Carnevale di Termini Imerese
Descrizione
Carnevale di Termini Imerese
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Scheda tecnica elaborata da: Regione Sicilia – Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana – CRicd: Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione e filmoteca regionale siciliana
N. Prog. 79
Bene: Carnevale
Libro: REI – Libro delle celebrazioni
Data approvazione: 13-04-2007
Categoria: Festa
Provincia: Palermo
Comune: Termini Imerese
Notizie Cronologiche
A Termini Imerese, città termale alle pendici del Monte S. Calogero, si svolge il più antico Carnevale di Sicilia che richiama ogni anno un numero elevato di persone.
La nascita di questa tradizione probabilmente è legata allo stanziamento di un folto gruppo di napoletani, fuggiti da Palermo, che si rifugiarono a Termini Imerese in seguito ad una sommossa scoppiata nel 1848 per la cacciata dei Borbone. I napulitì, così vengono chiamati, si narra che abitassero nella zona oggi chiamata “Porta Palermo”, dove tutt’ora si trova una piccola via nominata Napolitì, era una borgata fuori dalle porte della città dove risiedeva soprattutto gente povera. Grazie alla loro proverbiale allegrezza e simpatia non ci misero molto ad ambientarsi e, proprio in occasione del periodo carnevalesco, diedero vita ad una pubblica festa improvvisata, che vide la partecipazione di un gruppo di contadini e pescatori del posto, si trattava di una festa che inizialmente coinvolgeva unicamente il quartiere e che solo in un secondo momento coinvolse l’intera città. Questo u cuntu che si tramanda e narra l’inizio dei festeggiamenti del Carnevale termitano.
Quello di Termini Imerese è considerato il più antico Carnevale di Sicilia in quanto si fa riferimento a quattro ricevute di pagamento “con una quota mensile di lire una”, rilasciate rispettivamente nei mesi di gennaio-febbraio, marzo, aprile e maggio dell’anno 1876, dalla “Società del Carnovale” al termitano Giuseppe Patiri (1846-1917) paletnologo, studioso di storia locale e di tradizioni popolari, nonché socio dell’associazione. Questi importanti documenti furono ritrovati nel 1997 da Giuseppe Longo, che stava compiendo una laboriosa ricerca storica sul Carnevale termitano, tra le innumerevoli testimonianze di storia locale raccolte in casa del noto collezionista Francesco La Mantia. Inoltre il timbro presente sulle ricevute raffigura una maschera dalle fattezze abbastanza simili a quelle del Pulcinella napoletano. E’ quindi ipotizzabile che detta associazione facesse diretto riferimento al Carnevale locale ispirato dai napoletani, curandone probabilmente la promozione e l’organizzazione. Certamente, già nel 1876, la manifestazione aveva raggiunto grande popolarità, costituendo un appuntamento fisso tra le feste della città e necessitando della presenza di un vero e proprio comitato organizzatore, che operò, con alterne vicende, almeno sino al 1911.
La “Società del Carnovale” inoltre, con i ricavati del 1906, finanziò la realizzazione del grande salone dormitorio dell’Ospizio di Mendicità “Umberto I”. La lapide posta sul prospetto di quest’ex edificio riporta la seguente iscrizione: “COL CONTRIBUTO DELLA CARITA’ CITTADINA IL COMITATO DEL CARNEVALE NE AMPLIO’ I LOCALI DAL 1904 AL 1907 MOSTRANDO COME ACCOPPIAR SI POSSA/ALLA BENEFICENZA IL DILETTO”.
Il periodo carnevalesco iniziava subito dopo l’Epifania (Ddoppu li tri re Carnalivari è!) ed era annunziato dai bambini che, nei quartieri popolari, suonando la brogna cantavano “Ih eh carnalivari è”. La festa poi di protraeva per un mese, ed era scandita dai cosiddetti “quattru joviri” (i quattro giovedì): iòviri di li cummari(il giovedì delle comari), iòviri di li parenti (il giovedì dei parenti), iòviri zzuppiddu (il giovedì del diavolo), e si concludeva con iòviri rassu (il giovedì grasso); in tale occasione, a pranzo, ci si abbuffava dimaccaruna cu sucu ‘ntà majdda, pasta fatta in casa con i busi dalle mani delle nonne e delle mamme che per farla asciugare, la stendevano sulle canne.
Lo storico termitano Giuseppe Navarra raccontava che sul finire del XIX secolo, ad opera dei fratelli De Giorgi, nacquero le due maschere in cartapesta de u nannu e a nanna, simbolo e principale attrazione del Carnevale termitano. La festa vera e propria infatti esplodeva la domenica con l’arrivo del nanno ca nanna che venivano da lontano, la gente infatti si concentrava al porto o alla stazione per accogliere i due arzilli vecchietti che dispensavano confetti e coriandoli con allegria e spensieratezza. Il clou della festa era costituito dal rogo di un fantoccio (u nannu), che veniva portato in corteo appeso ad una canna e seguito da comparse piangenti (i ripitanti); la morte simbolica del fantoccio veniva preceduta dalla lettura di rime e mottetti (u tistamentu) che prendevano in giro il potere costituito.
