Celebrazioni e Riti della Settimana Santa a Scicli
I Riti della Settimana Santa
La settimana che precede la Pasqua è scandita da processioni e celebrazioni varie.
Il pomeriggio della Domenica delle Palme, viene portato in processione il simulacro dell’Addolorata di Santa Maria la Nova, ancora oggi al centro della venerazione di tutta la cittadinanza, è legata ad un culto antichissimo che si fa risalire a S. Guglielmo.
Una gran folla di fedeli, in doppia fila, silenziosa, in atteggiamento orante, recando torce accese col collarino di carta briglia, a riparo della fiammella, segue La Pietà; il gruppo statuario è formato da una scultura lignea, la Madonna, adagiata, col capo reclinato, i capelli sciolti ricadenti sul petto, con una veste a fiori, una camicia dorata e un mantello blu damascato che sorregge sulle ginocchia il Cristo deposto; l’affiancano due pie donne, ritte in piedi e, accanto, una croce di legno ricoperta da lamine d’argento. Un tempo, e fino a metà del secolo scorso, non era raro vedere qualche penitente, il busto nudo, sotto un cappotto di abracio, il capo cinto di un ramoscello spinoso, procedere battendosi le spalle, a ritmo, con una ciambella di corda di cànape”. (B. Cataudella, “Scicli. Storia e Tradizioni”).
Il Martedì Santo è la processione dell’ Addolorata di S.Bartolomeo, ” Lu veru Cravaniu” , rito introdotto più recentemente, quasi a sottolineare la rivalità fra le due Confraternite.
Molto sentita è la “funzione ” del Giovedì Santo, con l’allestimento, nelle cappelle delle varie chiese, dei “Saburcara”, i Sepolcri, che devono essere visitati, come vuole la tradizione, in numero dispari. I più anziani ricordano che un tempo i due simulacri, del Gesù alla colonna e del Gesù al “timpone”, venivano trasportati, in chiassose scorribande, l’uno fin su, alla Balata, l’altro fino al Calvario, sotto il Convento della Croce; la festa continuava poi anche durante la notte, “… con una processione silenziosa, in un clima di mestizia, quale si conveniva ad un rito di Passione, durante la quale si cantava il Dies ira, dies illa”. (B. Cataudella, op.cit.)
Assai suggestiva è la sera del Venerdì Santo, quando viene portato in processione un bellissimo simulacro della Madonna Addolorata, detta “dell’Ospedale” perchè già custodita e venerata nella demolita chiesetta dell’ Ospedale.
Vestita con il tradizionale abito nero e una spada che le trafigge il petto, era detta anche Madonna degli artigiani, poichè un tempo si avvicendavano alle stanghe le maestranze cittadine.
Questa Madonna, venerata attualmente nella chiesa di San Giovanni, attira un flusso continuo di fedeli nei quali accende sentimenti di autentica pietà religiosa, testimoniata dalle numerose Associazioni che in suo nome operano e diffondono il culto Mariano.
La processione inizia, per l’appunto, dalla chiesa di San Giovanni e, in una atmosfera di grande raccoglimento, si avvia verso la chiesa di Santa M. la Nova dove altri fedeli già attendono con il ferculo del “Cristo Morto”, custodito dentro una cassa di vetro che viene posto a capo della processione; a seguire, completano il gruppo, la statua del “Cristo al Calvario e Giudei” e un “Ecce Homo”; così composta la processione, fra canti e preghiere, percorre le vie principali della città, fino a tarda ora.
Da questo momento la città sembra vivere con il fiato sospeso, in religioso silenzio, l’ arrivo del sabato allorquando, a mezzanotte, con la funzione della “Scisa a Cruci ” , “scattìano”, (si sciolgono) le campane, dopo il lungo silenzio che dura dal Giovedì Santo e, in una gara festosa, risuonano, prima quelle della Matrice poi, nell’ordine, tuona, nella valle, il campanone della chiesa di San Bartolomeo e, ultime a quietarsi sono quelle di Santa M. la Nova, perchè il rito di Pasqua appartiene ad essa, perciò qui si celebra con maggiore solennità.
E’ qui che, schiere di ragazzi attendono con impazienza la fine della funzione del Sabato Santo e insieme ad una folla traboccante da ogni navata della chiesa accolgono, fra le acclamazioni di esultanza, la statua del Cristo Risorto, al grido di “Gioia”.
Tutta la Comunità sciclitana vive lo spirito di contrizione che promana dai Misteri contemplati nelle celebrazioni e nelle funzioni della Settimana Santa, in attesa della Rinascita prefigurata dal Cristo Risorto, l’ “Uomu Vivu” che tutti gli sciclitani, e non solo, si apprestano a festeggiare già dalle prime ore della mattinata del Giorno di Pasqua.
E’ la “religiosità” dell’intera Comunità, nella sua multiforme compagine, che promana dalle lunghe e partecipate processioni, senza nascondere o sottacere, lo spirito di “appartenenza” a questa o a quella Parrocchia o Confraternita.
Anche questo (ed altro ancora), è Storia, Folklore e Tradizione, perciò tutte le manifestazioni, ciascuna nella sua specificità, merita di essere valorizzata e ” assunta” nella vita socio-culturale della Comunità cittadina .
Con questa motivazione la Regione Sicilia ha inteso accogliere,” I riti della Settimana Santa a Scicli” fra i Grandi Eventi, ed inscrivere la manifestazione così denominata nel R. E. I. , il Rregistro delle Eredità Immateriali.
Fonte: Comune di Scicli – Ufficio di Promozione e Informazione Turistica
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Scheda tecnica elaborata da: Regione Sicilia – Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana – CRicd: Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione e filmoteca regionale siciliana
Registro Eredità Immateriali
Buttitta, Ignazio Emanuele. 2005. Danze, lotta e rigenerazione. La Pasqua a Scicli, in Catalogo del XXX Festival di Morgana. Palermo: Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari.