Ciclo Caseario (Maiorchino)
Descrizione
Ciclo Caseario (Maiorchino)
Maiorchino
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Schede tecniche elaborate da: Regione Sicilia – Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana – CRicd: Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione e filmoteca regionale siciliana
1° Ciclo Caseario (Maiorchino)
N. Prog.
24
Bene
Ciclo Caseario (Maiorchino)
Libro
REI – Libro delle celebrazioni
Data approvazione
25-01-2006
Categoria
Saperi
Provincia
Messina
Località
Monti Peloritani
Comune
Denominazione locale
Notizie Cronologiche
Si ritiene che il Maiorchino sia nato agli inizi del Seicento, insieme alla tradizionale “Sagra della Maiorchina”.
Il Maiorchino è molto rinomato per la produzione artigianale: già nel 1933 una pubblicazione di Carmelo Campisi, intitolata Pecore e Pecorino della Sicilia, ne illustrava le tecniche.
Ricorrenza
–
Data
Occasione
Funzione
Attori
Partecipanti
Descrizione
Il Maiorchino è un tipico e pregiato formaggio siciliano, a pasta dura, prodotto soprattutto presso Novara di Sicilia.
Ogni forma di Maiorchino è il risultato di un procedimento lungo e paziente, da seguire con attenzione.
Al gusto si presenta particolarmente piccante e molto deciso, viene prodotto solo da febbraio a giugno. Si inizia filtrando latte crudo di pecora, al quale a volte si aggiunge del latte misto (latte di capra ad esempio), raccogliendo il tutto in un recipiente di rame detto quarara. Dopo circa un’ora la cagliata viene rotta con un attrezzo di legno (a brocca) e rimessa sul fuoco, attendendo che si depositi sul fondo. Poi, diventata fredda, viene raccolta manualmente e le viene data una forma sferica prima di essere messa a riposare nella garbua (fascera di legno) e poi sul mastrello (tavolo di legno). Inizia così la delicatissima fase di foratura, essenziale per separare il siero da quello che sarà il prodotto finale. La foratura, peraltro, si fa ancora come una volta, ossia con il minacino, un ago di ferro che serve a rompere le bolle d’aria che si formano all’interno del formaggio. Infatti, man mano che la forma di formaggio si sgonfia, viene pressata delicatamente al fine di essere ricompattata; questa è la fase più delicata dell’intero processo di produzione. Segue la salatura del Maiorchino, che avviene a secco e richiede un periodo di venti-trenta giorni. Infine, la stagionatura del Maiorchino è molto complessa e articolata in varie fasi: per i primi due mesi il formaggio viene pulito, strofinato e rivoltato; dal terzo mese in poi, inizia il trattamento con olio di oliva. Il tempo medio di stagionatura, necessario per ottenere un Maiorchino davvero buono, va dai sei agli otto mesi. La stagionatura avviene in costruzioni di pietra, a volte interrate, fresche ed umide, dotate di scaffali in legno e può protrarsi fino a ventiquattro mesi. La forma è cilindrica, la crosta è di colore giallo ambrato tendente al marrone con l’avanzare della stagionatura, la pasta è bianca tendente al paglierino. In bocca, gli aromi erbacei, floreali e fruttati caratterizzano questo formaggio dal gusto deciso e piccante, soprattutto se stagionato.
Scheda Catalografica
Bibliografia
Campisi, Carmelo. 1933. Pecore e Pecorino della Sicilia: allevamento, tosatura, mungitura, fabbricazione dei formaggi pecorini. Catania: F. Battiato.
Giacomarra, Mario. 2006, I pastori delle Madonie: ambiente, tecniche, società. Palermo: Fondazione Ignazio Buttitta.
Giallombardo, Fatima. 2003. La tavola, l’altare, la strada. Scenari del cibo in Sicilia. Palermo: Sellerio.
Sitografia
Filmografia
Discografia
Note
Il Maiorchino è il protagonista di un antichissimo gioco, risalente al Seicento, appuntamento imperdibile per tutta la popolazione di Novara di Sicilia e della provincia di Messina. Il gioco consiste nel far rotolare una forma del celebre formaggio attraverso le stradine del centro storico di Novara di Sicilia, per circa due chilometri. Squadre composte da tre giocatori tentano di vincere l’ambita competizione conducendo la forma al traguardo con il minor numero di lanci. Per lanciare le forme, che pesano circa dieci chili, hanno un diametro di trentacinque centimetri e uno spessore di dodici, le squadre si aiutano con unalazzada, un laccio molto robusto che imprime maggiore forza al lancio. Per tradizione, la finale del torneo si svolge sempre il giorno di martedì grasso, trasformandosi in una festa per tutto il paese: nella piazza viene allestito un vero e proprio ovile, dove contadini in abiti tradizionali preparano piatti tipici.
Autore Scheda: Paola Barbata
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