L’attesa prima della sfilata dei carri e dell’esplosione della festa in piazza, si viveva intensamente in famiglia con incontri serali, all’insegna dell’allegria, soprattutto nei giorni di sabato quando si organizzavano feste e ci si divertiva al suono di una fisarmonica, di una chitarra, di un mandolino, di unfriscalettu, di un mariuolu, consumando dolci tipici come chiacchere, taralli, catalani, mustazzoli, cannoli, e rosolio fatto in casa. Infatti nobili e borghesi riccamente mascherati, percorrevano le strade della città a bordo di carrozze, per recarsi nei tanti palazzi dove si svolgevano balli in maschera. Al loro passaggio assisteva il popolino festante, inconsapevole testimone di quelli che possiamo considerare le prime sfilate di carri che proprio in ricordo di quel periodo vengono detti i carruzzati.
Le strada inoltre pullulavano di mascherati che, secondo l’usanza, bussavano alla porta da dove giungeva un suono: l’accompagnatore si presentava facendosi riconoscere, si chiedeva un ballo, si andava via per bussare ad un’altra porta e così per buona parte della notte.
Ricorrenza: Annuale
Data: Sabato, Domenica e Martedì che precedono il Mercoledì delle Ceneri
Occasione: Carnascialesca propedeutica al periodo penitenziale delle Ceneri
Funzione: Propiziatoria
Attori: Personaggi locali che rappresentano le maschere tradizionali de “u’ Nannu cà Nanna”, “u’ Notaro Menzapinna”, gruppi mascherati che partecipano alle sfilate dei carri allegorici.
Partecipanti: Comunità locale, turisti
Descrizione
Il Carnevale termitano rappresenta un momento di grande festa popolare, un importante evento che richiama ogni anno decine e decine di migliaia di spettatori e si impone all’attenzione del grande pubblico e dei media per i carri allegorici, per gli eventi musicali e gli spettacoli organizzati. La festa, che un tempo si protraeva per un intero mese, oggi si concentra in tre giornate, il sabato, la domenica e il martedì che precedono il Mercoledì delle Ceneri, e tutto ruota intorno alle due maschere da sempre protagoniste indiscusse del Carnevale termitano, u Nannu cà Nanna, che scandiscono i momenti centrali della festa. Si inizia con l’attesa da parte di tutta la popolazione dei due protagonisti che tradizione vuole arrivino da molto lontano, ma la festa vera e propria ha inizio con la consegna delle chiavi della città da parte del Sindaco al Nannu ca Nanna, cerimonia che ha luogo nella Cammara Picta, presso la storica sede comunale di Piazza Duomo. A seguire il programma della manifestazione prevede le tradizionali sfilate di gruppi mascherati e carri allegorici, i carruzzati, vere e proprie opere d’arte, frutto della maestria dei maestri artigiani della cartapesta. Di queste sfilate se ne svolgono due nel circuito di Termini bassa, il sabato e la domenica, e una conclusiva, il martedì grasso, a Termini alta. Inoltre il programma prevede una serie di importanti iniziative collaterali particolarmente interessanti anche sotto l’aspetto culturale oltre che ludico-ricreativo. I nonni visitano le scuole del paese, vengono preparati stand gastronomici ed artigianali vicino ai luoghi dove si svolge la sfilata dei carri, vengono organizzati spettacoli musicali di piazza. La sera del Martedì Grasso a Piazza Duomo avviene la lettura del Testamento “morale” fatta dalNotaro Mezzapinna, che di fatto è il momento più triste in cui u’ Nannu si immola per porre fine ai bagordi e preparare tutti alla Quaresima. Nel Testamento venivano presi di mira soprattutto i politici locali, e non di rado gente comune particolarmente conosciuta o personalità di spicco; contrariamente a quanto si potrebbe pensare, essere citati nel testamento del Nannu era cosa in genere gradita. Per diverso tempo, nella città, ne vennero letti addirittura due, uno a Termini Bassa e uno a Termini Alta, quest’ultimo quasi sempre davanti la porta del Municipio, sotto la cui scalinata nell’ampia piazza si radunavano festanti migliaia di persone. Fino a qualche decennio fa la lettura del Testamento era piuttosto lunga e si protraeva spesso per una buona mezz’ora, oggi invece è stato ridimensionato essendo cambiata anche la platea, in gran parte costituita da persone provenienti da altri centri ai quali risulterebbero poco comprensibili riferimenti a fatti e personaggi di natura prettamente locale. Dopo la lettura del Testamento ci si avvia verso la conclusione della manifestazione con la premiazione dei carri e il famoso iocu ri focu(giochi pirotecnici) al Belvedere di Termini Imerese.
Bibliografia
Monasta, Enza. 2005. Il Carnevale più antico di Sicilia a Termini Imerese, in Appunti di viaggio: Folklore, storia e religiosità in Sicilia, Siracusa: Emanuele Romeo Editore.
Longo, Giuseppe. 2012. L’antico Carnevale di Termini Imerese, Roma: ArcheoNews.
