arte. La sapienza del disegno, la ricerca cromatica e la sensibilità figurativa consentono all’artista di trasferire le atmosfere vive e palpitanti della Sicilia in modo sempre più plastico nella sua tavolozza.
Prima della fase pittorica decorativa il lavoro spetta al carradore, colui che scolpisce e compone tutte le parti del carretto. Solo successivamente entra in gioco il pittore Domenico Di Mauro il cui lavoro si articola in tre fasi: la coloritura di fondo, la decorazione con motivi geometrici e/o fitomorfi e antropomorfi, ed infine la figurazione con la rappresentazione di vari soggetti sulle superfici esterne della cassa del carro, in particolare le fiancate (sponde).
Le sue coloratissime sponde di carretto riproducono sia scene a carattere religioso ma anche e soprattutto racconti cavallereschi: le gesta dei Paladini di Francia, le scene della Cavalleria Rusticana e della Gerusalemme Liberata e le leggende dei Ciclopi, di Aci e Galatea. Tutte le scene rappresentate sono ambientate in luoghi e paesaggi di ispirazione chiaramente siciliana, per esempio non è raro vedere sullo sfondo l’Etna in eruzione. Visto il suo notevole e longevo impegno politico non manca la scelta di soggetti legati ad episodi di satira politica.
L’esperienza parigina degli anni ’70 lo segna profondamente e allarga ulteriormente i suoi orizzonti spingendolo ad arricchire il suo repertorio con soggetti di tipo classico ed operistico: la Boheme, il Lohengrin, la tradizione storica del nostro paese, la mitologia greca diventano altre possibili scelte che sollecitano il suo estro che è nello stesso tempo innocente e originale.
Opere dell’artista, sono visibili in tutta la Sicilia, altre sono sparse per tutto il mondo, oltre a Parigi, si ricordano Washington, Mosca, Leningrado, Tokyo.
Buttitta, Antonino. 1982. Il carretto racconta. Foto di Nino e Gabriella Teresi. Palermo: Linee d’Arte Giada.
 
Buttitta, Antonino e Antonio Cusumano. 1988. I costruttori e gli scultori di carri, in Buttitta, Antonino, a cura di. Le forme del lavoro: mestieri tradizionali in Sicilia. Palermo: Flaccovio Editore.
 
Capitò, Giuseppe. 1978. Il carretto siciliano. Palermo: Sellerio Editore.
 
Carcasio, Maria, a cura di. 1991. Il legno, il ferro, il colore. Catalogo della mostra itinerante sul carro siciliano. Palermo: Arti Grafiche Siciliane.
 
D’Agostino, Gabriella, a cura di. 1991. Arte popolare in Sicilia: le tecniche, i temi, i simboli. Palermo: Flaccovio Editore.

 

 
 
A luglio del 2014 ad Aci S. Antonio è stato inaugurato il Museo del Carretto Siciliano, fortemente voluto dal maestro Domenico Di Mauro, all’interno del quale l’artista ha esposto alcuni dei suo lavori più significativi insieme ad altri manufatti, il più antico del quale risale alla fine dell’Ottocento, provenienti da diverse zone dell’isola.
Maria Rosaria Paterno’
 

Inserimento scheda: Ignazio Caloggero

Foto: https://crocifissidisicilia.wordpress.com/2016/05/06/festa-del-ss-crocifisso-dellolmo-a-mazzarino-siciliainfesta-com/

Contributi informativi: Ignazio Caloggero/ Web

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