Area archeologica di Sophiana
Street View (se presente)
Street View è disponibile solo con Google Maps.
Descrizione

Area archeologica di Sophiana

“Resti di eta’ greca arcaica (VI sec. a. C.) e romani di eta’ augustea (I sec. a. C.); villa romana con impianto termale
e due piccole basiliche (una a doppio abside) del IV sec. d. C. (Statio di Philosophiana).”

Posto a Sud della strada provinciale per Mazzarino, l’insediamento romano di Sophiana, scavato tra il 1986 e il 1990, mostra una continuità di vita dall’ età proto – imperiale  al III secolo d.C., sul finire del quale subì una violenta distruzione.
In questa fase l’abitato, difeso da una cinta muraria, presentava una struttura urbanistica regolare con isolati modulari, divisi da strade basolate lungo le quali si attestavano, oltre a vari edifici di destinazione abitativa e commerciale, un complesso termale e una domus gentilizia del tipo “ a peristilio”.
Durante il IV secolo d.C., nell’età di Costantino, il sito venne ricompreso all’interno di un enorme latifondo, esteso per oltre 1500 ettari a Est della foce del fiume Gela, e identificabile, in base al rinvenimento di numerosi bolli laterizi con iscrizioni PHIL SOPH, proprio con i praedia Philosophiana  ricordati dalle fonti antiche.
Proprietario dell’immensa estensione doveva certamente essere un illustre  esponente dell’aristocrazia senatoria romana che proprio per ragioni politiche e fondiarie si era trasferito in Sicilia, ponendo con ogni probabilità la propria residenza nella fastosa e ben nota Villa del Casale sita ad una decina di chilometri di distanza, presso l’odierna Piazza Armerina.
Mentre dunque la Villa del Casale riveste, all’interno dello stesso latifondo, la funzione di pars dominica (cioè di dimora ufficiale del proprietario), all’insediamento di Sophiana spetta il ruolo di probabile centro di svolgimento di attività produttive e commerciali, nonché la funzione di stazione di sosta lungo la via Catania-Agrigento per viaggiatori alla ricerca di un riparo per la notte e di un cambio per i cavalli.
Una significativa conferma in tal senso offre la menzione di una statio Philosophiana, nella redazione costantiniana dell’Itinerarium Antonini.
Le numerose iscrizioni rinvenute tra le necropoli e l’abitato mostrano che in età tardoantica gli abitanti del complesso adoperavano ancora la lingua greca e professavano il cristianesimo anche se era presente nel sito una piccola comunità ebraica.
 A partire dalla fine del IV secolo, l’aggiunta di nuove strutture  di varia destinazione, specie al di sopra e a ridosso delle terme, denota una ripresa dell’insediamento che rimase vitale fino a circa metà dell’VIII secolo d.C.
Il declino sopraggiunse con la conquista musulmana, anche se residue strutture murarie unite a pochi reperti mobili  ne attestano una modesta sopravvivenza in età federiciana.

Il Complesso Termale
A Nord Est dell’abitato un grande impianto termale costituito da una ventina di ambienti, alcuni dei quali pavimentati a mosaico, si sovrappose, nel IV secolo d.C., a un più modesto complesso di analoga destinazione sorto in età protoimperiale (I –II sec. d.C.).
Numerose furono le aggiunte e le trasformazioni che il complesso subì nel corso del tempo, giungendo ad ospitare un piccolo edificio di culto cristiano nel calidarium sul finire del IV secolo, e tre piccole fornaci bizantine per la produzione di coppi e ceramiche nel VI.

La necropoli Nord
E’ posta a Nord dell’abitato e rappresenta la più antica area cimiteriale di Sophiana, databile tra il II e il III sec. d.C e dunque ricollegabile alla fase medio-imperiale dell’insediamento, antecedente la distruzione di fine secolo. Il rituale prevalente prevedeva deposizioni singole entro fosse con accompagnamento di vasi per bere, piatti, monete, lucerne in ceramica sigillata, molte delle quali con iscrizioni relative alle rispettive officine di produzione localizzabili in Sicilia, in Africa , in Campania.

La Basilica con l’annessa Necropoli
L’aspetto attuale della basilica è quello di una chiesa cristiana a tre navate, preceduta da un nartece (o vestibolo) e conclusa da un abside semicircolare. Posta su una collinetta a SO dell’abitato, essa è il prodotto di quattro diverse fasi costruttive, ben scandite dalle diverse tecniche murarie adoperate per la loro realizzazione.
Il nucleo più antico era una cella sepolcrale rettangolare dotata di abside, databile al IV secolo e probabilmente ispirata al tipo architettonico delle memoriae marthyrum, certo la sepoltura di un personaggio ragguardevole per meriti religiosi. Proprio la santità del defunto dovette rappresentare l’incentivo per la successiva monumentalizzazione della tomba  e per la conseguente aggregazione del lembo di necropoli con tombe a fossa trapezoidali che venne successivamente a estendersi a ridosso e alle spalle della cella originaria.
 Nel VI secolo, infatti la cella venne ampliata con l’aggiunta di un’aula rettangolare (corrispondente all’attuale navata centrale)  al di sotto del cui angolo SO venne ricavata una cripta divisa in due ambienti.
Al VII secolo  risale l’aggiunta delle due navate laterali che inglobarono sia la cripta che due tombe preesistenti, mentre ad età medievale risale la costruzione del nartece.

Le Necropoli Ovest ed Est
Altre due aree funerarie sono state esplorate rispettivamente ad Ovest e a Est di Sophiana negli anni tra il 1954 e il 1961. Una ripresa delle indagini ha recentemente interessato la necropoli Est negli anni 1993- 1995. Si tratta  per lo più di tombe a fossa rettangolare con rivestimenti vari di lastrine in pietra o con pareti  in muratura talora intonacate.
Molte le sepolture di bambini e neonati per i quali veniva ancora utilizzato il seppellimento entro anfore o piccoli vasi già noto dall’età arcaica.
Le tombe cristiane erano ben individuabili dal ricorrente orientamento ad Ovest dei crani e dalla posizione delle braccia incrociate sul petto dei defunti. Notevole per la tipologia architettonica una tomba in muratura a doppia fossa rettangolare, con deposizioni plurime, rinvenuta nella necropoli Est e contenente al proprio interno ricchissimi corredi con ceramiche pregiate e con una coppia di orecchini in oro a pendente semilunato decorati a traforo e a punzone. Per la pregevolezza della tecnica e dei motivi decorativi (coppie di pavoni contrapposti) gli orecchini sono stati ritenuti il prodotto di officine costantinopolitane attive tra VI e VII secolo d.C. , importati in Sicilia da membri della corte bizantina.

Fonte della scheda : Regione Sicilia – Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana

 

Sito sottoposto a vincolo archeologico

Dai una valutazione (da 1 a 5)
0.000
Invia una comunicazione all'autore della pubblicazione
[contact-form-7 id="18385"]
Share