Pitrè, Giuseppe. 1979. Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano, vol. 1, Bologna: Edizione Forni.
Toschi, Paolo. 1955. Le origini del teatro italiano. Torino: Bollati Boringhieri Editore.
Note
I protagonisti del Carnevale di Termini Imerese sono:
– U Nannu rappresenta l’antropomorfizzazione del Carnevale stesso, è la maschera principale, acclamato dalla folla, ignaro del suo destino, gioviale e allegro che saluta tutti agitando un fazzoletto, oltre a lanciare ai bambini e alle giovani donne caramelle e confetti, è anche solito riservare al resto della popolazione gesti scurrili e scherzi vari mostrando, dall’alto del carro allegorico che lo ospita, enormi finocchi, rape e corde di salsicce con evidenti intenti offensivi.
È rappresentato da un personaggio basso, rubicondo, allegro e piuttosto curato nell’aspetto, indossa una giacca damascata color oro, un bavaglino merlettato, un panciotto, un paio di pantaloni beige, scarpe e bastone da passeggio come in uso nella piccola borghesia locale.
– A Nanna è una maschera non del tutto tradizionale che oggi sopravvive in Sicilia solo a Termini Imerese, era però un tempo presente anche a Palermo. Questa figura, vero e proprio alter ego femminile del nannu, potrebbe avere un legame con antichi culti legati alla fertilità. Il Pitrè ad esempio associa la figura della nanna alla presenza di un ulteriore personaggio carnevalesco, un infante che la donna reca in braccio. Fra le molteplici forme in cui questa vecchia è rappresentata nelle varie regioni, il folklorista Paolo Toschi afferma che si possono distinguere due tipi fondamentali: la vecchia magra e allampanata, che s’identifica con la Quaresima e rappresenta il carnevale termitano, e quella gigantesca, adorna e ripiena di frutta e di salsicce, che ha quindi un significato propiziatorio di fecondità e di abbondanza, accostandosi alla figura della Befana. In questi due tipi fondamentali il Toschi scorge i due principali aspetti del rito: quello di eliminazione del male, col segnare o bruciare il fantoccio, e quella di propiziazione della fecondità e dell’abbondanza col lancio di confetti, frutta e monete. La Nanna di Termini Imerese, è magra, alta, e si presenta con un abito rosa e grigio, con un ampio cappello ornato con fiori e un foulard, in compagnia del nannu, nella sfilata, muove con la mano un grande fiore costituito da un broccolo intrecciato con coloratissimi ravanelli.
– Il Notaro Menzapinna è un personaggio abbastanza recente, le cui sembianze altro non sono che la caricatura in cartapesta del suo ideatore Nando Cimino, autore inoltre del Testamento che viene letto in piazza ogni anno dal Notaro. L’originale nome del personaggio deriva dal fatto che, nel redigere gli atti, per svogliatezza o per errore, spesso lasciava incompiute le parole suscitando l’ilarità dei suoi clienti che così prendendo spunto anche da maldicenze di altro genere, avevano iniziato a chiamarlo con questo simpatico appellativo.
Il più antico documento, ovvero la ricevuta relativa a gennaio-febbraio 1876, fu reso noto al grande pubblico, per la prima volta, in occasione del vernissage del febbraio 1998, in occasione di una mostra dal titolo: “Un Carnevale antico”, curata da Giuseppe Longo, in collaborazione con la Pro Loco di Termini Imerese. La rassegna riunì un nutrito corpus documentario costituito da: immagini fotografiche e filmati che abbracciarono un lungo arco di tempo compreso fra il 1950 e il 1990. L’esposizione fu allestita presso i saloni del Circolo Margherita a Termini Imerese, sulla centralissima Piazza Duomo.
Una rassegna delle immagini più rappresentative fu anche inserita nell’esposizione svoltasi nei locali del Museo Civico Baldassare Romano, nel febbraio dello stesso anno. La mostra, “Maschere e mascheramenti in Sicilia dal ‘600 ad oggi”, fu voluta e curata dalla professoressa Rosa Maria Dentici Buccellato, allora Assessore alla Cultura del Comune di Termini Imerese. Posto d’onore anche in questo caso fu conferito al certificato rilasciato a gennaio del 1876.
La celebrazione del Carnevale, con la sfilata dei carri allegorici in cartapesta, i mascheramenti e la sfrenata baldoria, rinnova ogni anno un storia antica che ha appassionato grandi studiosi di tradizioni popolari, che in essa hanno riscontrato la continuità con i Saturnalia, festa romana in onore di Saturno che aveva luogo a chiusura delle feste campestri cominciate con la semina nel solstizio d’inverno e che stava probabilmente a significare la fine di un ciclo e l’inizio di un tempo nuovo: la primavera. A chiusura del Carnevale di Termini Imerese si brucia un fantoccio, u nannu, che rappresenta il vecchio, il passato da distruggere per passare a nuova vita, seguendo il rituale propiziatorio del rogo in retaggio dell’antico rito pagano.
Autore Scheda: Maria Rosaria Paterno’
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